Il secondo pizzino è per il Pd| “Come gli ultimi giapponesi”

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16 Settembre 2013, 13:32

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PALERMO – Non fa nomi, Crocetta. Ma il secondo “pizzino della rivoluzione” sembra una bordata indirizzata ad Antonello Cracolici, e, magari, anche ad Angelo Capodicasa. “Io considero il Pd come un ospite? – affonda Crocetta – Mi chiedo come mai alcuni dirigenti di partito credono di essere ‘più dirigenti’ di me?”.

Le tensioni non si spengono. Il rimpasto probabilmente si allontana e si restringe un po’. Ma l’impressione è che qualcosa, alla fine, si farà. Il governatore ha accolto (o avanzato, dipende da che parte si guardi la faccenda) la richiesta di un ampio vertice di maggioranza. Da fissare già in queste ore. L’obiettivo, appunto, da un lato pare quello di “sfiancare” gli alleati che chiedono un ritocco, agendo secondo i più “classici” metodi del “temporeggiatore”, dall’altro quello di ridurre notevolmente l’estensione di quel rimpasto. Come dire: un incontro tra gli alleati, che porterà inevitabilmente alla contemporanea e massiva richiesta (esclusa in partenza dal governatore) di nuovi innesti in giunta, potrebbe condurre tutti quanti verso più “sobrie” aspettative.

Tre-quattro sostituzioni. Potrebbe quadrarsi lì il cerchio. Un compromesso utile a consentire un po’ a tutti di autodefinirsi vincitori in questa trattativa. “Il presidente – insiste infatti il capogruppo Pd Baldo Gucciardi – non ha posto né veti né pregiudiziali. E non ha assolutamente detto ‘no’ alle richieste di un governo più autorevole”.

Ma il governatore sembra iniziare a divertirsi molto in questo balletto. E il suo compiacimento sembra emergere dai nuovi “pizzini” pubblicati su Facebook. Dove spiega di essere “un gatto pronto a graffiare”. E dove, oggi, racconta una vecchia storia per descrivere fatti freschissimi. “Chi è più patriota – dice – degli ultimi soldati giapponesi? Dopo almeno 30 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, li hanno ritrovati nelle foreste armati di fucile, pugnale, elmetti con le foglie, pronti a sparare sul nemico. Solo che il nemico non c’era più perché c’era la pace e che il nuovo modo di essere patrioti non era più combattere in guerra ma quella di costruire intese, rilanciare l’economia, costruire un tessuto democratico nuovo, un rapporto nuovo con i cittadini. Cosí oggi, – prosegue – mentre la realtà ci chiede di essere tutti quanti più responsabili, di lavorare per la ripresa economica, per l’occupazione, di dialogare anche in modo diverso tra forze politiche differenti, di costruire un nuovo rapporto tra partiti e cittadini, c’è chi pensa ancora che essere dirigente di un partito significa solo rappresentare una parte, appunto partito”.

E l’obiettivo di Crocetta appare più chiaro qualche riga sotto: “Nel nostro paese – scrive infatti – nessuna delle parti è maggioranza ed è costretta a ragionare con gli altri, ma i partiti al loro interno hanno più parti, aree, sensibilità culturali e, ogni parte, pretende sempre di avere la verità. L’ultima di stamane – ecco l’affondo – è che io tratterei il Pd come un ospite. E io di quale partito faccio parte? Che titolarità hanno altri dirigenti del Pd a sentirsi più dirigenti e più rappresentativi di me? Sicuramente ce l’hanno il capogruppo, il segretario, ma non penso che un qualsiasi dirigente possa ergersi a rappresentare un partito”.

E il riferimento al “capogruppo” e al “segretario” porta dritti (anche lavorando ‘ad esclusione’) proprio a Cracolici, in effetti presente in tutte le tappe che hanno scandito finora il dialogo acceso tra governatore e big siciliani del partito. “E’ un gioco surreale, – insiste Crocetta – con il quale si vuole continuare a dettare, in maniera fittizia, l’agenda delle istituzioni portando avanti la guerra da ultimi giapponesi. Solo che io sono un uomo di pace e delle istituzioni e le rappresento legittimamente. Sono anche anche un uomo di partito e leale verso il mio partito, ma credo che oggi il modo di fare politica sia diverso rispetto all’800. Il partito dialoga con la società e con essa si confronta, è il nuovo patriottismo che abbandona le armi”.

Ma al di là dei riferimenti “storici”, il tema del rimpasto rimane di grande attualità. “Abbiamo concordato col presidente – spiega il capogruppo Pd Gucciardi – di avviare i colloqui che porteranno a una riunione di maggioranza. Noi non chiediamo un rimpasto troppo esteso. Ma qualche aggiustamento utile a rendere la maggioranza più coesa. E dal presidente non abbiamo ricevuto né veti né pregiudiziali”. Nemmeno, pare, sull’ingresso dei deputati in giunta.

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16 Settembre 2013, 13:32

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