21 Ottobre 2011, 18:48
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La sentenza della Corte Costituzionale, che ha sancito l’incompatibilità tra le cariche di sindaco di città con più di 20.000 abitanti e di parlamentare, sta scuotendo il mondo della politica. In Sicilia, infatti, sono due i primi cittadini che siedono anche alla Camera o al Senato: Raffaele Stancanelli a Catania e Nicolò Cristaldi a Mazara del Vallo.
“La sentenza della Corte giunge tardi rispetto a quanto ha già deciso il legislatore”, dice Cristaldi a Livesicilia. “Il Parlamento, infatti, ha recentemente recepito questo principio, non c’è nulla di nuovo – continua il sindaco di Mazara – ma sia nel mio caso che in quello di Stancenelli ci sono due pronunciamenti della Camera e del Senato che hanno sancito la compatibilità delle due cariche, quindi io resto al mio posto”.
Cristaldi quindi non si dimetterà, anche se ammette che la compatibilità non varrà per il futuro. “Non potrò più candidarmi a sindaco se sarò parlamentare o al Parlamento se sarò contemporaneamente sindaco, ma attualmente non cambia nulla: il pronunciamento della Consulta non può superare quello della Camera o del Senato. Non ho ancora letto la sentenza, lo farò al più presto, ma non mi dimetterò”.
Diversa invece la posizione di Stancanelli, che ha così commentato la sentenza: “”La sentenza che non conosco, e che leggerò stasera esprime un principio, che mi dicono additivo, cioé una nuova norma che prevede l’incompatibilità. Il Tribunale di Catania dovrà adesso prendere atto della sentenza della Consulta e valuterà le condizioni di diritto, se si applicano, e come, nella mia fattispecie, e dopo prenderà una decisione. Io devo essere messo in condizione di potere scegliere, così come prevede la legge che prima non c’era e che oggi con questa sentenza additiva c’é”. ” Io ritengo che sia giusto che rimanga a fare il sindaco di Catania, sono stato eletto per questo – ha spiegato Stancanelli – ma voglio essere io a scegliere. C’é una norma e va applicata, bisogna vedere in che condizioni. Non vorrei che succedesse questo – ha concluso – io faccio una scelta ora che non è giuridicamente corretta per cui mi dimetto da una cosa e poi decado dall’altra, voglio capire come si mettono le cose…””.
La tesi di Cristaldi, però, non convince Antonio Saitta, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Messina, secondo cui “adesso il parlamentare amministratore avrà dieci giorni di tempo per optare per uno dei due incarichi, altrimenti decadrà probabilmente da quello più recente”.
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21 Ottobre 2011, 18:48