Le nomination di Crocetta: | “Fuori Cocilovo e Rinaldi”

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21 Novembre 2012, 20:15

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La sala è la stessa in cui si celebrò la sua investitura ufficiale come candidato del Partito democratico alla Presidenza della Regione, in un noto albergo di Palermo. Da allora di acqua sotto ai ponti ne è passata e lui, Rosario Crocetta, torna in quello stesso albergo, ma stavolta con i galloni da governatore, per tenere a battesimo il suo movimento: “Si chiamerà ‘Il Megafono’, annuncia davanti a una platea di oltre trecento tra simpatizzanti della prima ora e possibili nuovi acquisti.

L’anteprima con i cronisti che lo attendono all’ingresso, però, è tutta dedicata allo scontro con i partiti per la scelta degli assessori. Secca la risposta a chi gli chiede se Luigi Cocilovo e Franco Rinaldi abbiano quelle caratteristiche necessarie per entrare a far parte della squadra di governo: “E’ brutto parlare dei singoli – è la premessa -. Ad ogni modo non mi sembra rientrino nel criterio che non prevede deputati o ex deputati tra gli assessori”. Una bocciatura senza se e senza ma, cui segue la replica alle parole del segretario Pd, Giuseppe Lupo: “Ho letto dei titoli sui giornali che delegittimano l’azione del governo e questo non è carino. I partiti capiscano che esistono delle regole istituzionali. La nomina della Giunta spetta al presidente della Regione – sottolinea -. Questo non significa che il dialogo sia chiuso, ma è chiaro che gli assessori devono avere lo stesso spessore culturale e politico che ho dato finora alla mia Giunta”. Dichiarazioni che aggiungono ulteriore tensione al braccio di ferro con Pd e Udc. La partita, comunque, “sarà chiusa in settimana”, anche se “la presentazione della Giunta avverrà lunedì”.

Chi invece sarà in campo è Franco Battiato. Il governatore prima annuncia che “lavora già da assessore”, poi cancella con un colpo di spugna ogni indiscrezione sulla retromarcia rispetto alla possibilità che il cantautore possa trovare un posto in Giunta: “Faremo una proposta di legge per scindere in due dipartimenti l’assessorato al Turismo, così da permettergli una funzionalità diversa. Chi accorpò Cultura e Turismo – ricorda – non ha fatto un buon affare”. Tra conferme e smentite arriva anche l’ennesima dichiarazione sui componenti dell’ufficio stampa della Regione: “Gli uffici stanno predisponendo la lettera. E’ inevitabile che ci saranno dei ricorsi. Qualsiasi trattativa, però, non può non partire dal fatto che sono decaduti in virtù di un’assunzione fatta senza concorso”.

Chiusa la parentesi sul governo, arriva il momento di parlare della nuova creatura politica. Il gruppo parlamentare degli uomini vicini al governatore si chiamerà “Crocetta Presidente”. Un drappello rimasto orfano della componente vicina a Nello Dipasquale e al suo movimento Territorio. L’ex sindaco di Ragusa in platea non c’è ma si materializza idealmente quando Crocetta lancia la sua scomunica senza mai nominarlo: “Tutti i deputati eletti nella lista Crocetta dovranno fare parte dello stesso gruppo – dice -. Chi non lo fa non rispetta il patto con gli elettori”. Dipasquale e i suoi non vengono mai citati, ma il riferimento è chiaro: “Chi ha usato il nostro movimento come un taxi per arrivare all’elezione sappia che difficilmente ci sarà spazio per lui in futuro in questa nostra realtà”. E’ il De Profundis a un’intesa con l’ex pidiellino mai digerita nel centrosinistra. Pochi giorni fa era stato lo stesso Malafarina, tra i più vicini a Crocetta, a criticare la scelta di Dipasquale di fare gruppo a sè all’Ars.

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A conti fatti il gruppo Crocetta Presidente a Sala d’Ercole conterrà soltanto due dei cinque eletti nelle nove liste provinciali: il siracusano Giambattista Coltraro e Giovanni Di Giacinto, sindaco di Casteldaccia, vicino all’Api di Francesco Rutelli. Il gruppo salirà a cinque grazie agli innesti di Antonio Malafarina e del socialista Nino Oddo, eletti nel listino bloccato di Crocetta, oltre che dello stesso presidente della Regione. Fuori, a meno di clamorosi dietrofront dell’ultimo momento, il gruppo di Dipasquale.

Dagli assenti ai presenti, e in massa… C’è l’ex deputato regionale Pd Giovanni Villari, mentre al tavolo accanto a Crocetta siede Beppe Lumia, che per l’occasione porta in sala diversi volti riconducibili alla sua area: dal sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, a una schiera di consiglieri comunali sparsi nelle varie province. Non è un mistero che il nascente del movimento di Crocetta (“siamo tra il 14 e il 15% a livello regionale”, afferma orgoglioso il neo governatore), destinato a federarsi con il Pd per superare l’ostacolo dello sbarramento, potrebbe fornire a Lumia quella candidatura alle Politiche che il Partito democratico non può più assicurargli per via della regola del terzo mandato. Anche perché “all’interno del movimento – precisa Crocetta – potranno convivere persone con tessere di altri partiti”. Nicosia, intanto, non è l’unica fascia tricolore presente in sala: spicca anche quella del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. C’è lo Stato Maggiore dell’Api, con il coordinatore regionale Bartolo Fazio (“sono qui per ascoltare”) e il presidente Nuccio Cusumano, e c’è il presidente regionale di Legambiente, Mimmo Fontana. A Palermo il volto de Il Megafono sarà la giovane Nelli Scilabra, componente del Senato accademico, mentre tra gli “ascoltatori” c’è anche il capogruppo Udc al Consiglio comunale di Palermo, Giulio Cusumano.

“Ci misureremo alle Politiche e forse saremo il primo partito in Sicilia – esclama Crocetta -. Siamo e resteremo un movimento, lontano dai classici schemi gerarchici. Leoluca Orlando con noi? Mi sembra fantapolitica – risponde -. Oggi ci siamo incontrati per parlare soltanto di Gesip”.

Nel suo intervento in sala solo un breve cenno ai partiti, con parole decisamente più morbide rispetto a quelle riferite ai cronisti al suo arrivo: “Non vogliamo distruggerli ma rinnovarli. Bersani? Non ostacolerà il nostro progetto. Ha sostenuto lealmente la mia candidatura e adesso è giusto aiutarlo alle Primarie”. E’ la conferma che la mossa di Crocetta non mira a rompere ma a includere, ma prima di chiudere il governatore torna ad avvertire: “I partiti cambino registro. Non possono riproporci vecchi schemi di divisioni in correnti, come quelli che si stanno ripresentando per la formazione della Giunta”.

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21 Novembre 2012, 20:15

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