31 Maggio 2022, 18:48
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Potrebbe arrivare una svolta alla crisi che sta attraversando la raffineria di Priolo, aggravata dall’embargo deciso dall’Ue per il petrolio russo via mare, l’unico greggio che arriva allo stabilimento della Lukoil, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, tra occupazione diretta e indotta. La novità arriva dal ministero per lo Sviluppo economico che “segue con la dovuta attenzione la situazione del Petrolchimico del Siracusano preoccupato, “soprattutto, per le possibili ricadute occupazionali che le misure conseguenti alla guerra in Ucraina potrebbero causare”.
Fonti del Mise fanno sapere che, “nel rispetto di tutte le competenze”, il ministero “è pronto a valutare la dichiarazione di area di crisi complessa”. La notizia è accolta con sollievo dai rappresentanti sindacali, ma non ferma le polemiche politiche.
“Sapere da un’agenzia di stampa che dopo sette mesi il Mise sarebbe pronto a valutare la dichiarazione di area di crisi complessa per il petrolchimico siracusano lascia sgomenti”, afferma l’assessore alle Attività produttive della Regione Siciliana Mimmo Turano, ricordando che “il governo Musumeci non ha ricevuto alcuna risposta dall’esecutivo Draghi, nonostante abbia personalmente scritto ben quattro volte al ministro Giorgetti”. L’allarme “bomba sociale” per l’Iasb di Priolo è stato rilanciato anche dal governatore Nello Musumeci. stimando, in Sicilia, con l’embargo Ue, “una perdita del posto di lavoro per 4-5 mila padri di famiglia”.
Anche per la deputata siracusana di Fi, Stefania Prestigiacomo, “la decisione rischia di avere conseguenze drammatiche sull’economia isolana e gravi ripercussioni su tutto il sistema degli approvvigionamenti energetici nazionali”.
Per l’ex ministro “la chiusura dell’Isab va scongiurata a tutti i costi”, perché “sarebbe un ‘effetto collaterale’ della guerra che l’Italia, e la Sicilia in particolare, non può permettersi”.
La Cgil e Filctem chiedono che intanto “il governo intervenga sulle banche affinché riaprano a Lukoil le linee di credito oggi bloccate” per evitare “il collasso dell’intera area industriale, con la perdita di circa 10mila posti di lavoro, se dovesse entrare in crisi e chiudere l’Isab di Priolo, società italiana controllata da una società svizzera”.
Ust e Femca Cisl sollecitano il Mise a “concedere il riconoscimento dell’area di crisi” a Priolo perché si avrebbero “importanti ricadute per il polo industriale siracusano, soprattutto grossi investimenti pubblici e privati che potrebbero favorire la riconversione del sito e l’attuazione di un sistema energetico integrato”.
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31 Maggio 2022, 18:48