10 Ottobre 2018, 14:15
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PALERMO – Cinque colpi, tre tentati due messi a segno. Sono le rapine contestate ai dodici componenti della “banda delle bionde”, un secondo gruppo rispetto a quello smantellato a dicembre, a cui però avrebbero fatto capo, Onofrio Bronzellino e Cesare Unnieri, già detenuti. Quest’ultimo, dopo l’arresto, era stato sostituito da Vincenzo Bronzellino.
Un’organizzazione che “agiva in modo militare”, come ha precisato il colonnello Antonio Caterino, comandante del gruppo carabinieri di Palermo: “Chi entrava in azione aveva un’alta specializzazione, agiva in maniera violenta, al punto da immobilizzare con fascette i polsi delle vittime che venivano poi sequestrate. Come nel caso dell’assalto a Capaci, il colpo dal quale partirono le indagini della Procura. Il 4 Settembre 2017, in viale Kennedy, tre uomini bloccarono un camion del centro distribuzione tabacchi.
Uno dei malviventi salì a bordo costringendo l’autista a raggiungere via Riccione a Carini, mentre l’altro fattorino fu sequestrato e fatto salire su una Lancia Y e liberato a Palermo, in Via Antonino Ugo. Ogni colpo veniva ben pianificato con ruoli, competenze e modalità dell’agguato. Come nel caso della rapina nella zona di Villagrazia, durante la quale fu pure rubata la pistola ad una guardia giurata che scortava il furgone carico di tabacchi: Bronzellino, dopo aver minacciato l’addetto alla sicurezza, lo costrinse a salire su una Citroen rubata, impossessandosi della sua Beretta con tredici colpi.
L’assalto però andò in fumo, perché la guardia giurata reagì mettendo in fuga i malviventi. Gli autori, in base a quanto accertato dai carabinieri della compagnia di San Lorenzo, sarebbero stati, oltre ad Onofrio Bronzellino, Roberto Ferrante, Giuseppe Corrao, Serafino Ferrara. I componenti della banda, a bordo di macchine rubate, avrebbero svolto il ruolo di vedette.
Nel piano dell’organizzazione era previsto anche il ruolo di due persone che avrebbero dovuto portare via il carico: Manuel Patricolo e il suocero, Michele Parlatore. Il giorno dell’arresto sono stati fermati a bordo di un furgoncino. A partecipare alle attività della banda, pur rimanendo al di fuori dell’associazione, Giuseppe Ragusa, che forniva un furgone per il trasbordo della merce.
Gli arresti di dicembre avevano scoraggiato la banda, dopo alcuni mesi, però, pronta a riorganizzarsi con nuovi membri, come Giovanni Scalavino e Carmelo Mattarelli. Le basi operative erano ancora una volta un bar e alcune aree di servizio, dove venivano pianificati i vari colpi che avrebbero fruttato più di un milione di euro. Proprio nei pressi di un distributore di benzina, il gruppo si era incontrato prima della rapina al furgone dei tabacchi a Termini Imerese: il colpo, che fu tentato a bordo di un furgone delle onoranze funebri, fu sventato dai carabinieri e finirono in manette sei persone.
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10 Ottobre 2018, 14:15