Da Miccichè a Micci...chi? Il triste tramonto del potere che fu

Da Miccichè a Micci…chi? Il triste tramonto del potere

La caduta in disgrazia. La presa di distanze. A quando la possibile rivincita?
LA POLEMICA
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(Roberto Puglisi) “Ci sta anche quello. In politica si viene traditi, avevo già questa consapevolezza. Ribadisco, quello che mi stupisce è la totale assenza di etica. Ecco, a questo non mi abituerò mai, probabilmente perché ho avuto un padre che ha insegnato a noi figli il vero senso di questo valore”. Le parole rilasciate da Gianfranco Miccichè al nostro giornale raccontano l’amarezza del disarcionamento. Quando si è in sella da tanto tempo ci si abitua così affettuosamente all’idea che le cadute fanno più male. Ma la politica è una tribù di metaforici cannibali e Miccichè non fa eccezione. Né fa eccezione quello che sta succedendo: una storia siciliana del potere che fu, rinnegato da tutti proprio perché non è più.

Miccichè non finirà in mezzo a una strada. I cannibali portano avanti i conflitti fino a un certo punto, garantendo una rete universale di protezione che sconfina nel privilegio. Però, deve bruciare molto a una natura polemista essere diventato di colpo MicciChi? Perché è questo quello che accadendo nella pancia di un regno governato da un monarca ormai vegliardo, ancorché vispo. Questo succede nei pissi pissi, nelle comunicazioni, negli incroci, dove è tutto un brulicare di ‘giammai’, nel prendere, comunque, le distanze. Per cui anche la critica del presidente del Consiglio comunale di Palermo, Giulio Tantillo, sia pure politicamente postuma, è quasi un onore delle armi rispetto al rinnegare per non restaurare. MicciChi?

E chissà, al protagonista della storia, quanto avrà dato fastidio il buffetto amichevole sulla guancia di Marcello Caruso, l’uomo d’esperienza che è stato mandato per azzerarlo politicamente e cancellare perfino le tracce. “Non ho avuto mai alcun problema con il vecchio coordinatore, che rappresenta un grande patrimonio al servizio del partito – ha detto Caruso -. Nei prossimi giorni è nelle mie intenzioni cercare di raggiungere Miccichè, per avere consigli e indirizzi”. Un patrimonio, sì. Come l’argenteria, custodita nei cassetti, che si tira fuori soltanto per Natale. O la foto, in bianco e nero, smangiata dal tempo, del bisnonno in canottiera e velocipede. Che nessuno trova più da anni.

Qualcuno, protetto da un cauto anonimato, ha detto:Gianfranco Miccichè è un uomo immensamente generoso ed è un buono. Sta passando un brutto periodo, ma ha qualità e ne sentiremo parlare ancora”. Sicuramente, ne sentiremo parlare ancora. Un giudizio sulla bontà possono darlo coloro che gli sono accanto e quelli che (metaforicamente, si intende, una volta di più) hanno cercato di azzannarlo. Nel caso, prestare attenzione a eventuali e vendicativi ritorni. Lo sanno che tutti che non c’è cattivo più cattivo di un buono, quando diventa cattivo.


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