13 Aprile 2016, 19:04
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PALERMO – Per Rosario Crocetta, il professore era un negazionista della mafia, un sostenitore dell’abolizione del 416-bis, un uomo che offuscava con le sue idee la memoria di Pio La Torre. Per Giovanni Fiandaca, il governatore era un “ayatollah dell’antimafia”, un presidente “che non ha prodotto nulla per lo lo sviluppo della Sicilia”. Sono passati meno di due anni. E Crocetta ha nominato Fiandaca nuovo garante dei detenuti, accompagnando la scelta con parole al miele: “Fiandaca è un uomo che in questi anni – ha detto – ha condotto una battaglia democratica per la tutela di ogni cittadino. Ed è proprio tale profilo che mi ha convinto a chiedere a Giovanni Fiandaca di accettare tale incarico. Sono felice che, consapevole del grande carico di lavoro che lo attende, abbia accettato. Grazie Giovanni”. Una svolta surreale, se si pensa alle parole espresse da Crocetta anche in occasione di un comizio.
Era in corso la campagna elettorale per le elezioni europee del 2014. Il governatore puntava su Michela Stancheris, mentre Fiandaca era sostenuto dall’area del Pd che faceva capo al segretario regionale Raciti e ad Antonello Cracolici. Il clima, in qui giorni era rovente. Al punto da spingare Crocetta a puntare il dito persino contro Caterina Chinnici che, per il suo passato nella giunta Lombardo, era, per il governatore, un segnale che offuscava la lotta alla mafia portata avanti dal Pd. Alla fine, la figlia di Rocco Chinnici sarà eletta, mentre sia Stancheris che Fiandaca resteranno fuori. Ma le due “fazioni”, in quei giorni, se le suonano si santa ragione.
E ad accendere le polveri fu proprio Rosario Crocetta, da un palco di Gela. “Si può venire – tuonò il presidente – a proporre di votare quel Fiandaca che è il negazionista della trattativa Stato-mafia e che vuole l’abolizione del 416 bis? E per coprire questa vergogna, si mette il nome della Chinnici. Ma vergognatevi, piuttosto, vergonatevi! Noi abbiamo lanciato la rivoluzione, e qualcuno ha lanciato la controrivoluzione”. Secondo Crocetta, Fiandaca, proprio per quelle sue convinzioni su mafia e antimafia, non aveva nemmeno il diritto di “stare dentro al Pd”. “Fiandaca – rincarò infatti Crocetta qualche giorno dopo – non capisce niente di mafia, torni ai suoi libri. Vengono a proporci un candidato che nega l’esistenza stessa della mafia, come se Borsellino fosse morto perché è cascato dal primo piano o Falcone a causa di un incedente automobilistico”. Parole che scatenarono, ovviamente, la reazione vasta del Pd e del diretto interessato.
QUI IL VIDEO DELL’ATTACCO DI CROCETTA A FIANDACA
“Se c’è qualcuno fuori dal Pd – replicò Fiandaca in un affollato incontro al cinema palermitano Rouge et noire – è proprio Crocetta per il suo modo parolaio di governare la Sicilia. Io ho denunciato un uso strumentale dell’antimafia – ha aggiunto – come strumento di lotta politica e di raccolta del consenso. Per questa critica il presidente Crocetta ha alzato il tono polemico nei miei confronti. L’antimafia di Crocetta, Lumia, Ingroia e Cardinale – aggiunse Fiandaca – non può essere coerente con l’attuale visione politica del Pd. C’è in gioco la serietà del Pd e quella delle istituzioni siciliane. Credo che né Crocetta né qualche ayatollah dell’antimafia – l’affondo di Fiandaca – possa darmi lezioni su cosa sia antimafia vera o falsa. Nessuno è legittimato a insegnarmi qualcosa. Credo che l’aggressione di cui sono stato oggetto sia dovuta al mio sforzo di stigmatizzare un’antimafia ritualistica o usata per fare carriere politiche o per fare affari. E questo forse non mi viene perdonato”. Non mancò poi nemmeno un giudizio politico: “Il governo Crocetta – disse Fiandaca – ha fatto solo annunci. E non ha prodotto nulla che possa andare nella direzione dello sviluppo della Sicilia. Anzi, Crocetta e il suo governo non hanno alcuna idea di sviluppo per la Sicilia”.
Ma altre parole, come detto, suscitarono l’indignazione di mezzo Pd: “Questo partito – disse Crocetta – non può candidare nelle proprie liste chi vuole offuscare la battaglia e il successo di Pio La Torre”. “Riteniamo profondamente sbagliate le parole del presidente della Regione Sicilia”, disse il vicesegretario nazionale del Pd Lorenzo Guerini. “Questo Fiandaca – aggiunse però Crocetta – è tutto un pelo e un peliddu. È troppo crudele il 41 bis, poi il reato di concorso esterno è incomprensibile, il reato di 416 bis che reato è? Ovviamene negando tutta la storia della lotta alla mafia”. In quei giorni anche Cracolici sbottò, in difesa del professore: “Questo è il circo Barnum dell’antimafia”. Poi la laconica “sentenza”: “Siamo ai titoli di coda”. E invece, il film è continuato. Cracolici è un assessore di Crocetta. Fiandaca, il negazionista che offuscava la memoria di Pio La Torre è l’ultimo nominato dal presidente della Regione. Nominato, cioè, da quell“ayatollah dell’antimafia incapace di governare”.
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13 Aprile 2016, 19:04