Catania

La crisi idrica, “Altro che spot, saranno due mesi in emergenza”

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13 Luglio 2024, 05:01

4 min di lettura

CATANIA – Una condizione critica, per quanto non ancora disperata come in altre parti della Sicilia. Ma le falde si sono abbassate di molto, la rete perde il 75% dell’acqua e la popolazione non ha ancora compreso il livello di emergenza. 

Antonio Coniglio, direttore dell’Acoset, l’azienda idrica che serve 20 Comuni su 58 della provincia etnea, oltre, e ai Comuni messinesi di San Teodoro e Cesarò e al quartiere di San Giovanni Galermo, non usa mezzi termini: la situazione è drammatica, sebbene non come nella Sicilia centrale, dove l’acqua viene razionata già da un po’. Ma occorre investire per non soccombere.

“Non abbiamo previsto una logica di turnazione nei 20 Comuni che serviamo e neanche a San Giovanni Galermo, un quartiere noto per condotte che sono falcidiate dalle perdite – dice Coniglio -.  Fin quando ce la facciamo, e stiamo facendo di tutto per farcela con interventi di ottimizzazione su segmenti della rete, cerchiamo di evitare l’impatto del meccanismo di turnazione”.

Oggi è così, ma i prossimi mesi potranno stressare ulteriormente il comparto. “Ovviamente andiamo avanti di settimane in settimana – conferma -:  stiamo reggendo, ma ancora ci aspettano un mese e mezzo o due difficili. Non piangiamo come in Sicilia occidentale, in Sicilia orientale la situazione è migliore.

Ma non possiamo dire di non essere in emergenza. Nella provincia etnea – prosegue – l’acqua è già una risorsa scarsa, in più se ne perde il 75% in rete – e le perdite non si riparano in una settimana, un un mese e neanche in un anno. Insomma – sottolinea -: andiamo incontro a una gestione del disservizio, questa è la verità e noi faremo di tutto per contenerlo”.

Il risparmio idrico, un dovere

Una situazione al limite, per tamponare la quale deve partecipare anche la cittadinanza che, stando alle piscine riempite e ai prati inglesi verdi, non ha forse ben compreso il livello del problema.

“Esiste un vademecum nazionale e regionale – continua Coniglio -:  l’ATI, l’assemblea territoriale idrica, ha invitato i sindaci ad adottare ordinanze sul risparmio idrico. Bisogna assumere la consapevolezza che l’acqua è un bene scarso anche nelle abitudini quotidiane, dallo sciacquone al lavaggio dell’auto, fino a uno fenomeni censurabili come il riempimento delle piscine.

C’è bisogno di una consapevolezza civica, perché le ordinanze non bastano e i meccanismi sanzionatori sono limitati. Ricordiamo che in Francia, addirittura, i governi vietano la costruzione di nuove piscine in alcuni pezzi di territorio.

Noi diciamo molto più modestamente che, oggi, riempire una piscina in una condizione di questo tipo, con 200 litri in meno di acqua al secondo rispetto al 2022 per quanto riguarda Acoset, si chiama delitto”.

L’assenza di precipitazioni, d’altronde, ha abbassato le falde del 20% “e il nostro vulcano, grande serbatoio naturale, non è riuscito a fare da ammortizzatore – continua il direttore. Dobbiamo dire con franchezza che siamo in emergenza, ma è una emergenza strutturale”.

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“Senza investimenti tireremo le cuoia”

Coniglio si riferisce all’allarme, lanciato da decenni ma restato inascoltato, della prossima desertificazione dell’Isola. “La situazione peggiora di anno in anno – aggiunge: gli studi scientifici dicono da almeno 15 anni che andiamo verso processi di desertificazione”.

Bisogna dunque torvare una soluzione, “O ripariamo le perdite – evidenzia Coniglio – o utilizziamo nuovi strumenti come i desalinizzatori, o facciamo investimenti. Se non ne facciamo tireremo le cuoia”.

A essere più a rischio sono i punti alti della rete, Ragalna, le parti alte di Pedara, Nicolosi, Trecastagni. “Sono condizioni che oggi riusciamo a contenere – aggiunge – ma, tra cinque anni non riusciremo a contenere più”.

Una possibilità per migliorare la situazione, secondo Coniglio, è offerta dal gestore unico, che potrebbe portare avanti investimenti e iniziative non più rinviabili. “Catania è in una condizione anomala, medievale direi, con 70 acquedotti – sottolinea il direttore -.

Io sposo con piacere il tema che, finalmente dopo vent’anni, della gestione unica che parrebbe prenderà corpo a breve. Dobbiamo avere un unico soggetto gestore che faccia un piano organico, che possa prendere il piano d’ambito che prevede due miliardi di euro di investimenti nei prossimi trent’anni, e fare gli investimenti.

Gli investimenti si finanziano attraverso la tariffa e noi abbiamo tariffe che oggi non consentono nemmeno di coprire i costi. L’emergenza è anche gestionale e può essere risolta solo con la gestione unica”.

Intanto, una grande occasione è data dal Pnrr che porterà nelle casse di Acoset quasi 20 milioni. “Si tratta di 19 milioni per riparazione delle perdite, controllo pressione, sostituzione dei contatori. Stiamo per sottoscrivere i contratti”, spiega Coniglio secondo cui “19 milioni sono una somma insufficiente per risolvere il problema, ma sono un punto di partenza.

Oggi, in provincia di Catania, e non parlo solo per Acoset, non possiamo sprecare un centesimo dei soldi pubblici perché, se è un delitto l’utente che riempie la piscina, è un delitto doppio una classe dirigente che non è in grado di spendere le somme a sostegno di questo territorio. Anche perché – evidenzia – i soldi che non si spendono, in questo caso, vanno in tariffa a carico degli utenti”.

Una responsabilità di tutti

Coniglio invita tutti coloro che hanno responsabilità ad assumersele. “Tutte le istituzioni devono sforzarsi – dice – deve farlo la politica, gli amministratori, i tecnici, i gestori in senso ampio: tutti quei soggetti chiamati a ricoprire responsabilità devono assumere consapevolezza che il tema dell’idrico, come in generale quello dell’energia e dell’ambiente – conclude – sono temi che non possono più essere affrontati con proclami o iniziative spot”.

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13 Luglio 2024, 05:01

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