Crocetta e il mistero-Fiumefreddo | Posti ai deputati pur di imporlo

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02 Settembre 2015, 14:25

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PALERMO – “Da parte nostra non c’è nulla di personale, però…”. Però tutto gira, ancora, attorno al nome di Antonio Fiumefreddo. La designazione in giunta dell’attuale presidente di Riscossione Sicilia, che aveva già portato a una violenta polemica tra il Pd e Crocetta un anno fa, rischia di innescare un “domino” che potrebbe avere come risultato quello di un nuovo rimpasto. Ovvero di nuovi assessori in giunta. Come se i 38 nominati in 32 mesi non fossero sufficienti.

“Noi – assicura oggi il segretario regionale del Pd Fausto Raciti – non ne facciamo una questione di natura personale, ma ci aspettiamo che l’eventuale nomina di Fiumefreddo sia discussa all’interno di un quadro più ampio al quale avrebbe già accennato il presidente Crocetta”. Questa, la presa di posizione ufficiale. Ma dietro la dichiarazione formale del Pd c’è dell’altro: quel nodo, dopo un anno, non si è ancora sciolto. I democratici non vogliono in giunta Antonio Fiumefreddo. Che invece è considerato dal governatore “l’uomo chiave” per il suo governo.

Intanto, da quasi un mese l’assessorato alle Attività produttive è senza un assessore. Una condizione di stallo che rischia di ricadere su imprese e aziende siciliane, e che potrebbe prolungarsi ancora. “Vedrò Crocetta”, assicura Raciti. E l’incontro potrebbe avvenire già questo pomeriggio. Comunque entro la settimana. “Vogliamo capire – insiste il leader siciliano del Pd – quale sia l’idea del presidente. Noi non abbiamo nessuna necessità di intervenire su questo governo. Riteniamo che i nostri assessori abbiano operato bene. Sembra che stavolta, però, sia Crocetta a voler apportare delle modifiche alla giunta. Se la sua idea va nella direzione che ha indicato il Pd, siamo pronti ad ascoltare”. In soldoni, il Pd non è contrario a un governo politico, in qualche modo “sdoganato” dall’ingresso nell’esecutivo dell’ex capogruppo Baldo Gucciardi. A patto che Crocetta discuta col partito e non con singoli esponenti o addirittura con i deputati regionali. Una strada che il governatore avrebbe già iniziato a percorrere, in realtà. Sondando la disponibilità a entrare nel governo dell’attuale presidente della commissione Attività produttive all’Ars, Bruno Marziano e dell’esponente di Sicilia democratica (ex Grande Sud) Luisa Lantieri.

La “mossa”, però, sembra affondare sempre lì. Nella volontà di piazzare Antonio Fiumefreddo al vertice dell’asssessorato lasciato da Linda Vancheri. Una volontà, quella di Crocetta, espressa come abbiamo già detto già un anno fa. E mai, nei fatti, venuta meno. Il governatore vuole Fiumefreddo. Più di ogni altro. Difendendo la sua causa più di quanto avesse fatto in passato con altri fedelissimi come Nelli Scilabra, ad esempio, o addirittura la stessa Lucia Borsellino che, stando a quanto rivelato dal presidente della commissione Salute all’Ars Pippo Digiacomo, avrebbe chiesto, proprio un anno fa, al governatore di non sedere in una giunta della quale avrebbe fatto parte quell’avvocato che aveva difeso anche un esponente del clan mafioso degli Ercolano.

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Ma Crocetta insiste. A patto di rivedere tutto. A costo di ritoccare la sua giunta nei nomi e persino nella natura. Pronto persino ad abbattere il tabù del governo dei deputati, escluso fermamente per quasi tre anni, fino all’ingresso di Gucciardi che oggi, però, resta l’eccezione a una regola che era sembrata incrollabile. Un mistero, insomma, l’insistenza con cui Crocetta riproponga il nome dell’ex soprintendente del Bellini di Catania, sempre se non ci si fermi alle dichiarazioni del governatore che, nello specificare il “ruolo-chiave” di Fiumefreddo nella giunta che verrà, ha ricordato la costante lotta al malaffare portata avanti dall’avvocato catanese e ha manifestato la necessità di far “ripartire” le imprese un po’ dimenticate, evidentemente, dall’assessore dimissionario Vancheri che eppure dell’associazione che rappresenta le imprese siciliane è un esponente non proprio di secondo piano.

Ma tant’è. Crocetta vuole Fiumefreddo. Costi quel che costi. Anche a patto di tirare dentro i parlamentari. Gli stessi che Crocetta ha tenuto sempre dietro la porta della giunta: “A quest’ora – disse pochi mesi fa – mi troverei Rinaldi (deputato Pd coinvolto in alcune inchieste sulla Formazione professionale, ndr) in giunta”. E il presidente non aveva dimenticato nemmeno qualche “puntura di spillo” ai parlamentari in passato chiamati in causa dalla Corte dei conti per le spese dei gruppi di Sala d’Ercole.

Ma adesso le cose sembrano cambiate. E la conferma arriva anche da altri alleati. “Ho parlato con Crocetta – dice il capogruppo di Sicilia democratica, Totò Lentini – e si è detto disponibile a discutere, in maniera molto serena, a un governo politico del quale possano fare parte anche i deputati regionali. Dopo la nostra scelta di federarci col Pdr di Totò Cardinale, del resto, questa forza politica rappresenta ben undici deputati all’Ars. E il nostro è un gruppo forte e coeso”. A dire il vero, qualche tensione dentro Sicilia democratica c’è, eccome. Alcuni dirigenti del movimento fondato da Leanza, come il presidente Nuccio Cusumano e il vicesegretario Giacomo Scala, non avrebbero preso molto bene le “modalità” con cui si è scelto di varare questo modello di confederazione. Tensioni che sarebbero ricadute anche all’interno del gruppo, dove alcuni parlamentari (l’ex Megafono Giambattista Coltraro, Pippo Currenti e Luisa Lantieri) non avrebbero preso bene il mancato coinvolgimento nelle scelte. Proprio la Lantieri sarebbe stata avvicinata da Crocetta, pronto a proporle un assessorato. Mentre un sondaggio sarebbe stato fatto anche nell’Udc, col coinvolgimento del capogruppo Mimmo Turano. Dividere gli alleati, con proposte “mirate” ai parlamentari, una volta tanto odiati. Il governatore ha scelto questa strada, quella che porterà oltre quota “quaranta” nell’elenco degli assessori dei suoi governi. Un valzer incessante e dannoso, più volte censurato, ad esempio, dalla Corte dei conti. Poco male. Il governatore è disposto a tutto. Pur di nominare in giunta il suo uomo di fiducia. Pur di piazzare nell’esecutivo Antonio Fiumefreddo.

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02 Settembre 2015, 14:25

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