19 Dicembre 2014, 11:44
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PALERMO – Raccontano che ieri a Palazzo d’Orleans si sia rivista per la prima volta Michela Stancheris. La bergamasca che Crocetta promosse da segretaria ad assessore regionale aveva chiuso in polemica i rapporti col governatore. Pare che ieri sia stato il giorno della pace, preludio a qualche incarico a venire. Anche un’altra ex assessore, Ester Bonafede, da un paio di giorni si fa vedere in piazza Indipendenza. Si dice che ambisca a un ritorno alla sovrintendenza della Foss. E poi c’è Nelli, ancora Nelli, per la quale Crocetta, non pago di averla piazzata nella sua segreteria politica, cerca ancora uno strapuntino supplementare che ne valorizzi le qualità. E l’incarico per la Scilabra, scrive oggi Repubblica, potrebbe materializzarsi alla Seus, dove in questi giorni si è liberata, oltre alla poltrona di Angelo Aliquò, quella di un consigliere di gestione, Rosalia Murè.
Come nella contradanza siciliana, quei minuetti collettivi tradizionali in cui i ballerini cambiano di continuo figura e posizione, il governo Crocetta prosegue il suo balletto di gruppo sull’orlo del baratro. Con i conti al tracollo, senza uno straccio di bilancio al 19 dicembre, come mai era accaduto in sessant’anni di autonomia ha fatto notare il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, il valzer di dirigenti, assessori e consulenti di ritorno prosegue, in un clima surreale.
La nomina di Salvatore Sammartano, terzo ragioniere generale della Regione in dieci giorni, è stato un momento topico in questo senso. E il fatto che il titolare dell’interim Giovanni Bologna abbia appreso della novità, come raccontato da Accursio Sabella su Livesicilia, mentre incontrava i precari del Territorio in attesa dei mandati, è una scena che dà il senso della precarietà generale in cui tutto sembra muoversi nella macchina impazzita della Regione.
Sì, precario è probabilmente l’aggettivo più calzante in questa fase. Un precariato generale che avvolge tutti. Assessori che entrano ed escono di scena in un amen (da guinnes la permanenza lampo al Territorio del giovane Piergiorgio Gerratana), per tornare alla spicciolata come consulenti, dirigenti che si spostano in un balletto senza fine. Tutti precari. Tutto precario. Un copione già visto, a dire il vero, negli anni di Raffaele Lombardo, quando gli assessori cambiavano al ritmo degli allenatori di Zamparini dei tempi d’oro, e i dirigenti generali ruotavano senza sosta, paralizzando l’attività amministrativa. “Ho tutta l’impressione – ha commentato il segretario della Cgil siciliana Michele Pagliaro – di un’azione di governo simile a quella dell’esecutivo precedente: molte nomine, un ricambio di dirigenti frequente ed eccessivo che da soluzione è diventato un problema, incapacità di tagliare i rami secchi e di qualificare la spesa e chiusura al dialogo sociale”.
Uno dei frutti avvelenati di quella stagione lombardiana fu il ritardo clamoroso accumulato sull’utilizzo dei fondi europei, che mestamente la Sicilia si prepara tra due settimane a restituire in parte a Bruxelles. Oggi, ritardi e paralisi, arrivano ancora più all’osso del pachiderma Regione, bloccando lo strumento finanziario da cui dipende ogni altra attività, ossia il bilancio. Per il quale i tempi si allungano ulteriormente.
Intanto, dimenandosi nel pantano dei conti, risucchiati in un cratere da 3 miliardi e mezzo, il governo trova il tempo di affrontare i dossier relativi a nomine, commissariamenti, consulenze ad assessori uscenti prontamente riciclati. Non solo, fonti parlamentari raccontano concordanti dell’impegno del governatore nei giorni scorsi sul fronte della composizione dei gabinetti degli assessori. È questa la Sicilia che va a rotoli mentre nelle stanze dei bottoni si gioca con le figurine.
Roma, che si è premurata di piazzare al Bilancio un uomo targato Delrio, sta a guardare. Anzi, peggio. Promette collaborazione e intanto sottrae al Sud i fondi Pac non spesi per destinarli ad altro, vara il via libera alle trivelle nello Sblocca-Italia senza prevedere adeguate compensazioni, si muove con disinvoltura forte della debolezza di una Sicilia che nell’immaginario collettivo appare nelle mappe con l’hic sunt leones di un tempo. “Siamo di fronte all’aggravarsi di una situazione finanziaria, anche per via dell’incapacità del governatore Crocetta e dell’assessore all’Economia Baccei di intraprendere un serio contenzioso con Roma”, attaccavano martedì i deputati della Lista Musumeci.
In questo contesto la Sicilia si prepara a ingoiare il boccone amarissimo di un bilancio che definire di lacrime e sangue è poco. I soldi mancano per tutto, meno che per le figurine dei fedelissimi da appiccicare nell’album del Palazzo. Dai precari alle partecipate, la scure si abbatterà su tutti gli eccessi maturati in anni di spesa allegra, portando alla luce tutta la polvere spazzata per anni sotto il tappeto. I nodi di decenni di eccessi arrivano al pettine. Mentre il Palazzo danza. Sul precipizio.
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19 Dicembre 2014, 11:44