11 Dicembre 2013, 12:22
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CALTAGIRONE – Dei paletti a forma di croce trovati davanti alla recinzione della sua ditta vitivinicola. Un minaccia chiara che però non ha fatto desistere l’imprenditore dal suo diniego a sottostare alle richieste estorsive di Devid Alexandro e Gaetano Faranda. Già da alcuni mesi infatti la vittima aveva presentato denuncia ai Carabinieri di Caltagirone che avevano fatto scattare l’indagine anche con il supporto di video sorveglianza e intercettazioni telefoniche. Furti, danneggiamenti, incendi e, infine, la richiesta esplicita di denaro sono la dura “croce” che ha dovuto subire l’imprenditore per tre lunghi mesi. Poi, finalmente, l’epilogo: i suoi presunti estortori sono finiti in manette. I militari hanno eseguito ieri mattina l’ordinanza di misura cautelare ai domiciliari emessa dal Gip di Caltagirone nei confronti di due persone: Alexandro Devid Faranda, 25 anni e Gaetano Faranda, 45 anni. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è la misura applicata a P.G. , 51 anni.
I tre sono ritenuti a vario titolo responsabili in concorso di tentata estorsione aggravata, furto e danneggiamento aggravato. L’attività di intelligence è partita dopo la denuncia lo scorso settembre ed è terminata a novembre. Ricostruite tutte le fasi dell’estorsione che ha avuto la complicita del 51enne che aveva il ruolo di impedire l’espansione dell’impresa e anche l’utilizzo dei terreni incolti per il pascolo abusive.
DUE MESI DI MINACCE – Tutto è iniziato con un avvertimento verbale. L’imprenditore però ha resistito, poi per far capire che facevano sul serio hanno appiccato il fuoco in un terreno agricolo dell’azienda. La fermezza della vittima però lo ha portato lo scorso settembre dai carabinieri. Dalle indagini è emerso che l’imprenditore aveva subito furti d’uva, danneggiamenti di viti e piante di ulivi (in un solo episodio di circa trenta alberi). Inoltre per entrare in possesso di alcuni terreni agricoli incolti praticavano il pascolo abusivo in quei campi di proprietà dell’azienda. Alla fine vista la resistenza dell’uomo hanno minacciato gli operai e una mattina gli hanno fatto trovare davanti alla recinzione dei paletti posizionati a forma di croce. Alla fine la richiesta di pizzo, tutta documentata dall’attività investigativa. Pagare sarebbe stato l’unico mezzo per far cessare – avevano avvertito l’imprenditore – ogni forma di ritorsione. A fermarli, però, sono stati i Carabinieri, ieri mattina, quando si sono presentati a casa dei Faranda e li hanno arrestati.
“DENUNCIARE” – Da questa inchiesta gli inquirenti rilanciano l’appello ai cittadini di denunciare e collaborare . “Il risoluto intervento dei Carabinieri – si legge nel comunicato diffuso ai mezzi di informazione – ha permesso di stroncare sul nascere un simile fenomeno malavitoso e di dimostrare, concretamente, la presenza dello Stato a fianco di quegli imprenditori che, con coraggio, proprio in questo difficile momento storico intendono investire in attività economiche creando opportunità di sviluppo e di crescita per il territorio calatino”.
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11 Dicembre 2013, 12:22