08 Aprile 2017, 14:32
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CATANIA. È stato il tema della cultura a tenere banco quest’oggi in occasione del terzo appuntamento de il “Tempo della Raccolto”, il ciclo di eventi tematici organizzato dal Comune di Catania a Palazzo Platamone. Un momento soprattutto per tracciare un bilancio alla luce di quanto fatto, senza però tralasciare i progetti ancora da realizzare. Insomma, soddisfazione, sì, ma anche spirito critico nel guardare alle problematiche irrisolte. Ad intervenire personalità illustri del mondo della cultura, delle istituzioni e dell’Università. Coloro che ogni giorno hanno lavorato in stretta sinergia per portare avanti i progetti culturali per la città.
E i primi dati emersi – nell’incontro moderato dal giornalista Andrea Lodato – non potevano che essere i numeri registrati in città nell’ultimo paio d’anni. “Oltre quindici milioni di euro di investimenti, – ha evidenziato il sindaco di Catania, Enzo Bianco – il numero dei visitatori dei musei comunali quadruplicato fino a superare quota centomila, quindici Notti dei Musei con 148 partner e un totale di 145.000 partecipanti, l’Estate in città che – contando anche il festival I-Art -, ha fatto registrare 141.000 spettatori e 530 spettacoli dal 2014 al 2016. Numero che danno dimostrazione che Catania è una città che non si mangia. Ma è una città nuova quello che viviamo con gente in fila di notte davanti ai musei”.
Ad incalzarlo l’assessore ai Saperi, Orazio Licandro, “Mai prima d’ora, nella storia amministrativa di Catania, si era investito tanto in questo settore: abbiamo allineato Catania ad altre città con una vita culturale significativa e questo ha portato a una nuova, diffusa sensibilità verso la cultura”.
Fra i primi interventi quello di Giorgio Pace, commissario straordinario del Teatro Stabile che ha parlato della recente approvazione del nuovo statuto del teatro. Una rivoluzione destinata ad avviare un nuovo corso per la vita dell’ente di prosa più antico di Catania. A seguire le parole di Giancarlo Magnano San Lio, prorettore dell’Università degli studi di Catania che parlato di “risveglio della città”. E cita qualche esempio: “Il monastero dei Benedettini è stato sede di grandi iniziative ultimamente. Si tratta di perfette dimostrazioni di come si possano coniugare eventi della città e patrimonio culturale. L’università ha un compito sociale, di apertura verso la città”.
Insomma, una stagione nuova per la città di Catania favorita da una strategia intelligente e partecipata, oggi riconosciuta da tutti gli intervenuti. Non è mancata una rapida carrellata degli eventi culturali realizzati: Capodanno in piazza, da Bregovic fino alla Notte della Taranta con Carmen Consoli, dei concerti come quello di Ligabue, e delle grandi mostre, per citarne qualcuna da Artisti di Sicilia, Diva Agata, Terzo Pilastro, Picasso, Chagall, Warhol alla recente Escher.
Esperienze importanti frutto della sinergia stabilità dai vari player, a partire dalle istituzioni, università e artisti. Circostanza che per molti rappresenta un taglio col passato. Ma c’è chi rimane vigilie pur apprezzando quanto fatto. È il caso di Antonio D’Amico, segretario generale della Fistel Cisl, nonchè membro dell’orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania. “Il sindacato ha sempre una vena polemica, ma oggi cerchiamo di fare il sunto. Molte iniziative da parte nostra sono state ampiamente accettate, siamo ‘contenti’ di ciò che è accaduto a Catania, ma con cautela. Sicuramente c’è la volontà e la sinergia di cambiare. Il teatro Bellini, per noi è oggi rinato grazie a una nuova amministrazione e all’intervento delle istituzioni. Viviamo in una città dove spesso non ci accorgiamo della bellezza che ci circonda. Il valore dei lavoratori del teatro Bellini è riconosciuto in tutto il mondo. Credo che cultura e istruzione, come diceva qualcuno che morì in un terribile attentato di mafia siano la migliore arma che abbiamo a disposizione”, ha concluso D’Amico.
A seguirlo a ruota il sovrintendente del Teatro Massimo Bellini, Roberto Grossi. “Abbiamo fatto tanto, – ha precisato – affrontando problemi ed emergenze tra bilanci approvati e situazioni finanziarie complesse. Occorre guardare in alto cercando di superare le difficoltà e fissando una metà. Il nostro piano strategico guardava proprio al problema dei bilanci non approvati che risalivano al 2012, zero manutenzione, zero comunicazione. Abbiamo cercato di recuperare il pubblico incrementando l’offerta, le alzate di sipario sono aumentate da 85 a 170 volte all’anno e abbiamo superato i 100 mila spettatori su una media nazionale di 71 mila, per dare qualche dato”. E aggiunge: “abbiamo meno personale e meno risorse pubbliche ma siamo comunque riusciti ad aumentare la produttività riducendo costi fissi, incrementando le nostre entrate e instaurando collaborazioni del tutto nuove. Come le collaborazioni con lo Stabile, con l’ accademia di belle arti, con l’università, con la Amt, il Massimo di Palermo. Il progetto del festival del teatro Bellini è stato di recente approvato dal ministero e otterremo un piccolo finanziamento spalmato in tre anni. A Catania la cultura non è solo una ramo, ma parte integrante della vita della città Il Bellini. Noi ci stiamo muovendo in questa direzione cercando di abbattere la burocrazia facendo i conti con la crisi”.
Entusiasta il presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Catania, Virgilio Piccari. “Dal giugno 2013 finalmente l’Accademia ha trovato nell’amministrazione un interlocutore grazie al quale riesce a portare avanti progetti e iniziative. Siamo riusciti ad aprire laboratori di restauro, e crescere dando vita a numerose attività. l’Accademia di Belle Arti di Catania – ha spiegato Piccar – oggi può confrontarsi con accademie importanti secolari, sta per compiere i 50 anni dalla nascita. L’auspicio è quello di continuare con questo spirito”.
A lavoro in questi anni anche Giuseppe Anfuso, direttore del Festival di IArt. “Quando sono stato chiamato a dirigere il festival e di IArt mi sono trovato davanti un progetto vecchio di tre anni. Ma lavorando in sinergia con l’assessorato e i funzionari abbiamo rinnovato il progetto per renderlo più aderente al mutato profilo della città. Abbiamo dialogato con tutte le identità culturali della città, conservatorio, teatro, accademia, cosa che non accadeva da tempo. Il risultato è stato significativo: spettacoli dal vivo, film proiettati, eventi di varia natura, musica, teatro di prosa, coinvolgendo numerosi gruppi, la maggior parte provenienti dal territorio. Non ultimo l’allestimento dei silos al Porto reso possibile grazie al contributo dato da artisti proventi da diverse parti del mondo. Tutto ciò è la dimostrazione che è possibile realizzare grandi cose pur disponendo di risorse esigue: Basta sedersi attorno un tavolo con gli uomini giusti. E credo questi a Catania ci siano”, ha concluso Anfuso.
Infine, Bianco e Licandro parlando dei progetti in cantiere. ” Abbiamo allineato Catania ad altre città con una vita culturale significativa e abbiamo ricostruito immagine e reputazione. Questo ci ha consentito di varare uno dei più importanti progetti, che, con due milioni e seicentomila euro, ci consentirà di realizzare a Catania una sezione del prestigioso Museo Egizio di Torino con i reperti provenienti da Tebtunis. Come anteprima, già nel prossimo mese di dicembre, proporremo nello spazio espositivo che ospiterà i reperti, una mostra su Ernesto Schiaparelli, storico direttore dell’Egizio, dal titolo ‘Dalle Sabbie al Museo’. E c’è poi il grande progetto sul Castello Ursino: un finanziamento di oltre sei milioni di euro consentirà di realizzare un nuovo deposito permettendo di creare un nuovo Piano espositivo anche sfruttando il nuovo collegamento verticale”.
Licandro ha illustrato i piani – in parte già avviati e comunque finanziati – che agiranno da effetto moltiplicatore sull’offerta culturale di Catania attraverso le nuove tecnologie: il Museo virtuale della Musica realizzato nel Palazzo Gravina-Cruyllas grazie al progetto BellinInRete, da quasi un milione di euro; il progetto Museo della Città, finanziato con un milione di euro, con VivereCatania, spazio museale per conoscere e sperimentare, grazie al digitale, la città attraverso i quattro elementi naturali e i cinque sensi; il progetto Diffondo, che con un milione di euro permetterà la digitalizzazione e la diffusione sul web dei 18.000 preziosi volumi del Fondo dei Benedettini e delle Biblioteche Riunite Civica e Ursino Recupero”.
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