03 Novembre 2015, 06:00
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PALERMO – Sembra la volta buona. Il nuovo governo di Rosario Crocetta, il quarto in tre anni, è pronto. O quasi. Anche se, a guardar bene, è nuovo solo per metà. Ed è molto meno “politico” di quanto lo stesso governatore avesse annunciato. I tecnici ci sono, eccome. E i rappresentanti dei partiti, soprattutto quelli del Pd, non sono – con tutto il rispetto per gli altri – quelli considerati “di prima fascia”. Quelli insomma che avrebbero dovuto imprimere fortemente il marchio del partito a questo nuovo esperimento di governo: non c’e l’ex segretario regionale Giuseppe Lupo, né, quasi certamente, l’attuale capogruppo all’Ars Antonello Cracolici.
Gli ultimi nodi verranno sciolti stamattina. Alle 11 le forze di maggioranza si recheranno a Palazzo d’Orleans con la lista definitiva degli assessori. Poi Crocetta potrà finalmente ufficializzare il nuovo governo. E gli ostacoli che restano sono tutti dentro al Partito democratico. Per tutta la notte i dem hanno provato a convincere Giuseppe Lupo a entrare in giunta. Ma il no sarebbe stato ribadito più volte. Un gran rifiuto che ha spinto l’altro big, Antonello Cracolici a una retromarcia non ancora definitiva. Se anche il capogruppo del Pd, infatti, decidesse di restare fuori dall’esecutivo, fallirebbe il tentativo di schierare una squadra composta dai nomi maggiormente rappresentativi negli ultimi anni. Se Lupo e Cracolici confermeranno il proprio rifiuto, sono pronti a subentrare comunque altri deputati regionali. L’area che fa capo al vicepresidente dell’Ars sarà rappresentata da Anthony Barbagallo, in vantaggio su Marika Cirone. Gli ex cuperliani invece pescheranno due nomi da un terzetto composto da Bruno Marziano, Concetta Raia e Filippo Panarello. Il pressing su Lupo, però, avrebbe assunto nel corso della serata toni molto tesi. Al punto da spingere le altre componenti del Pd a proporre la sottrazione di un assessorato all’area che fa capo all’ex segretario. In quel caso, sarebbe rientrato in corsa anche il deputato agrigentino Giovanni Panepinto.
E il pressing su Lupo si è incrociato anche con altri strani movimenti nella maggioranza. L’ingresso del vicepresidente dell’Ars in giunta avrebbe liberato quella ambita poltrona di Sala d’Ercole che sembra sia stata in qualche modo “promessa” dai renziani addirittura i nuovi “verdiniani” dell’Ars (deputati Mpa e Cantiere popolare) nella persona di Roberto Di Mauro. Davide Faraone, intanto, chiede e ottiene la conferma dei tre assessori a lui riconducibili: restano nell’esecutivo, quindi, Vania Contrafatto, Alessandro Baccei e Baldo Gucciardi.
A un certo punto della serata si era accennato all’ipotesi di una trasferta a Tusa, quartier generale di Crocetta, per varare un governo notturno. Ma alla fine si è preferito attendere stamattina. Quando il Pd consegnerà a Crocetta la lista con i nomi che compongono la delegazione democratica. Che rappresenterà la metà della compagine di governo. E il resto? Quando il gioco si fa duro, Beppe Lumia torna a giocare. Il senatore della porta accanto, che era apparso un po’ defilato negli ultimi tempi, è tornato in primissima linea. In trincea a Palazzo d’Orleans, come ai bei vecchi tempi, accanto a Rosario Crocetta. Altro che fine del cerchio magico. Lumia, raccontano, ha tra l’altro lavorato in pressing sugli ex megafonisti, i fedelissimi di Crocetta che nei giorni scorsi avevano voltato le spalle al governatore per entrare nel Psi, avvicinandosi a Faraone. Tra i conti che non tornavano, infatti, c’era la poltrona di assessore da loro reclamata, e contesa a quel pezzo di Sicilia democratica rimasta sotto i vessilli di Crocetta e non entrata nel movimento di Cardinale Sicilia Futura. Doveva essere questo quater nei piani di Raciti il governo della fine del cerchio magico e dell’avvento al timone del Pd. Ma in sala parto, accanto a Lumia ecco l’immancabile Patrizia Monterosso, anche lei, raccontano, molto indaffarata ieri a Palazzo d’Orleans.
Il governatore fino all’ultimo ha provato a proporre Antonio Fiumefreddo. E la soluzione potrebbe essere proprio la designazione dell’avvocato catanese in quota Psi-Megafono. Ma su questo nome, oltre al rifiuto che sarebbe giunto dal diretto interessato ci sarebbe anche il veto trasversale del Pd. Così quella poltrona, l’unica senza ancora un padrone (nel senso di forza politica che potrà piazzare lì un proprio assessore) potrebbe andare a Luisa Lantieri di Sicilia democratica, gruppo col quale Crocetta si sarebbe già impegnato al coinvolgimento in giunta.
Più chiara la situazione altrove. Sono confermate le indiscrezioni riguardanti i tre assessori di Area popolare. Giovanni Pistorio resta al governo e sarà affiancato dal segretario regionale del partito Gianluca Micciché. Esce, quindi, l’assessore alle infrastrutture Giovanni Pizzo. Il terzo nome indicato dai moderati è quello di Franco Vermiglio, docente universitario messinese, molto gradito a Ncd, nonostante le smentite a raffica, giunte anche nelle ultime ore, di alcuni esponenti del partito di Angelino Alfano. Mariella Lo Bello lascia la Formazione professionale e tiene quasi certamente la delega delle Attività produttive. Sicilia futura conferma Maurizio Croce che potrebbe andare alle Infrastrutture. Mancano gli ultimi dettagli. E il quarto governo Crocetta, tanto atteso, sarà pronto. Per metà sarà uguale a quello di prima. Per il resto, quasi certamente non vedrà i big in giunta. Eppure per formare questa squadra, tra ultimatum, giochi di potere, annunci e accuse incrociate, la Sicilia è stata lasciata per giorni senza un governo.
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03 Novembre 2015, 06:00