11 Ottobre 2015, 06:01
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PALERMO – Un po’ alibi, un po’ foglia di fico. Persino Crocetta adesso l’ha capito, o meglio qualcuno gliel’ha fatto capire: è il momento di varare la giunta politica. Quella composta dai deputati o comunque da chi, dentro i partiti, svolge funzioni di prestigio. Basta con i tecnici, insomma. Che hanno contraddistinto, da Lombardo al presidente gelese, gli ultimi anni di governo in Sicilia. Riempiendo i siciliani di debiti, di mutui, di guai da riparare. E non garantendo alcuno sviluppo, nessuna crescita. Come è raccontato nei numeri della Corte dei conti o del Documento ecnoomico e finanziario della Regione. Numeri nerissimi, nonostante anni di “tecnici”. Che nessuno, probabilmente, rimpiangerà.
Perché se è vero – come è vero – che l’attuale presidente della Regione ha ricevuto una eredità pesante dal passato, bisogna andare a cercare la responsabilità anche lì, tra i tecnici, i presunti esperti che non hanno poi risolto granché. Fin dai tempi del governatore di Grammichele, dicevamo. Che puntava su un assessore alla Sanità come Massimo Russo che, appena insediatosi si è dovuto proteggere dalla marea di critiche legate all’intenzione del governo di ammettere a finanziamento una serie di cliniche (soprattutto del Catanese) non provviste di “accreditamento”. Più in là, invece, il Tar bacchetterà il tecnico a Piazza Ziino, prima sull’indizione di concorsi per centinaia di posti, bocciati per il mancato ricorso alla mobilità, quindi in tempi più recenti, sempre i giudici amministrativi hanno censurato le regole per l’accorpamento traumatico dei laboratori d’analisi. In questi giorni, poi, anche il “neo-assessore” Gucciardi sta verificando il “successo” delel convenzioni stipulate in quegli anni, con la regia di Maurizio Guizzardi dirigente generale arrivato dall’Emilia Romagna, con grandi strutture nazionali come il “Bambin Gesù” a Taormina e il “Rizzoli” a Bagheria. Convenzioni costose, che non avrebbero portato grandi benefici alla Sicilia. Senza contare che la svolta tecnica non ha funzionato come amuleto rispetto a piccoli e grandi scandali: dalla vicenda dei pannoloni che ha portato a processo il manager dell’Asp di Palermo Salvatore Cirignotta su cui Russo avrebbe messo “la mano sul fuoco”, o quello del Pta di Giarre che ha coinvolto il marito della senatrice Anna Finocchiaro. Già, perché “tecnico” non significa infallibile.
E nemmeno la presenza di un docente universitario come Gaetano Armao è riuscita a salvare la Sicilia dal disastro dei conti regionali. Senza contare le diverse impugnative del commissario dello Stato alle leggi finanziarie del governo Lombardo. Dove sedeva anche Giovanni Ilarda, presentatosi come “il moralizzatore” e intenzionato a ridimensionare l’apparato burocratico siciliano. Peccato che la figlia, 27enne, avesse tirato un brutto scherzo al papà-assessore, facendosi assumere con contratto quinquennale dall’assessore ai Beni culturali Antonello Antinoro. Le polemiche spingeranno il più tecnico dei tecnici fuori dalla giunta. E del resto, quando di mezzo si mettono i parenti è sempre un problema. Ne sa qualcosa Caterina Chinnici, che ha visto “eludere” la sua legge sulla trasparenza proprio dall’ente al quale il marito Manlio Averna assicurava le proprie consulenze. Altri tecnici, invece, sono finiti dentro veri e propri cicloni. Per Daniele Tranchida, il casus belli fu la vicenda dei “Grandi eventi”, per Gianmaria Sparma lo scandalo Ciapi. Mentre Venturi, tecnico della Confindustria, sbatterà la porta in forte polemica con Lombardo sulle nomine all’Irsap, ente che aveva “creato” lui stesso. Un fatto che ricorda sotto molti aspetti le vicende di questi giorni.
Giorni in cui Crocetta medita sul ritocco al governo. Che finalmente – ormai questo pare chiaro a tutti – avrà una forte connotazione politica. Perché anche i grandi tecnici di questa legislatura non è che abbiano portato chissà quali benefici all’Isola. Antonino Zichichi, scienziato di fama mondiale e fiore all’occhiello della ricerca italiana, è stato piazzato ai Beni culturali. La sua eredità sarà affidata a un “dodecalogo” con progetti d’ogni tipo: da quello sui “raggi cosmici” a quello che avrebbe dovuto rinominare le più grandi piazze delle città siciliane in “Piazza Archimede”. Il pitagorico progetto di Zichichi fallì negli stessi giorni in cui Franco Battiato si lanciava nelle ultime “performance” da assessore al Turismo. Era venuto per “cantarle e suonarle” alla vecchia politica. Ma la sua esperienza verrà ricordata per una frase non proprio confacente a un tecnico: “Qua si sono rubati tutto”, a una surreale polemica col presidente dell’Ars Ardizzone sulla cravatta da indossare a Sala d’Ercole, fino alla frase sulle “troie in parlamento” che pose fine al tour del Maestro a Palazzo d’Orleans. Ma intanto, altri tecnici non è che brillassero per risultati ottenuti. A meno che non si contino, tra questi, il numero di articoli di una Finanziaria bocciati in un colpo solo. Quasi un record da guinnes per Luca Bianchi, assessore giunto da Roma del quale – a dire il vero – in tanti riconoscevano competenza e preparazione. Ma evidentemente, il clima della Regione siciliana è contagioso, e la bocciatura per incostituzionalità di decine di norme contenute nella legge di stabilità costrinse per un anno intero il governo a rincorrere drammatici assestamenti (in gioco c’erano gli stipendi di circa 50 mila persone) e a ricorrere a pezze sulle falle di un bilancio disastroso. Problemi tecnici che non si sono risolti con la chiamata del successore di Bianchi: nella “manovrina” di Roberto Agnello, il prefetto Aronica trovò persino degli errori di calcolo. Adesso ecco Baccei, tecnico dalla chiara origine politica. Non piace già a tanti deputati. I tecnici, infatti, a volte sono anche un po’… rigidi.
Tra questi, poi, l’era Crocetta ha battezzato varie categorie, tipologie di esperti. C’erano ad esempio i tecnici “in formazione”. È il caso ad esempio di Nelli Scilabra e Michela Stancheris, giovani ed entuasiste, ma anche completamente all’oscuro – curriculum alla mano – dei complessi meccanismi della Formazione professionale e del Turismo. Ci sono i tecnici buoni a tutto, come Mariella Lo Bello, ad esempio, capace di coprire con eguale competenza i rami del Territorio, della Formazione e delle Attività produttive, o Mariarita Sgarlata, sballottata tra i Beni culturali e il Territorio, fino alla “spintarella” che la farà precipitare (suo malgrado, era tutto in regola) dal bordo di una piscina solo apparentemente abusiva. Ma la carrellata è infinita: dalle doglie antimafia di Nicolò Marino, alle remore etico-morali di Lucia Borsellino, passando per il viavai delle Autonomie locali, assessorato incapace di varare una riforma delle Province che meritasse questo nome, nonostante il tourbillon di assessori (più o meno tecnici), Patrizia Valenti, Marcella Castronovo, Ettore Leotta fino a chi politico lo è fino al midollo: Giovanni Pistorio. Che rappresenta un po’ il seme di quello che verrà. Perché l’ora dei tecnici è segnata. Non piacciono più a nessuno, ma proprio a nessuno. Nonostante quelli attualmente in carica fossero stati indicati come tecnici “di alto profilo”: dall’ex capo della segreteria tecnica di Lombardo Cleo Li Calzi lanciata al Turismo, ai docenti Antonino Purpura ai Beni culturali o a Sebastiano Caruso al Lavoro. Quest’ultimo ha raccontato della “diffidenza” avvertita qualche volta tra i banchi di Sala d’Ercole. Dove siedono i politici, pronti a riprendersi ciò che anni di ipocrisia e di vigliaccheria dei partiti ha tolto loto. Pronti insomma a togliere la maschera dai governi dei tecnici. Quei tecnici che – a prescindere da ciò che saranno in grado di fare i politici – nessuno rimpiangerà.
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11 Ottobre 2015, 06:01