Cuffaro: “I termovalorizzatori? | Magari fossero stati realizzati”

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27 Novembre 2019, 16:43

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PALERMO – “Il piano dei rifiuti approvato dal mio governo è l’unico piano in vigore in Sicilia. I termovalorizzatori? Se fossero stati realizzati la Sicilia non sarebbe ridotta a una pattumiera, i comuni non sarebbero in dissesto e i cittadini pagherebbero di meno”. A dirlo è stato Totò Cuffaro tornato a Palazzo dei Normanni per rispondere alle domande della Commissione Antimafia, presieduta da Claudio Fava, sulla gestione dei rifiuti durante il suo governo.

L’ex presidente della Regione, in maglione blu, ha citato atti, ricostruito storie e qualche volta risposto non ricordo, spesso si è animato. Nelle sue parole c’è, però, in generale, la difesa delle scelte del suo governo e l’accusa verso chi è venuto dopo di lui. “Non nego – ha detto – che avevamo l’interesse politico a che si realizzassero i termovalorizzatori, perché erano nel nostro programma elettorale”. E poi ha aggiunto: “Il governo venuto dopo il mio è intervenuto vantando di avere bloccato la realizzazione dei termovalorizzatori. Questi erano però gli stessi che stavano al governo con me e che nel programma elettorale avevano la realizzazione dei termovalorizzatori. Era vero, però, esattamente il contrario: il malaffare e l’illegalità si annidano nelle discariche”.

La narrazione dell’ex presidente della Regione parte dalla ricostruzione di quanto è accaduto durante il governo Capodicasa quando furono approvati due piani. Uno redatto sulla base del mandato del vicecommissario all’emergenza ai rifiuti Lo Giudice e l’altro redatto dall’allora consulente del presidente della Regione Aurelio Angelini. “Il nostro piano presentato il 12 dicembre 2002 – ha poi raccontato Cuffaro – fu approvato dal governo nazionale e dell’Unione europea. Questo è l’unico piano rifiuti fatto in Sicilia. In quell’occasione la Commissione europea espresse apprezzamento”.

L’audizione della commissione Antimafia ha ruotato attorno ai termovalorizzatori, alla gestione di alcuni incarichi dirigenziali e al tema delle discariche. Spesso, come detto, l’ex governatore ha approfittato per realizzare una vera e propria difesa politica. A Claudio Fava che gli chiedeva puntualizzazioni sulla gara d’appalto, Cuffaro ha risposto ricordando le cause della procedura d’infrazione. “Il piano era determinato dall’ordinanza del governo nazionale che riteneva che le gare dovessero essere fatte come concessione per servizi dei rifiuti piuttosto che come appalto di servizio. L’ordinanza prevedeva di potere andare in deroga ma noi non siamo andati in deroga. Per la concessione dei rifiuti le regole di pubblicazione erano differenti dalla gara di servizi perché l’intero bando non andava pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea. Andava pubblicato solo in estratto. La procedura d’infrazione si concentrò su questo tema”. Poi il presidente della Commissione antimafia ha chiesto se le convenzioni fossero state approvate senza la presentazione dei certificati antimafia.

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Altro tema sollevato dalla commissione antimafia è quello contenuto nell’ordinanza di archiviazione nel processo per corruzione a carico di Cuffaro su queste gare e in alcune decisioni del Tar. Secondo gli atti la spartizione del territorio regionale fra le imprese vincitrici sarebbe stata talmente precisa da far pensare che fu fatta a tavolino. La risposta di Cuffaro è stata secca: “Questa gara non fu mai contestata. Dentro le aggregazioni d’impresa che parteciparono alla gare c’erano le più grandi aziende del settore”.

Il discorso è poi passato al tema delle discariche e l’ex governatore ne ha approfittato per ricordare quanto era stato approvato dal suo governo. “La media del costo di smaltimento accettata dai Comuni e dalle Ato – ha affermato Cuffaro – era pari a 74 euro mentre oggi per portare i rifiuti in discarica sono necessari oltre 200 euro. Tutti costi che si scaricano sulle tasche dei cittadini. malaffare si annida nelle discariche”.

L’ex presidente della Regione è stato poi sentito sul numero dei termovalorizzatori. “Per la loro realizzazione la Regione non metteva un euro. Realizzandone quattro si evitava che i rifiuti viaggiassero da un capo all’altro della Sicilia. Inoltre avevamo previsto un contratto di solidarietà in modo tale che se un impianto si fosse fermato il sistema non sarebbe andato in crisi. Quello di cui stiamo parlando – ha poi aggiunto – è la causa remota di quello che oggi sperimentiamo. La mancata realizzazione dei termovalorizzatori ha fatto diventare la Sicilia una pattumiera, mandato in dissesto finanziario i nostri comuni dato che per gli enti i costi non sono sopportabili. Il debito degli Ato – ha concluso – nel 2008 era 38 milioni, poco più di 400 milioni nel 2012. Questo debito oggi vale un miliardo e mezzo”.

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27 Novembre 2019, 16:43

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