21 Aprile 2015, 06:00
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PALERMO – La proroga dei commissariamenti è arrivata, col via libera dell’Ars. Ma gli incarichi dei vecchi commissari sono scaduti l’8 aprile e il presidente della Regione ha dimenticato di nominare i nuovi. Così, ciò che resta delle Province è pure senza una guida, dopo che la “epocale riforma” annunciata da Crocetta si è rivelata un colossale flop amministrativo e politico. Condito dal recente “affondamento” dell’ultimo disegno di legge, sotto i colpi della maggioranza nascosta dietro il voto segreto.
Senza guida. Senza un futuro chiaro, che vada oltre il termine dei nuovi commissariamenti: fine luglio. Ma intanto, le ex Province non hanno un commissario in carica. “Assistiamo – ha denunciato il segretario regionale della Cgil Mimma Argurio – a un paradosso, a un fatto inconcepibile soprattutto alla luce delle emergenze infrastrutturali e sociali che si trovano ad affrontare i vari territori siciliani: il governo regionale da un lato si affretta a prorogare fino al 31 luglio la gestione commissariale, ma poi si dimentica di nominare i commissari straordinari, con i precedenti già scaduti. Questi territori- sottolinea Argurio – per le funzioni e le competenze attualmente svolte non possono essere lasciati per tanto tempo senza guida”.
Il ritardo delle nuove nomine è solo l’ultimo capitolo di una vicenda che ha creato solo guasti. Guai che finiscono per amplificarsi, oggi, dopo il crollo del pilone di Scillato che ha ridato “centralità” alle straduzze e trazzere provinciali. Vie che, però, in questi due anni di commissariamenti sono rimaste abbandonate all’incuria. E la “mappa” della viabilità provinciale adesso è una costellazione di disastri.
E a metterlo nero su bianco è lo stesso governatore Crocetta, in una delibera di poco più di un mese fa. Una delibera che fa riferimento alle precipitazioni che hanno colpito la Sicilia nei primi mesi del 2015. Eventi atmosferici che sono “piombati” su strade già in condizioni allarmanti. E che hanno finito per provocare nuove frane, smottamenti, crolli. La Sicilia, quella dimenticata pur di guadagnare titoli di giornale, cede giorno dopo giorno.
Senza guide. E senza soldi. Anche per questo motivo, il deputato Pd e presidente della prima commissione all’Ars, Antonello Cracolici, ha presentato ieri un emendamento in Finanziaria per “stanziare 50 milioni di euro in favore dei Liberi Consorzi di Comuni, per interveti urgenti sulle strade provinciali. Il blocco della A19 – spiega Cracolici – è solo la punta dell’iceberg, ma ha anche fatto emergere in tutta la sua gravità lo stato di degrado della nostra viabilità interna. Con questo emendamento non si risolve certo il problema, ma quantomeno si creano le condizioni per poter superare le emergenze. So bene – conclude Cracolici – che la situazione finanziaria della Regione lascia margini di manovra minimi, mi aspetto comunque che su questa proposta si possa trovare un punto di intesa”.
E la questione della viabilità è finita anche dentro una articolata interpellanza parlamentare del deputato siciliano di Sinistra Ecologia e Libertà Erasmo Palazzotto che, chiedendo di far luce sulle cause del crollo del viadotto Hymera, ha evidenziato la nuova centralità delle strade alternative, quasi sempre in pessime condizioni: “La viabilità secondaria su strada provinciale – scrive Palazzotto nell’atto ispettivo – è spesso fondamentale per i percorsi casa lavoro, nonché per raggiungere in modo rapido le vie principali. Anche per motivi di pubblica sicurezza e in caso di emergenza. Pertanto la condizione drammatica delle strade provinciali è fonte di enormi disagi per intere comunità. A titolo di esempio – prosegue – si richiama la situazione sulla Provinciale 2, Partinico-San Cipirrello fondamentale per raggiungere gli istituti scolastici di Partinico dai comuni dell’area limitrofa e la Provinciale 4 Corleone-San Cipirello che è stata ripristinata dagli abitanti del comprensorio in modo non conforme pur di poter raggiungere i propri appezzamenti di terreno. Identica situazione – aggiunge Palazzotto – con frane non segnalate, avvallamenti e rischi, si vive sulle provinciali 20 (San Giuseppe Jato–Monreale) e 34 (San Giuseppe Jato-Piana degli Albanesi), come denunciato dai sindaci della zona, che hanno chiesto interventi urgenti senza, però, ottenere riscontri positivi da regione e provincia per mancanza di fondi”.
E l’elenco delle strade provinciali impercorribili, danneggiate o pericolose è lunghissimo. Una litania. La Provincia più dissestata, ironia della sorte, è proprio quella del governatore Crocetta. Che a Caltanissetta ha pure inviato il proprio capo di gabinetto Giulio Guagliano. Ovviamente, quei problemi affondano le radici in un periodo precedente all’arrivo dell’ultimo (anzi, ormai penultimo) commissario. Ma il quadro è desolante. Sulla Provinciale 8 registrate voragini e frane con interruzione della viabilità nel territorio di Butera; sulle Provinciali 7 e 26 nel territorio di Mazzarino danni e allegamenti; sulla Provinciale 12 di Niscemi, colate di fango e smottamenti così come sulla Sutera-Campofranco. E ancora, la Regione ha registrato una serie di movimenti franosi nel resto della provincia. Si tratta della strada che collega Butera a Gela, la Campobello di Licata-Falconara, la Ravanusa-Butera e quella che collega il centro di Butera alla strada “Moddomesi”. E ancora, frane tra Resuttano e il confine con la provincia di Palermo, tra San Cataldo e Santa Caterina e tra San Cataldo e Marianopoli, all’altezza della “Stazione Mimiani”, a Pozzillo, nella zona di Serradifalco, Mazzarino, Riesi, Niscemi, Sommatino e tra il capoluogo Caltanissetta e Delia. Solo esempi. Perché l’elenco è lunghissimo. E comprende strade di collegamento e trazzere sempre di competenza provinciale.
“Gran parte della viabilità interna – ha commentato con amara ironia sul Fatto quotidiano Giuseppe Pipitone – risale direttamente al periodo dei Borbone: e in qualche caso la manutenzione dell’ultimo secolo e mezzo non ha cambiato più di tanto il volto delle strade siciliane”. Un po’ in tutte le Province. Anche nell’Agrigentino, ad esempio, sulla strada provinciale 37 è crollato il ponte San Carlo nel territorio di Caltabellotta, mentre una frana ha distrutto una strada nel territorio di San Giovanni Gemini. Stesso discorso se ci si sposta all’estremo Oriente dell’Isola, dove è franata, ad esempio, la Provinciale 10 tra Taormina e Castelmola che è stata interrotta, mentre sulal Provinciale 87, nel territorio di Castroreale, si è addirittura abbassata la sede stradale a causa dell’aggravemento di una frana. Frane che hanno reso quasi impraticabili la Provinciale che porta a Fiumedinisi, e anche verso Messina (nella zona industriale di Larderia). Nel territorio di Tripi, sempre nel Messinese, una frana a monte della Provinciale 115 ha provocato il distacco e il crollo di massi di notevoli dimensioni che sono caduti su terreni privati e strade comunali. Stesso discorso sulla Provinciale 56 per Rometta, mentre quella tra Roccalumera e Mandanici è interrotta. Tra San Teodoro e Portella Bufali il manto stradale è ceduto ed è pieno di buche.
Solo esempi, questi. Perché di casi simili sono rintracciabili in tutte le Province siciliane. E ovviamente, come già accennato, non va meglio nella Provincia di Palermo, dalle frane e dai massi caduti sulla provinciale che collega Scillato e Collesano, fino alle esondazioni sulla strada tra Partinico a Montelepre. Non troppo distanti dal capoluogo, in fondo. Dove due anni fa hanno “abolito” le Province, condannandole a due anni di dannosi commissariamenti. Fino a pochi giorni fa. Quando persino i commissari sono andati via. E nessuno li ha ancora sostituiti.
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21 Aprile 2015, 06:00