29 Settembre 2020, 18:30
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TRAPANI – L’editore di un’emittente di Trapani, Massimo Marino, e il giornalista Luigi Todaro sono stati condannati a 18 mesi ciascuno per avere diffamato il cronista Rino Giacalone. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Giancarlo Caruso. La condanna penale si aggiunge a quella civile del 2019 quando entrambi erano stati condannati a versare a Giacalone 25 mila euro più le spese del giudizio. Nel 2015 Telesud 3, di cui Marino era editore, diede notizia, riportata anche nel sito e nella pagina Facebook dell’emittente, che il giornalista era indagato per estorsione e millantato credito nei confronti dell’ex presidente della Confindustria trapanese Davide Durante. L’informazione è risultata infondata. Con Marino, che aveva scritto una nota, è stato rinviato a giudizio anche il giornalista Luigi Todaro mentre è stato deciso di non doversi procedere nei confronti del direttore responsabile di Telesud 3, Rocco Giacomazzi, che intanto è morto. Solo per Todaro la pena è stata sospesa.
“Le sentenze si rispettano, certamente, ma spero non sia lesa maestà commentarle. E sinceramente resto basito dal pronunciamento del Giudice Caruso, soprattutto per l’entità della pena. Un editore condannato ad un anno e sei mesi per diffamazione, sostanzialmente per aver lasciato libertà editoriale alla propria redazione di scrivere ciò che ritenesse veritiero, o comunque verosimile, lascia ben più che l’amaro in bocca”. Così l’editore di Telesud Massimo Marino commenta la condanna a 18 mesi per diffamazione nei confronti del giornalista Rino Giacalone. “Ovviamente – aggiunge – non entro nel merito della vicenda, che a mio avviso resta con molti lati oscuri, ma ciò che successe è esattamente questo: il sottoscritto editore di Telesud, dopo aver richiesto per ben 3 volte, assieme al direttore responsabile dell’epoca, di verificare ad un proprio giornalista (fra l’altro, notoriamente non l’ultimo arrivato…) fonte ed attendibilità della stessa su una notizia che era insistente nel tam tam social, e non solo, – ovvero la presunta iscrizione nel registro degli indagati di Rino Giacalone – lasciò libertà di scriverla senza condizionamenti. Chiaramente, poi, visto “gli attacchi” che ricevemmo, soprattutto dal mondo antimafia, mi sentii in dovere di “tutelare pubblicamente” la redazione dopo aver spiegato “il perchè di una scelta”. “Oggi quella libertà – che comunque rivendico come massimo responsabile del Gruppo Editoriale che guido da oltre 17 anni…- mi è valsa la prima (durissima) condanna – che tuttavia sono fiducioso – conclude Marino – venga ampiamente riformata in Appello – addirittura tanto quanto lo stesso materiale estensore della notizia.” (ANSA).
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29 Settembre 2020, 18:30