Crocetta: “La mafia ha alzato il tiro | Lo Stato invii l’esercito sui Nebrodi”

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18 Maggio 2016, 16:25

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PALERMO – “Con l’attentato ad Antoci, la mafia ha alzato il tiro. Lo Stato adesso ha il dovere di reagire. Altrimenti per Cosa nostra sarebbe il segnale per dare via libera alla fase stragista”. Il presidente della Regione Rosario Crocetta parla a poche ore dall’agguato al presidente del Parco dei Nebrodi. Non solo per esprimere solidarietà, ma soprattutto per chiedere “una risposta decisa dello Stato, che dia una lezione alla mafia”. Come? Da un lato “aumentando le misure di sicurezza per Antoci e per il sindaco di Troina, Fabio Venezia”. Ma soprattutto con un “controllo capillare del territorio che preveda anche l’impiego dell’esercito nei Nebrodi, come ai tempi di Mori. Dobbiamo rendere impossibile la vita ai mafiosi”. Secondo Crocetta, la sfida a Cosa nostra “è lanciata, e può portare alla liberazione di un territorio controllato da una mafia concreta e violenta”.

Una lotta che la Regione porta avanti da due anni, aggiunge Crocetta, sul terreno destinato ai pascoli. Un business che, secondo il governatore ha permesso affari d’oro alla mafia. “Il trucco era semplice. I parchi mettevano a 30 euro per ettaro la gestione dei terreni destinati a pascolo. Poi, però, per una serie di meccanismi di contribuzione per l’attività di allevamento e lo sviluppo della zootecnia, i gestori finivano per guadagnare oltre 3000 euro a ettaro. Il tutto senza svolgere alcun tipo di attività e senza alcun tipo di controllo”. La mafia dei comuni montani, secondo il governatore, “è stata sottovalutata. Si tratta di una organizzazione che non fa affari soltanto con i terreni e i pascoli, ma anche con la macellazione clandestina. Una pratica che ha visto la compiacenza anche di alcuni veterinari del sistema sanitario nazionali del messinese, che hanno avallato la macellazione di carni clandestine e persino malate. Lo dico senza temere denunce. C’è un’inchiesta in corso, e la mafia lo sa”.

Secondo Crocetta, quello nei confronti di Antoci non è altro che “la cronaca di un attacco annunciato”.Il ricordo del governatore va alla lettera anonima in cui venivano lanciate minacce di morte sia a Crocetta che ad Antoci. “Una minaccia nella quale ho visto un immediato pericolo, non tanto per me, quanto per Antoci”, spiega Crocetta, per il quale quel “progetto di morte è tuttora attivo. Antoci è vivo per caso fortuito. La banda, dopo aver sparato, non ha avuto il tempo di lanciare le molotov per la reazione dei poliziotti che hanno risposto al fuoco. È chiaro dalla dinamica che l’attentato è stato ben studiato, preparato con dovizia di particolari, sfidando persino le auto blindate”.

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E a tal proposito, Crocetta si toglie qualche sassolino dalle scarpe. “Chi ha paragonato le blindate alle auto blu dovrebbe vergognarsi, chiedere scusa ai siciliani e a chi rischia la vita per combattere la mafia. Faremo nomi e cognomi dei clan mafiosi dei Nebrodi in piazza, sabato prossimo”, conclude il governatore, che sabato mattina sarà a Cesarò per un consiglio comunale aperto, e poi nel pomeriggio a Tortorici per un comizio in piazza. Con lui anche il senatore del Pd Giuseppe Lumia.

“Stanotte tre vite umane stavano per essere spazzate via. Si è consumato un atto di guerra che in Sicilia mancava da anni”, ha detto il componente della commissione nazionale antimafia. “Antoci è provato ma non piegato. Adesso la risposta dello Stato sia severa e rigorosa. Ho già chiesto al ministero degli Interni, al capo della polizia e alle Prefetture un controllo del territorio capillare, con forze speciali ed eventualmente anche militari. Bisogna togliere il controllo alla mafia dei Nebrodi e spogliare il patrimonio di Cosa nostra”.

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18 Maggio 2016, 16:25

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