17 Gennaio 2018, 18:36
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PALERMO – Rosario Crocetta attende. L’ex governatore sarà candidato per il Pd alle Politiche come prevedevano le intese prima delle Regionali con Matteo Renzi? Lo diranno i prossimi giorni. Lui al momento dice di non sapere nulla. “Credo che la parola di un segretario nazionale abbia un valore”, dice il politico di Gela, che appare più rilassato, ora che lo stress di Palazzo d’Orleans è un ricordo, seppur fresco. Seduto a un tavolino in centro a Palermo, stringe le mani di tanti passanti che lo salutano, fuma le immancabili bionde, e si dice “a disposizione del Pd”.
Quali sono i suoi rapporti con il Partito democratico? Venerdì c’è in programma la direzione regionale, lei andrà?
“Sicuramente vado, io credo nel partito. E credo che se il Partito democratico vuole tornare a vincere deve riprendere il suo progetto originario, quello della sua vocazione maggioritaria, che però non può essere fondato sull’arroganza. Gramsci parlava della necessità del consenso nei vari strati sociali. Oggi invece si rivendicano egemonie ma non bastano senza il consenso. Serve un rilancio su tre assi”.
Quali?
“Il primo è il dialogo e il rispetto interno, e non parlo di un indistinto volemose bene ma di un confronto senza prevaricazioni. O il Pd capisce che è frutto dell’incontro di culture diverse o perderà pezzi”.
Il secondo?
“Il dialogo a sinistra”.
Se la sinistra lo vuole…
“Chiaramente, però bisogna fare lo sforzo. E poi il dialogo con il centro democratico. Ma non puoi proporre a queste forze di inglobarle. Devi riconoscerne il ruolo. C’è anche una riflessione da fare sulle scorse regionali”.
Quale?
“C’è una mancanza di analisi della società siciliana”.
Lo sa che anche nel Pd c’è chi dice che le elezioni si sono perse per i risultati dei suoi governi.
“I sondaggi dicevano che io in partenza avevo il 24 per cento da solo. Non voglio entrare in questa polemica, sinceramente”.
Di certo c’è che il risultato è stato drammatico. Un terzo posto e con grande distacco.
“Le elezioni si sono perse perché c’era un candidato inventato all’ultimo minuto. Un progetto civico non si inventa, o c’è o non c’è, per esserci ci vuole un anno. Io sono convinto che la sfida è ancora aperta per il Pd”.
E lei sarà candidato?
“Io voglio fate un lavoro moderno con un vigore antico. Ho nostalgia dei tempi in cui le decisioni venivano prese dagli organismi collettivi, in cui quelle decisioni venivano rispettate e le linee diverse restavano all’interno, non apparivano all’esterno. La gente vuole sapere la posizione del Pd, non quella di Crocetta o Cardinale o Faraone. Io non posso autocandidarmi, non è quella la mia cultura. Altrimenti mi sarei candidato all’Ars con una mia lista e sarei stato eletto. Il problema è semmai per chi ha preso degli impegni. Credo che la parola di un segretario nazionale abbia un valore anche nei confronti di qualche dirigente malpancista che potrebbe volermi fuori dalla politica. Purtroppo io non sono uno comodo. Sono stato sempre un libertario”.
Insomma, lei attende…
“Io sono a disposizione del mio partito e dei segretari Raciti e Renzi. Non appartengo a correnti, questo dovrebbe essere un merito, magari potrebbe essere un handicap, visto che tutti vogliono essere candidati in nome di una corrente”.
Ma le correnti fanno da sempre il bello e cattivo tempo nel Pd siciliano.
“Guardi, prendiamo l’elezione degli organismi dell’Ars: è una pagina nera per il Pd. Perché quella scelta è avvenuta in modo non ufficiale, non concordato. Non avrei visto come scandaloso se Pd, Movimento 5 Stelle e Forza Italia avessero deciso insieme i quadri degli assetti istituzionali. Anzi, sarebbe stata una crescita evolutiva della democrazia. Sicuramente non è una crescita quando questo avviene sottobanco. Io sono stato una vittima del mancato dialogo all’interno dell’Ars. Molto speso una legge non si votava non perché non era buona ma per altro”.
Come vede la posizione del suo successore?
“Io credo che chiunque sia eletto abbia diritto a essere messo alla prova. Non si può fare uno scontro pregiudiziale basato sulle convinzioni politiche”.
Però anche Musumeci dovrà vedersela con i numeri dell’Ars.
“Innanzitutto deve vedersela con la sua giunta, capire se risponde al profilo del programma e delle competenze. Però non mi piace che si sia cominciato a porre questioni che non hanno fondamento. Per esempio la questione del bilancio è completamente senza fondamento. Nel 2012 noi ereditavamo un bilancio che era stato fatto proprio dall’attuale assessore all’Economia. Basta andarsi a leggere la parifica della Corte dei conti e i rilievi che ci fece. C’erano debiti che non erano stati riconosciuti. Quindi se quei debiti sono stati riconosciuti non significa che è aumentato l’indebitamento. Io voglio essere corretto verso il governo ma voglio correttezza. Anche sui rifiuti”.
Sui rifiuti il disastro c’è ed è difficile negarlo, non ne conviene?
“Nel 2016 quando il governo nazionale ci ha tolto la deroga a potere conferire senza biostabilizzazione, il sottoscritto non si è messo a fare polemica e a inveire contro i governi precedenti. Mi sono messo a lavorare con i dirigenti per affrontare il problema, anzi fui anche accusato di superare l’assessore. L’unico impianto che era in regola era la Sicula trasporti di Lentini. Bellolampo non attivava l’impianto e siamo intervenuti, così anche su Catanzaro, abbiamo realizzato impianti mobili su Ragusa, Gela, Enna, dove è attivo ma non funzionante. Oggi la crisi ha un solo nome, non è una crisi generalizzata. La crisi si chiama Bellolampo. Non c’è la necessità di portare i rifiuti all’estero, si possono portare nelle alte discariche siciliane. Poi avevamo lanciato un piano sui rifiuti che l’Ars neanche discute”.
C’è anche un problema di differenziata che non decolla.
“Il tema principale riguarda proprio l’incremento della differenziata che c’è stato, ed è stato fatto un bel lavoro. Ma mentre ci sono comuni piccoli e medi dove arriviamo al 50 per cento, le grandi aree metropolitane sono sempre a livelli molto bassi e abbassano la media regionale. Io sono disponibile a dare una mano, non è che se questo governo non riesce ad affrontare il problema dei rifiuti io sono contento. Però invito il governo a guardare attentamente le proposte dei tecnici, le competenze e le valutazioni. C’è una bella poesia di Bertold Brecht che è l’ode dell’imparare, ‘quel che non sai di tua scienza non lo saprai mai’. La situazione attuale di Bellolampo non è in grado di generare un’emergenza rifiuti regionale”.
Torniamo alla direzione del Pd di venerdì. Andrà solo ad ascoltare o parlerà? E per dire cosa?
“Non vado per dividere, sono qua a disposizione del partito per un lavoro unitario, che superi la logica delle correnti, compresi coloro verso i quali potrei avere ragioni di risentimento per aver sabotato la mia azione per quattro anni. A volte per fare due passi avanti ne devi fare uno indietro. Ognuno di noi se si abbarbica sui propri punti di vista, non va da nessuna parte”.
Dai territori è stato chiesto di evitare scelte calate dall’alto…
“Non si può decidere solo in base alle correnti, senza valutare se un candidato funziona. Lo spirito responsabile che io ho avuto nelle elezioni regionali è quello che ci può fare vincere. Altri al posto mio avrebbero voluto vedere prima il cammello. Io posso rimanere anche disoccupato, ma disoccupato con onore”.
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17 Gennaio 2018, 18:36