15 Maggio 2018, 18:54
7 min di lettura
PALERMO – “Ci avevamo creduto tutti”, dice a un certo punto Marco Venturi. Avevano creduto tutti alla “svolta” impressa da Antonello Montante alla Confindustria siciliana. Un’associazione che, in un modo o nell’altro, ha influenzato l’attività dei governi regionali almeno negli ultimi sette anni, anche entrando nelle giunte. E proprio Venturi, a esser precisi, è il primo segnale evidente di un rapporto diretto con l’amministrazione pubblica, al di là dei “buoni rapporti” che Montante avrebbe avuto, nel corso degli anni, con altri politici di spessore come Totò Cuffaro o Gianfranco Miccichè.
Con Venturi si apre infatti l’era della Confindustria al governo. Direttamente, senza filtri, senza infingimenti. Venturi era un big già allora. Lo sarà a lungo, fino allo “strappo” con Montante, fino alla frattura interna agli industriali. Anzi, è l’allora assessore alle Attività produttive del governo Lombardo a intestarsi la battaglia per la creazione dell’Irsap, il mega-ente che avrebbe dovuto mettere insieme le Asi da liquidare, insieme ai loro patrimoni. Molto, a pensarci bene, passa proprio da lì. Un ente della discordia, l’Istituto regionale per le attività produttive, presto sintomo di una malattia incombente. È Venturi a scegliere come commissario di alcune Asi in liquidazione, per poi aprire la strada al vertice del nuovo ente ad Alfonso Cicero. Entrambi, in un primo momento quindi amici e fedelissimi di Montante. Poi, grandi accusatori di un sistema nel quale, diranno sostanzialmente nel corso di conversazioni intercettate, non si riconoscevano più: loro andavano dritti per una strada, Montante ne avrebbe percorsa una parallela.
Crocetta e l’ente della discordia
È proprio sul caso Irsap che si “rompe” il matrimonio di governo con Lombardo che aveva avuto, tra i sacerdoti, il senatore Beppe Lumia. La scelta del governatore di Grammichele di nominare un’altra dirigente (Luciana Giammanco) al posto di Cicero, porterà Venturi all’addio alla giunta. Ma la storia della Confindustria al potere non si sarebbe interrotta. Anzi, sarebbe ricominciata nella maniera più paradossale. Prendendo parte al governo formato da chi ha annunciato ai quattro venti, la “rottura” col sistema su cui si reggeva il governo precedente. E invece, Confindustria esce dalla giunta di Lombardo ed entra senza alcun problema in quella di Rosario Crocetta, piazzando lì Linda Vancheri, notoriamente vicina al leader Montante. Un assessore in rappresentanza di una associazione che, stando alle intercettazioni degli stessi Venturi e Cicero, aveva robustamente finanziato la stessa campagna elettorale di Crocetta. Anche con Linda alle Attività produttive, si litigherà su Irsap, sui titoli del presidente in pectore Alfonso Cicero. Un “caso” piombato all’Ars, dove i deputati della commissione Affari istituzionali (quella che ha il compito di ratificare le nomine, appunto) si dimetteranno per provocare la decadenza dell’allora presidente Marco Forzese, deputato che in quei giorni aveva sposato in pieno e con toni assai accorati la linea legalitaria di Crocetta e della Confindustria, al punto da iscriversi al Megafono, il movimento del governatore gelese. Forzese, che porterà senza successo la questione della sua decadenza di fronte a un tribunale, nei giorni scorsi è stato indagato per reato elettorale in relazione all’ultima campagna elettorale.
“Ci hanno utilizzato”
È questo il filo sul quale ha danzato la storia della Confindustria siciliana al potere. Il filo della contraddizione, così esile da provocare, a ogni perdita di equilibrio, un capitombolo. L’intervista durissima di Venturi a Repubblica, descritta a lungo nell’ordinanza del Gip di Caltanissetta, e le “liti” con tanto di promesse di vedersi in tribunale tra Cicero e Crocetta sono i fenotipi di una mutazione genetica in atto. La Confindustria al potere non è più coesa. È spaccata. E dalla giunta uscirà infine, con le dimissioni di Linda Vancheri. “Ci hanno utilizzato” si rammarica quindi Venturi, intercettato durante una conversazione. L’ex assessore, nel 2015, è convinto che a un sistema di potere “si è sostituito ad un altro che forse era ancora peggio… non sappiamo se meglio o peggio”. E con l’intervista resa a Repubblica, di “essersi tolto un peso che teneva dentro dal 2012”. L’anno dell’arrivo al governo di Crocetta. L’anno nel quale, secondo Venturi e Cicero, nella Confindustria e nello stesso Antonello Montante, qualcosa era cambiato. “Tenersi tutto dentro – aggiungerà – equivale a mentire su tutto”. Sarà la frattura nella Confindustria siciliana, che nel frattempo è ancora al governo con Crocetta.
L’ombra di Montante sulla Regione
A quel punto, gli anni nelle giunte regionali sono già sei o sette. Stando alle carte dell’ordinanza, i rapporti con esponenti delle istituzioni sono antichi e assai diversi: nei primi anni del nuovo secolo, racconta Cicero durante una conversazione intercettata, ecco i riferimenti all’avvicinamento tra Montante e il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, oltre che con l’ex governatore Salvatore Cuffaro. Poi, come detto, l’avventura nel governo Lombardo, dove Montante poteva contare su uno “sponsor” come l’ex assessore ai rifiuti, il prefetto Giosuè Marino. Lo racconta Alfonso Cicero ai magistrati, riferendo una confidenza concessa da Linda Vancheri: “Giosuè Marino e Peppino Caruso (l’ex questore, ndr) si era rivelati due elementi ‘preziosissimi’ per l’ascesa di Montante”. E Montante avrebbe preso a cuore il futuro dello stesso assessore di Lombardo. “Alla fine del 2014-inizi del 2015 – racconta Cicero – il Montante mi chiede di trovare una collocazione a Giosuè Marino in qualche struttura facente capo all’Irsap; il Montante mi dice che si trattava però di nomina da fare urgentemente, che il Marino era da poco andato in pensione e che si trattava di un suo amico”. Alla fine, però, non se ne farà nulla.
L’influenza politica di Lumia e Pistorio
Ma l’ombra di Montante sui destini del governo siciliano appare anche in occasione di un verbale reso dall’attuale vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, secondo cui “l’operato politico del senatore Pistorio e del senatore Lumia – ricostruiscono gli inquirenti – aveva sostenuto ed appoggiato il mutamento di maggioranza (rispetto a quella che aveva inizialmente dato vita al governo regionale) che aveva poi sorretto la giunta presieduta dal Lombardo”. È il cosiddetto “ribaltone” con cui Lombardo scarica i partiti di centrodestra con cui aveva vinto le elezioni, e forma una nuova maggioranza di cui fa parte anche il Partito democratico rappresentato da Lumia, tra i più attivi, in quegli anni tra i Dem, nella difesa del governo Lombardo, fino al punto di spingere il partito sulla soglia dell’ingresso “politico” in giunta. In giunta, come detto, arriverà invece Venturi, nel luglio del 2009, anni in cui Montante inizia i propri rapporti – confermati da diversi appunti e sms – con lo stesso Pistorio. In quei giorni, lo stesso Montante è a un passo dalla giunta di Lombardo: l’ex governatore, annotano gli inquirenti, avrebbe anche chiesto tramite l’allora presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, all’imprenditore di entrare nel governo.
Ast e Dr, affari alla Regione
Ma, come racconta Armao, la presenza di Montante e l’azione politica di Lumia avrebbero influenzato la stessa attività del governo Lombardo: in particolare ecco i riferimenti agli investimenti a Termini Imerese della Dr dell’imprenditore Di Risio (l’inchiesta rivelerà poi un interssamento a un altro possibile investimento nell’ex stabilimento Fiat, quello della società Grifa), e la vicenda relativa alla fusione di Jonica Trasporti in Ast. Una vicenda quest’ultima che si “colora” di aspetti inquietanti. È il caso della convocazione a Palazzo d’Orleans dell’allora vicepresidente di Ast Giulio Cusumano: il governatore farà riferimento a un dossier su aspetti assolutamente privati dell’amministratore, invitandolo a dimettersi per evitare lo scandalo. Cusumano si dice certo che quella richiesta – alla quale non seguiranno le dimissioni – era legata alla sua attività dentro Ast e alla sua ostilità nei confronti di quella operazione.
Gli sponsor di Crocetta
Chiusa l’avventura di Lombardo, come detto non si sfalda un asse politico e di potere. Sono infatti sempre Lumia e Montante gli sponsor del candidato del Pd Rosario Crocetta. Sponsor in tutti i sensi, stando a quanto emerge da un aneddoto raccontato da Venturi, in quel momento intercettato, durante un dialogo con Cicero. A un incontro al bar con Lumia, seguirà una telefonata all’imprenditore. Una collaboratrice di Crocetta sarebbe passata – siamo agli ultimi giorni della campagna elettorale – per ricevere un contributo alla corsa del candidato gelese verso Palazzo d’Orleans. Ventimila euro la cifra richiesta a Venturi. Mai accordata. A differenza di quanto avrebbero fatto tanti altri “big” della Confindustria siciliana. “Gli ho detto io non te li do… me li veniva a chiedere Lumia i soldi” racconta Venturi a Cicero. Pochi giorni dopo, ricorda Venturi, “io incontro Montante a Serradifalco… poi invece mi dice… mi dice due cose… uno che avrei dovuto prendere i soldi e portarli a casa di Crocetta a Tusa… poi mi disse che pagavano tutti”. I big della Confindustria siciliana. Pagavano tutti, dai diecimila ai duecentomila euro, per l’elezione del presidente che sceglierà un esponente di Confindustria per le Attività produttive. L’inizio della nuova era su cui s’allungano, fin dall’inizio, le vecchie ombre. Fino all’implosione della Confindustria siciliana. “Ci avevamo creduto tutti”, ammetterà Venturi.
Pubblicato il
15 Maggio 2018, 18:54