Cronaca

Crivellato in falegnameria: “Branciforte è il mandante”

di

29 Agosto 2021, 17:59

4 min di lettura

CATANIA – E’ stato ammazzato un pomeriggio di novembre del 1996 nella sua falegnameria in via Del Passero a Catania. Agatino Zammataro è morto in ospedale con cinque colpi calibro 38 special e 3,57 che gli hanno trafitto il corpo. La procura per questo omicidio ha chiesto la condanna di Filippo Branciforte, Marcello Magrì e Giovanni Cavallaro. 

È stato Francesco Squillaci, anche questa volta, a far riaprire il caso. “L’omicidio di Agatino Zammataro, e del figlio Francesco, ammazzato un anno prima rispetto al padre, è stato voluto da Filippo Branciforte”, ha asserito il pm Rocco Liguori citando le parole del pentito. “Dopo la morte di Franco Zammataro, la vedova aveva fatto sapere a Branciforte che il suocero la voleva cacciare di casa perché la donna, a dire del suocero, era di facili costumi e non si comportava bene. Inoltre anche Marcello Magrì, che era sposato con la figlia di Franco Zammataro, aveva fatto sapere a Branciforte che voleva uccidere Agatino Zammataro perchè voleva cacciare di casa sua suocera”. 


Squillaci per diverso tempo non ha saputo nulla di questo omicidio, sono nel 2006-2007 è arrivato in carcere “Giovanni Cavallaro, il quale gli ha confessato di essere stato lui a sparare contro Agatino Zammataro”. Ma non è finita, in quelle confidenze c’è stato anche il particolare che ha inchiodato Marcello Magrì, fratello dell’uomo d’onore Orazio. “Era stato mandato a Marcello Magrì un pizzino da parte di Filippo Branciforte in cui questi gli diceva di andare a uccidere Zammataro e che si sarebbe dovuto avvalere di Cavallaro”. 

Squillaci si è arrabbiato perché come capo all’epoca “non ne sapeva niente”. A fornire l’arma a Cavallaro sarebbe stato Magrì. 

Anche Di Raimondo ha parlato di questo delitto, confermando il fatto di non saperne nulla. Ma di avere avuto dei sospetti poi confermati durante il processo Orsa Maggiore. 

Articoli Correlati

Ma è Fortunato Indelicato ad aver fornito all’accusa un pezzo di puzzle, forse fondamentale. Sarebbe stato spinto da una nuora di Zammataro a ucciderlo. E poi anche da Marcello Magrì. Ma Indelicato si sarebbe rifiutato in quanto si trattava di una persona anziana. Qualche tempo dopo aveva saputo che a commettere il delitto sarebbero stati Giovanni Cavallaro e Antonino Sambataro. Ferdinando Maccarrone, nel 1999, ha raccontato che il movente di questo delitto “era il fatto che la vittima importunava la nuora”. Si tratta della madre della donna sposata con Marcello Magrì. Anche Giuseppe Lanza e Umberto Di Fazio hanno fornito informazioni su questo omicidio che hanno cementificato la tesi accusatoria. 

Ma dopo l’ammissione al giudizio abbreviato, sono arrivate le dichiarazioni “confessorie” di Marcello Magrì, che “ha ammesso di aver incaricato Giovanni Cavallaro di uccidere Agatino Zammataro, nonno di sua moglie”. Magrì inoltre ha spiegato che Zammataro continuava ad accusare il gruppo di San Giorgio di aver ammazzato il figlio Franco. Poi Magrì ha aggiunto “che non essendo uomo d’onore aveva chiesto l’autorizzazione a fare questo omicidio a Francesco Squillaci”. Quindi sposta il mirino del mandante, che per l’accusa è Branciforte. Ma per Liguori “le dichiarazioni del Magrì appaiono deboli e non idonee a contrastare quelle dello Squillaci”. Inoltre per il pm “è una versione assolutamente inverosimile”.

Perché chiedere l’autorizzazione al capo di Piano Tavola e non a quella di San Giorgio? Liguori ha rincarato la dose: “Ancora più inverosimile quando Magrì dice che, dopo aver richiesto quest’autorizzazione, non avendo ricevuto risposta ha pensato ugualmente di sentirsi autorizzato perché quel silenzio poteva valere come un’autorizzazione implicita. Cioè, prima chiedo l’autorizzazione a un capo, non mi arriva alcuna risposta e ritengo di essere autorizzato?”. Per il sostituto procuratore Magrì “l’autorizzazione non poteva che chiederla a Filippo Branciforte. L’omicidio doveva essere commesso a San Giorgio, responsabile del gruppo di San Giorgio è Filippo Branciforte”. Liguori è convinto che Magrì stia tentando di “escludere da ogni responsabilità la suocera”. 

La mezza confessione del boss, dunque, per il magistrato ha semplicemente l’obiettivo di “aiutare la propria posizione non certo la giustizia”. 

Anche Giovanni Cavallaro ha inviato una lettera in cui “ammette di essere l’esecutore materiale”. E anche qui il dito è puntato “come mandante nei confronti del collaboratore di giustizia Francesco Squillaci”. Il pm, dunque, ha detto al gup: “Cavallaro e Magrì volutamente non accusano coloro che non hanno inteso confermare i fatti e sono credibili solo nella parte in cui ammettono le proprie responsabilità”. 

Pubblicato il

29 Agosto 2021, 17:59

Condividi sui social