29 Maggio 2014, 10:39
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PALERMO – “Adesso tocca all’Assemblea tagliare gli stipendi e le pensioni d’oro del proprio personale. Alla Regione noi l’abbiamo fatto, grazie alla norma presentata dal mio governo, e approvata ieri sera dal Parlamento, che ha stabilito il tetto di 160 mila euro per i dipendenti regionali”. Così il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, che ieri sera ha difeso e fatto votare in aula il subemendamento ‘taglia-stipendi’, sostenuto poi da Pd, M5s e Lista Musumeci, nonostante le perplessità di incostituzionalità della norma sollevate dal presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che ha richiamato l’art.14 dello statuto speciale che attribuisce alla Regione legislazione esclusiva sullo “stato giuridico ed economico degli impiegati e funzionari della Regione, in ogni caso non inferiore a quello del personale dello Stato”, ricordando che il decreto Renzi ha fissato a 240 mila euro il tetto degli stipendi dei dipendenti dello Stato. Pur condividendo i dubbi, il governo ha fatto leva però sul principio costituzionale dell’equilibrio di bilancio, sostenendo che i tagli a stipendi e pensioni d’oro sono necessari in una fase difficile per i conti pubblici della Regione. Il tetto di 160 mila euro scatterà dal primo luglio di quest’anno fino al 31 dicembre del 2016.
La norma, così come tutte le altre inserite nella manovrina approvata ieri sera, ora passeranno al vaglio del commissario dello Stato. Ieri all’Ars c’era anche un ordine del giorno che dava un indirizzo al Consiglio di presidenza sui tagli per il personale dell’Assemblea, ma l’atto parlamentare è stato ritirato dopo l’intervento del deputato del Pd, Antonello Cracolici, contrario al provvedimento che prevedeva tagli a stipendi di dirigenti e funzionari dell’Ars in base alle fasce, senza stabilire un tetto massimo come per lo Stato e da ieri anche per la Regione. Il presidente Ardizzone si è impegnato a seguire la trattativa in corso sulle retribuzioni del personale di Palazzo dei Normanni, domani è previsto un incontro tra il delegato, il deputato-questore Paolo Ruggirello, e le rappresentanze sindacali.
”Adesso tocca all’Ars – ha poi detto con una nota Crocetta – e sono convinto che il presidente Ardizzone e il consiglio di presidenza faranno proprie le indicazioni nette che vengono da governo e parlamento. Non si tratta, infatti, di andare a produrre solo risparmi, ma di dire che anche all’Ars non ci possono essere burocrati che guadagnano più di 160 mila euro quando siamo a conoscenza di retribuzioni che sono di 650 mila euro l’anno. Occorre fare in fretta, nessuno ci capirebbe. Così come vanno incardinate una serie di leggi che servono per migliorare la Sicilia: sburocratizzazione, testimoni di giustizia, acqua pubblica, semplificazione attivitá produttive, legge sui consorzi”. ”Le prime 4 leggi sono pronte – ha aggiunto – alcune già per l’aula, altre per le commissioni. Ma andiamo veloci. La Sicilia ne ha bisogno. L’esempio di ieri, dove in 48 ore si sono approvate cose importantissime che attendevano da tre mesi, dimostra che se c’è la volontà unitaria in Assemblea, il miracolo di cambiare la Sicilia dal profondo non è così lontano. Grazie a tutti i deputati che hanno mostrato senso di responsabilità e sbloccato la legge”.
Il salario di cittadinanza
“Ora occorre pensare alle cose da fare, credo che in questo momento bisogna pensare ai più deboli, al lavoro. La ripresa economica non può non passare attraverso una politica del lavoro e persino anche – posso dire una cosa che non si può? – dal salario di cittadinanza”. Lo afferma il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta prima di entrare nella direzione del Pd. “Occorre riformare il welfare, dare a tutti la possibilità di vivere in un momento di difficoltà economica, c’è gente che ha bisogno di risposte immediate e il successo elettorale ci deve impegnar a fare di più”, spiega Crocetta, soffermandosi poi sulle politiche europee da mettere in atti. “Il Sud ha pagato le scelte dell’Europa in questi anni, dobbiamo dire con chiarezza che c’è stata una politica europea negli ultimi tempi che ha privilegiato più le aree del Nord Europa penalizzando quelle del Mediterraneo. La Sicilia ha pagato tantissimo, e soprattutto pagano i lavoratori”, spiega il presidente della Regione Sicilia.
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29 Maggio 2014, 10:39