30 Agosto 2013, 06:00
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PALERMO – Dieci mesi fa, esattamente dieci mesi fa Rosario Crocetta brindava alla vittoria. I numeri, in quel momento, parlano chiaro: il nuovo presidente della Regione siciliana è lui. Inizia l’era del governatore gelese. Dieci mesi fa, insomma, piombava sull’Isola un ciclone che annunciava un netto distacco col passato. Con le vecchie abitudini dei predecessori. Ma oggi, l’attuale governatore rischia di condividere, con chi l’ha preceduto, una certa “disposizione” a piazzare uomini di fiducia e a controllare tramite numerosi commissariamenti, i centri del potere siciliano. Dieci mesi sono trascorsi da quel brindisi. E da allora, Rosario Crocetta ha nominato 100 uomini ai vertici di Aziende, enti e uffici regionali. Dieci al mese. L’ultima, solo in ordine di tempo, quella di Giuseppe Antoci, nuovo presidente del Parco dei Nebrodi e candidato al Senato nella lista del “Megafono” di Crocetta. Ecco chi sono tutti gli uomini del presidente.
Innanzitutto, la giunta
Alcune nomine, ovviamente, sono obbligate, scontate. Le prime, per la precisione, quelle con le quali Crocetta forma la sua giunta. All’inizio fu l’artista Franco Battiato. Il primo a essere scelto, ma anche il primo a lasciare la giunta, insieme all’altro fenomeno scientifico-mediatico di Antonio Zichichi. Attorno a loro, la scelta della studentessa fuoricorso Nelli Scilabra all’Istruzione, di alcuni politici con ruoli di prestigio durante i governi Cuffaro e Lombardo come Patrizia Valenti, Ester Bonafede e Dario Cartabellotta. Poi, ecco la prosecuzione naturale dell’esperienza lombardiana di Marco Venturi nella persona dell’assessore alle Attività produttive Linda Vancheri, un esperto romano all’economia come Luca Bianchi, in “quota Pd” come l’assessore alle Infrastrutture Nino Bartolotta e Mariella Lo Bello. E poi, ovviamente, i nomi che in giunta sostengono la cifra “legalitaria” dell’esecutivo crocettiano: Nicolò Marino e Lucia Borsellino. Fin qui, le nomine “ovvie”, scontate. Il governo si deve pur formare.
Gli uomini dello staff
E col governo, ecco i collaboratori più stretti. Quelli che trovano posto negli uffici di staff del governatore: gabinetti, segreterie particolari, segreterie tecniche. E qui non mancano le sorprese. Ad esempio, Crocetta sceglie, pochi giorni dopo il proprio insediamento, come capo di gabinetto Enza Cilia. Sarà solo l’inizio di un valzer che porterà su quella poltrona, nel breve giro di sei mesi, ben quattro capi di gabinetto. Sotto Natale, infatti, Crocetta indica Antonella Bullara, ex dirigente generale messo un po’ in disparte dall’ex presidente Lombardo. Ma anche in questo caso, l’esperienza dura poco. Al suo posto, dopo un paio di mesi, subentra Maria Mezzapelle, per anni tra le più strette collaboratrici dell’attuale segretario generale Patrizia Monterosso. La Mezzapelle, infine, sarà sostituita da Gianni Silvia. Non un novità per lui, che fu capo di gabinetto di Raffaele Lombardo, quando anche la stessa Monterosso era segretario generale. Insomma, quasi un cerchio che si chiude.
A capo della segreteria tecnica, invece, Crocetta sceglie inizialmente Stefano Polizzotto, avvocato di Castelbuono legato in qualche modo all’inizio dell’ascesa del politico Crocetta. Fu anche Polizzotto, infatti, a curare (e vincere) il ricorso grazie al quale Crocetta fu dichiarato sindaco di Gela, dopo che il primo responso lo aveva dato per scontato. Da lì, come detto, decolla la carriera dell’attuale presidente della Regione. Polizzotto, pochi mesi dopo si dimetterà, a causa delle critiche piovutegli addosso sui suoi numerosi incarichi ricoperti durante l’esperienza di collaboratore del presidente. Rientrerà dalla finestra, come consulente del governatore. Al di sotto dei vertici, ovviamente, come è normale per gli uffici di staff, Crocetta piazza una serie di fedelissimi. All’ufficio di gabinetto, infatti, ecco Rosario Cultrone (poi nominato anche commissario del Teatro di Messina), Loredana Lauretta, Cecilia Lombardo, Maria Pizzo, Grazia Terranova, e i due collaboratori che più di altri hanno curato la comunicazione istituzionale del presidente: Francesca Scaglione e Gaetano Montalbano. La segreteria tecnica, invece, è composta da Mario Cusimano, Giancarlo Maria Costa, Doriana Fascella, Mario Puglisi, Salvatore Ragonese. Nel frattempo, Crocetta “caccia” dalla giunta gli assessori Zichichi e Battiato. Al posto di quest’ultimo, chiama la propria segretaria particolare, Michela Stancheris, che libera il suo posto tra i collaboratori del presidente al giovane senegalese Ndoye Moussa Djibril, affiancato da Alessandra Scimeca e Francesca Chiaramonte. È questa, di fatto, la “squadra” di Rosario Crocetta.
I consulenti
Pochi, ma buoni. Crocetta ha finora fatto ricorso solo a quattro consulenti. Uno di questi, è, come detto, l’ex capo della Segreteria tecnica Stefano Polizzotto. A lui si aggiungono i tre esperti che dovranno occuparsi del “Patto dei sindaci”, un progetto che dovrebbe portare in Sicilia finanziamenti europei per cinque miliardi (?!) di euro. Si tratta di Rosario Lanzafame, Salvatore Lupo e Antonello Pezzini. Su quest’ultimo, nei mesi scorsi, sono piovute le accuse di un possibile conflitto di interessi, riferibile innanzitutto agli affari della Smart Grid, una delle società di proprietà del consulente. L’azienda, che si occupa proprio di consulenze ai Comuni per i piani energetici, aveva iniziato a lavorare col consorzio di Gela, mentre Pezzini in prima persona aveva lavorato con quello del Calatino. Accuse di incompatibilità respinta al mittente sia dal diretto interessato che dal governatore Crocetta.
La Sanità commissariata
La scelta dei nuovi direttori generali sembrava ormai dietro l’angolo. Era la fine del 2012 e l’assessore Borsellino aveva scelto la strada della “trasparenza” e della valutazione oggettiva, affidata a una commissione di saggi esterni. Insomma, sembrava prossima la fine dell’era dei Commissari della Sanità voluti da Lombardo. Ma la stagione dei nuovi direttori, ancora non è arrivata. E a quel gruppo di commissari se ne sono, semplicemente, sostituiti di nuovi, più graditi al governatore. Così, ecco i commissari all’Asp di Caltanissetta Vittorio Virgilio, quello dell’azienda “Villa Sofia-Cervello” di Palermo Giacomo Sampieri, e quello dell’Asp di Ragusa Angelo Aliquò (sono, questi, i dirigenti considerati più vicini a Crocetta), dell’Asp di Enna Giuseppe Termine, dell’Azienda ospedaliera Policlinico di Palermo Renato Li Donni, dell’Asp di Siracusa Vittorio Di Geronimo, dell’Azienda Cannizzaro di Catania Paolo Cantaro, dell’Azienda ospedaliera Policlinico di Catania Ignazio Tozzo. Questo verrà poi sostituito dal Vito Di Geronimo (all’Asp di Siracusa tornerà Mario Zappia). Di Geronimo, considerato anche lui assai vicino al presidente Crocetta, finirà agli arresti, nel maggio scorso, durante l’operazione “Bad Boys”. In quella tornata Crocetta conferma al vertice dell’Asp di Palermo Salvatore Cirignotta. Su di lui, però, poco dopo si abbatterà il “presunto scandalo” dei pannoloni: una mega fornitura che, secondo il governo, sarebbe stata viziata da irregolarità. Cirignotta lascia l’Asp, e al suo posto arriverà il magistrato in quiescenza Adlaberto Battaglia. Esperienza che durerà poco. Anche lui si dimetterà presto, sostituito dall’attuale manager Antonino Candela. Intanto, sulla “scandalosa” gara dei pannoloni cala il silenzio. Già che c’è, Crocetta nomina il nuovo commissario del San Raffale Giglio di Cefalù: è Nenè Mangiacavallo.
Il valzer dei dirigenti
Altro giro, altra corsa, quella che riguarda i dirigenti generali della Regione. Un turnover vorticoso che ha mutato i vertici dei dipartimenti più volte negli ultimi mesi. Una pratica stigmatizzata anche dalla Corte dei Conti nell’ultimo giudizio di parifica dell’esercizio finanziario. Fatto sta che nel febbraio scorso, Crocetta decide di dare avvio al valzer. Ecco inizialmente al dipartimento Programmazione Felice Bonanno, alla Protezione Civile Vincenzo Falgares, all’ufficio Legale e Legislativo la conferma di Romeo Palma, agli Affari Extraregionali Maria Cristina Stimolo, al dipartimento Attività Produttive Alessandro Ferrara, al dipartimento Beni Culturali Sergio Gelardi, alla Ragioneria Mariano Pisciotta, al dipartimento Finanze e Credito Giovanni Bologna, Marco Lupo (anche per lui una conferma) al dipartimento Energia e Rifiuti; alla Famiglia Antonella Bullara, al Lavoro Anna Rosa Corsello (e ad interim anche alla Formazione professionale), alle Infrastrutture Pietro Lo Monaco, agli Interventi Strutturali per l’agricoltura Rosa Barresi, alla Pesca Rosolino Greco ad interim anche per gli interventi infrastrutturali all’agricoltura, all’azienda forestale Giovanni Arnone, alla Sanità e pianificazione strategica Salvatore Sammartano, al Territorio e ambiente Vincenzo Sansone, all’Urbanistica Tano Gullo, al corpo forestale Vincenzo Di Rosa, al dipartimento regionale per il turismo Alessandro Rais, all’ufficio speciale autorità di certificazione Ludovico Benfante, all’audit Maurizio Agnese, Giuseppe Morale a capo del dipartimento Enti locali, Luciana Giammanco alla Funzione pubblica, e soprattutto, il “colpo di teatro”: Tano Grasso, simbolo dei movimenti antiracket, viene indicato come guida del nascente Dipartimento tecnico.
Ma Grasso, quel ruolo non lo ricoprirà mai. La Regione fa marcia indietro, accorgendosi in ritardo che probabilmente Grasso non aveva i requisiti per svolgere il ruolo di direttore. Così, pochi mesi dopo, nuovo balletto: il posto di Grasso viene affidato a Sansone (già all’Ambiente). Uno “spostamento” che porta con sé una serie di reazioni a catena. Il posto lasciato da Sansone, infatti, sarà ricoperto ad interim da Tano Gullo. Giovanni Arnone invece andrà alle Infrastrutture, dove prenderà il posto di Vincenzo Falgares. Quest’ultimo passerà al dipartimento della Programmazione, da dove, dopo diversi anni, andrà via Felice Bonanno, per andare al dipartimento della Pesca. Il posto lasciato libero da Arnone alle Foreste, verrà ricoperto da Pietro Lo Monaco. Movimenti anche all’assessorato alla Sanità: Ignazio Tozzo lascia la presidenza del Fondo Pensioni e approda al vertice del dipartimento per le attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico. Al Fondo Pensioni, invece, va Rosolino Greco, già dirigente generale agli Interventi infrastrutturali in agricoltura. Si fa fatica a tenere il conto. C’è da rischiare un capogiro.
I commissari delle Province fantasma
Sempre nella prima metà dell’anno, poi, il governo insieme al Parlamento vara l’”epocale” cancellazione delle province. Che si traduce, innanzitutto, nella proliferazione di commissari. A Palermo arriva Domenico Tucci, a Siracusa Alessandro Giacchetti e a Messina Filippo Romano. Restano in carica i quattro uscenti: Antonella Liotta a Catania (la prima, in ordine di tempo, nomina di Crocetta), Darco Pellos a Trapani, Giovanni Scarso a Ragusa e Raffaele Sirico a Caltanissetta. Ad Agrigento arriva Benito Infurnari, 72enne di Racalmuto, già segretario generale delle Province di Palermo e Messina, e del Comune di Agrigento. Il commissario di Enna è l’ormai ex vice-prefetto vicario dello stesso capoluogo ennese Salvatore Caccamo.
Il sottobosco del sottogoverno
Ma non finisce qui, ovviamente. Commissari e nuovi presidenti spuntano come funghi, in ogni angolo di Sicilia. Specie nel sottobosco del sottogoverno. Così ecco le conferme dei dirigenti regionali Lucio Oieni e Giuseppe Amodei, rispettivamente commissari dell’Ersu di Messina e di Palermo. La nomina di Filippo Nasca a commissario della Crias al posto di Maria Amoroso (Nasca è stato scelto anche commissario ad acta per la Fiera del Mediterraneo). E a proposito di Fiera, Cecilia Calderaro è il commissario liquidatore di quella di Messina. Dario Lo Bosco, già presidente dell’Ast, è stato, invece, confermato alla guida da commissario della Camera di commercio di Catania, nel segno di Confindustria. Un’influenza, quella dell’associazione degli industriali siciliani, evidente anche nelle contestatissime nomine dell’Irsap e in quelle dell’Irfis. Nell’Istituto che ha inglobato le Asi, Alfonso Cicero, ex segretario particolare di Marco Venturi, è stato scelto come presidente, Francesco Barbera è il nuovo direttore generale, mentre nel cda ecco la palermitana Rosa Montalto, il presidente di Confartigianato Sicilia Flippo Ribisi, Giuseppe Russello e Rosario Andreanò, uno degli animatori dei circoli del Megafono a Mistretta. All’Irfis, invece, la scelta è caduta su Rosario Basile, patron della Ksm e presidente vicario di Confindustria Palermo. Alle ultime elezioni per la Camera dei deputati, in quota Udc, ha fallito l’ingresso in Parlamento. Vicepresidente è Patrizia Monterosso. Il Segretario generale andrà a sedersi accanto a Salvatore Parlato, capo della segreteria tecnica dell’assessore all’Economia Luca Bianchi. All’Istituto vino e olio invece Crocetta ha scelto addirittura un volto noto della tv (numerose le sue “ospitate” nei programmi Rai) come il medico Giorgio Calabrese.
Al Teatro di Messina, poi, Crocetta ha deciso di piazzare un componente del suo ufficio di gabinetto: Rosario Cultrone è architetto e docente universitario dal lungo e prestigioso curriculum. Dove si trova anche un incarico di consulenza, risalente nel 2004, per il coordinamento del gruppo di lavoro che avrebbe dovuto approntare il “piano comunale di protezione civile del centro storico di Gela”. L’incarico è dell’allora sindaco Rosario Crocetta. Una “terna”, invece, è stata inviata al Consorzio autostrade siciliane. I tre commissari sono il commercialista Rosario Faraci, il docente di economia Francesco Vermiglio e l’urbanista Marina Marino. Giuseppe Geraci è invece il nuovo commissario dell’Iridas. Alla Fondazione orchestra sinfonica, altro stretto collaboratore di Crocetta: il capo di gabinetto Gianni Silvia.
I parchi
Il governo ha poi scelto Antonietta Maria Mezzaglia alla presidenza dell’Ente parco dell’Etna, una nomina inizialmente bloccata dalla prima commissione all’Ars. Erasmo Quirino ha preso il posto di Angelo Pizzuto, accusato pubblicamente di avere sperperato i soldi della Regione per un viaggio in Canada (accuse respinte seccamente dal diretto interessato) al Parco Madonie, Mauro Verace è andato al Parco dell’Alcantara.
Trombati e ripescati
Il presidente della Regione, poi, ha trovato il modo di piazzare in posti di sottogoverno alcuni “fedelissimi” che hanno sposato la causa del suo Megafono (o, alle elezioni regionali, dell’embrione del movimento, la Lista Crocetta). Maria Rita Sgarlata è stata scelta addirittura come assessore ai Beni culturali, dopo l’addio di Zichichi. L’archeologa faceva parte della lista del Megafono alle elezioni politiche per il Senato. Nella stessa lista, c’era Giuseppe Antoci. Nelle ultime ore è stato scelto come presidente del Parco dei Nebrodi. Anche Francesco Calanna ha “spinto” il movimento di Crocetta nelle ultime competizioni elettorali. A lui è toccata la guida dell’Esa. Sebastiano Gurrieri, già nella “Lisa Crocetta” per le elezioni regionali, è stato confermato come commissario straordinario della Camera di commercio a Ragusa. Altro deluso delle ultime elezioni politiche è Antonio Ingroia. Lui col Megafono non c’entra. Ma anche l’ex giudice ha fallito l’ingresso in parlamento con la sua Rivoluzione civile. L’ex pm è addirittura un bi-nominato da Crocetta. Il governatore ha dapprima provato a indicarlo per la guida di Riscossione Sicilia (dove ha invece piazzato, all’interno del cda, Lucia Di Salvo), idea naufragata quasi subito. Poi, ecco la scoperta che nella società partecipata Sicilia e-Servizi c’era qualcosa che non andava. Così, ecco l’ex pm pronto a ripulire l’azienda dalla “manciugghia”. E a mettersi in fila. Tra i cento uomini del presidente.
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30 Agosto 2013, 06:00