Da Arcore stroncatura per Grasso | “È stato lui a silurare Berlusconi”

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09 Dicembre 2016, 13:18

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PALERMO – Grasso non può essere una garanzia. E Alfano presto potrebbe scendere dal carro. E così, ecco che dalle consultazioni del presidente siciliano Sergio Mattarella, i volti del presidente del Senato e del Ministro dell’Interno uscente rischiano di venir fuori un po’ più sbiaditi, potrebbero risultare ai margini del grande gioco del governo che verrà.

Quello di Piero Grasso era stato indicato come il nome di garanzia, nel caso di un mancato reincarico a Renzi: uomo delle istituzioni, avrebbe potuto guidare la difficile transizione verso le nuove elezioni. Un cammino, però, che avrebbe senso solo se a intraprenderlo fossero tutte o – visto il netto veto di grillini e Salvini – la maggior parte delle forze politiche in parlamento. Anche per trovare una intesa difficile sulla legge elettorale.

Ma il profilo “garantista” di Piero Grasso è stato decisamente offuscato da una presa di posizione nettissima de “Il Giornale”, quotidiano che rappresenta pensieri e parole dell’area del centrodestra che fa capo a Silvio Berlusconi. E dalle pagine del giornale, il ricordo delle prese di posizione di Grasso in occasione del voto in parlamento che avrebbe fatto decadere Silvio Berlusconi per l’applicazione della legge Severino. In quell’occasione, racconta il Giornale, l’operato di Grasso di contraddistinse per una fretta eccessiva, per una impermeabilità a ogni sollecitazione e a ogni possibile dubbio ad esempio sulla retroattività della norma. Persino alla decisione di rendere palese quel voto, impedendo l’espressione segreta dei parlamentari. “Silvio Berlusconi doveva decadere e decadde”, ricorda Il Giornale. “Grasso – annota il quotidiano – spinse fuori dal sacro perimetro il Cavaliere come un prodotto scaduto, fra gli applausi di una parte e le ire dell’altra. Nessuna sintesi, nemmeno un sussulto, solo un’applicazione formalmente corretta e notarile del compito assegnatogli. Berlusconi fu allontanato dall’emiciclo che a lungo aveva dominato e non per via popolare. Oggi lo stesso Grasso potrebbe bussare dalle parti di Arcore, accreditandosi come premier di garanzia, in equilibrio fra istanze e spinte diverse. Una metamorfosi spettacolare: per carità, il presente non è mai la fotocopia del passato, ma gli spartiti fin qui eseguiti hanno solo incupito il Paese senza riscattarne lo spirito”. Difficile, se non impossibile, insomma, che sul nome dell’ex giudice del Maxiprocesso possa piovere il Sì di Forza Italia.

E per un siciliano che arretra, eccone un altro che rischia di rimanere ai margini. Dalle parti della tappezzeria della politica, col più classico dei cerini tra le dita. Angelino Alfano dopo il tentativo di fare la voce grossa (“Andiamo subito al voto”) e dopo aver corretto la mira affidandosi alla saggezza di Mattarella, oggi corre il grosso pericolo di rimanere fuori da tutto. Fuori dal governo che verrà, ovviamente, e che potrebbe nascere da larghe intese che potrebbero fatalmente far restringere il suo orizzonte politico. Anche a causa della gestione del fenomeno immigrazione, dalla enorme valenza politica ed elettorale e che vede il Ministro come uno dei protagonisti negativi per una buona fetta del parlamento. Senza contare scandali e scandalicchi, da quello dell’assunzione del fratello alle Poste, passando per le inchieste che riguardano fedelissimi di Angelino, dal sottosegretario Giuseppe Castiglione al coordinatore di Ncd in Sicilia Francesco Cascio.

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E dalla barca sempre meno affidabile di quella “Alleanza popolare” che cullava il sogno di far rinascere un centro fatto di tanti centrini, intanto è sbarcato l’Udc di Cesa, sempre più orientato verso la “casa d’origine” del centrodestra.

“Se accetto un nuovo incarico – disse non a caso Matteo Renzi alla direzione del Pd – mi diranno che è il quarto governo non scelto dai cittadini, frutto del trasformismo di Alfano e Verdini”. Pochi minuti prima, una appena accennata apertura alle parole di Pisapia (“Solleva questioni non banali”). E così, l’Huffington post ha provato ad approfondire. “Renzi – scrive il giornale – sta valutando intese con quella che definisce ‘la sinistra non ideologica’, quella dell’ex sindaco di Milano che si è schierato per il sì al referendum e ora offre a Renzi un’alleanza a patto che molli Alfano e Verdini. ‘Perché no?’, spiega un renzianissimo. ‘Se si va al voto, non ci interessa né di Alfano, né di Verdini’”, l’indiscrezione dell’Huffignton.

Anche perché, nel frattempo sono scesi in campo i veri democristiani. Tratteggiati in un articolo del Corriere della Sera: da Dario Franceschini a Paolo Gentiloni, passando per Enrico Letta e Graziano Delrio. Democristiani di seconda generazione, ovviamente. Mentre più Dc può essere rintracciata nella storia del presidente Mattarella. Che nel Sicily game del governo, vede sempre più lontani i volti degli altri siciliani Grasso e Alfano.

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09 Dicembre 2016, 13:18

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