01 Dicembre 2019, 19:31
4 min di lettura
PALERMO – La lite, l’inseguimento, le coltellate, il corpo ritrovato nelle campagne. Sono i “frame” dell’ultimo film dell’orrore che ha come protagonista una donna in Sicilia. Immagini che parlano di estrema violenza, di una vita spezzata troppo presto e per mano di un uomo. Stavolta non si tratta del marito o del compagno geloso, ma di un uomo, Antonino Borgia, con cui la giovane aveva una relazione. Lo stesso a cui aveva rivelato di essere incinta e che dopo il delitto ha confessato agli inquirenti di avere un rapporto extraconiugale con la ragazza, a cui ha sferrato dieci coltellate, come l’autopsia ha confermato.
“Ana era una ragazza libera”, ha detto nei giorni scorsi la famiglia Di Piazza, aggiungendo che “nessuno ha il diritto di giudicare. Bisogna soltanto portare rispetto a noi che l’abbiamo amata e che continueremo ad amarla”. Parole di dolore profondo che arrivano da Giardinello, nel Palermitano, dove la ragazza originaria della Romania era cresciuta dopo essere stata adottata, a quattro anni. Il suo è l’ottavo femminicidio nell’Isola, un tragico record che rende ancora più grave il trend a livello nazionale, in cui si registra un aumento continuo del numero di donne uccise e maltrattate.
In occasione della Festa internazionale contro la violenza sulle donne sono stati diffusi i dati più recenti: Ana è stata la 95esima vittima in Italia. Le iniziative sono state decine anche in Sicilia e poche settimane fa a Palermo si è anche costituita la Rete Antiviolenza Carabinieri, composta da trenta militari che fiancheggeranno i colleghi delle stazioni della provincia, per far fronte ai numerosi casi e dare sostegno alle vittime.
Nel drammatico bilancio c’è anche Angela Stefani, la donna di 48 anni scomparsa a Salemi, nel Trapanese, il 19 gennaio scorso. Per il suo omicidio, a distanza di nove mesi è stato arrestato il compagno, Vincenzo Caradonna: in base a quanto ricostruito, lei voleva lasciarlo, ma lui non avrebbe accettato la separazione, al punto da ucciderla con una violenza inaudita e di nascondere il corpo. Una relazione in frantumi e la separazione avviata sarebbero state anche alla base di un altro caso che si è verificato ancora una volta in provincia di Trapani. A Castelvetrano per la precisione, dove una coppia, Rosalia Lagumina, casalinga di 48 anni, e Luigi Damiani, idraulico di 60 anni, è stata trovata senza vita dai vigili del fuoco. I due corpi sono stati rinvenuti nell’abitazione in cui l’uomo ha sferrato le coltellate mortali alla moglie, suicidandosi subito dopo.
E anche Elvira Bruno voleva lasciare il marito, ma invece ha perso la vita: aveva 53 anni ed è stata uccisa in centro a Palermo, nella loro abitazione a pochi metri dalla stazione Notarbartolo: lui l’ha strangolata, poi ha chiamato la polizia. Un’altra storia drammatica è quella di Simone Cosentino e Alice Bredice. Lui, poliziotto in servizio alla sezione Volanti della Questura di Ragusa, ha impugnato la sua pistola e ha sparato alla donna nel sonno. Poi ha rivolto l’arma contro se stesso. Avevano 42 e 33 anni, una coppia giovanissima che aveva avuto due bimbe e che non avrebbe mai manifestato segnali di malessere. Al punto che Cosentino, poche ore prima dell’inspiegabile omicidio-suicidio, aveva scritto un messaggio d’amore su Facebook, alla moglie: “Ti ho dedicato tutta la mia vita, ti amo”. Si trattava in realtà di parole d’addio.
Pure Filippo Marraro, reo confesso dell’omicidio di Catenanuova, si è rivolto ai social dopo aver ucciso la donna: “Scusami, ma non posso venire al raduno, ho ammazzato mia moglie”, ha scritto ad un amico dopo la violenza. Nicoletta Indelicato, accoltellata e bruciata a Marsala, è un’altra vittima della ferocia. Per l’omicidio, avvenuto a Marsala, sono stati arrestati Carmelo Bonetta, reo confesso, e l’amica Margareta Buffa.
E se il delitto di Ana coinciderà con la vigilia della festa internazionale contro la violenza, quello di Alessandra Musarra sarà ricordato per la Festa delle Donne. Era il 7 marzo scorso quando fu massacrata nella sua camera da letto, a Messina. Aveva 25 anni. Per il suo omicidio è finito in manette il fidanzato, Cristian Ioppolo, fermato dopo il delitto. Ma ci sono tante violenze ancora senza colpevoli, senza denuncia, che prendono vita e vanno avanti nel silenzio. Altre non sfociate in tragedia per puro caso, o per il coraggio che finalmente prende il sopravvento.
E’ il caso di una donna palermitana finita all’ospedale con il anso rotto e fratture in diverse parti del corpo, dopo l’ennesima aggressione da parte del marito. I soccorritori sono stati avvisati dalle forze dell’ordine a cui ha chiesto aiuto, disperata. L’ennesima lite era nata perché l’uomo le aveva chiesto nuovamente dei soldi. Soldi che avrebbe prelevato dalla carta del reddito di cittadinanza ottenuta dalla vittima. Anche una giovane della Kalsa, nel centro storico della città, è stata trasportata al pronto soccorso dopo essere stata picchiata dal compagno che pretendeva i soldi per comprare alcol e giocare alle slot machine. Lei avrebbe subito le violenze anche mentre era incinta, un calvario diventato insostenibile per le continue richieste di denaro. Ma le uniche entrate economiche della coppia erano il bonus bebè e, anche in questo caso, il sussidio dello Stato. L’ennesimo “no” è quasi costato la vita alla ragazza, che poi ha denunciato l’uomo e raccontato il suo incubo, facendolo arrestare.
Pubblicato il
01 Dicembre 2019, 19:31