Da anatroccolo rosa a cigno azzurro |L’Italia scopre il talento di Vazquez

di

23 Marzo 2015, 08:30

3 min di lettura

PALERMO – Kiev, 1° luglio 2012. Federico Balzaretti subentra a Chiellini nella finale dell’Europeo che l’Italia perderà contro la Spagna con un rotondo 4-0, ed in quel momento sarà l’ultimo giocatore a rappresentare il Palermo con la maglia azzurra della nazionale maggiore. Due anni e otto mesi dopo, quasi nove, il club di viale del Fante riporta un proprio alfiere alla corte della nazionale quattro volte campione del Mondo. Strano per una società che, da quando è tornata stabilmente in massima serie, ha sempre dato ai vari commissari tecnici del buon materiale a cui attingere. Dai quattro “mondialisti” di Germania 2006 ad altri elementi dimostratisi validi anche per l’Italia, fino appunto al 2012, anno disgraziato per il Palermo.

Ancor più strano che ad interrompere questo trend non sia un italiano, ma un argentino. Franco Vazquez regalerà a Palermo e al Palermo una gioia che mancava da troppo tempo e che sarebbe potuta arrivare prima, se Dybala avesse accettato di indossare l’azzurro prima di una chiamata albiceleste. Un dilemma che poteva riguardare anche Vazquez, che invece è stato chiaro sin dall’inizio: argentino sì, ma con madre italiana. Dunque se l’Italia chiama la risposta è sì. Così è stato e non c’è alcun rimpianto, anzi. La felicità di Vazquez per aver raggiunto questo traguardo è evidente, anche se arrivato dopo una partita deludente come quella col Chievo e dopo l’ennesima traversa colpita in campionato. Una sfortuna che non può scalfire l’entusiasmo per poter essere parte di una delle nazionali più importanti della storia del calcio.

Conte lo ha scelto perché, in realtà, il movimento calcistico italiano ha smesso di produrre fantasisti. Il ricorso agli oriundi, data la crisi del talento italiano, è praticamente obbligatorio. Non che il commissario tecnico sia uno che faccia follie per giocatori con quelle caratteristiche, anzi: in tutte le esperienze da allenatore, Conte ha sistematicamente evitato di schierare l’uomo tra le linee, prediligendo gli esterni e le mezzali come uomini di inserimento, ma in nazionale si trova obbligato a rivedere le carte. È per questo che si affida spesso a Candreva, giocatore che può coprire sia il ruolo di trequartista che di mezzala, oltre che di esterno all’occorrenza, ed è con ogni probabilità questo il compito che verrà richiesto a Vazquez, ovvero giocare tra le linee fungendo però da mezzala.

Articoli Correlati

Altra ipotesi, non meno probabile, è quella di vedere un Vazquez più avanzato. Lo stesso Iachini, in realtà, lo considera più un attaccante che un trequartista, salvo poi fare i conti con la reale posizione in campo del Mudo. Dietro la punta, ad orchestrare l’azione d’attacco e ad aspettare eventuali inserimenti di Rigoni o Barreto. In azzurro potrebbe invece diventare a tutti gli effetti la seconda punta, da affiancare ad un Pellé, un Gabbiadini o ad un Immobile. Tutti attaccanti dalle caratteristiche diverse, ma senza dubbio compatibili con l’oriundo del Palermo, come già dimostra la sua convivenza sia con Dybala che con Belotti, o con Hernandez e Lafferty, andando a ritroso nel tempo.

A Conte dunque la decisione sul ruolo. La lista diramata nella serata di sabato dice chiaramente attaccante, ma significa ben poco. L’unica certezza è che il Palermo torna a riassaporare il prestigio della maglia azzurra. Un’opportunità per Vazquez e per lo stesso club, che vede aumentare ulteriormente il valore di un giocatore già appetito dalle big italiane e non solo. Ma prima di pensare alla valutazione o al mercato, c’è da ricordare quanta fatica ha fatto Vazquez per potersi anche solo ritagliare uno spazio a Palermo. Una convocazione che completa una rivalsa già ampiamente compiuta nei confronti di chi non lo ha mai considerato. Quando a riconoscere il tuo talento sono un allenatore che ha vinto quattro campionati di B e uno che ha vinto tre scudetti, il resto può anche non contare.

Pubblicato il

23 Marzo 2015, 08:30

Condividi sui social