04 Marzo 2021, 12:49
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TRAPANI – Misiliscemi, il nuovo Comune che sorgerà accorpando otto frazioni del Comune di Trapani, ha riaperto una ferita che non s’è mai, a dire il vero, rimarginata: quella per la fusione amministrativa del Comune di Trapani e del Comune di Erice. La questione è annosa e risale, almeno, alla fine degli anni 90 quando venne creato un vero e proprio comitato per la rettifica dei confini fra i due territori, separati a valle da una strada con la conseguenza che, in tantissime zone ci sono abitanti che in un isolato sono cittadini del Comune di Trapani e nell’isolato di fronte sono cittadini del Comune di Erice. L’incongruenza è nettamente visibile, ad esempio, lungo l’asse viario principale che caratterizza la città falcata: la via Giovan Battista Fardella che parte dal centro storico ed arriva fino alle falde del Monte Erice (diventando poi Corso Piersanti Mattarella sempre nel Comune di Trapani e, infine, via Manzoni una volta entrati nel territorio amministrativo di Erice). Trapani e Casa Santa-Erice, in pratica, sono un unico territorio diviso da un confine superato ormai dalla grande espansione urbanistica che ha finito per far diventare un solo corpo i trapanesi che, negli anni ’60, dal centro storico si erano spostati nelle zone di campagna sotto il Monte Erice.
La rettifica dei confini prima e la fusione delle due città in una sola portò, nel 2010 ad un referendum consultivo che vide andare alle urne solo il 14% degli aventi diritto residenti nel Comune di Erice. Il referendum, infatti, era rivolto solo agli abitanti del Comune di Erice che, quel 13 giugno, preferirono il mare alla cabina elettorale. Ma l’onda della fusione non si è mai sopita, anzi. Ad ogni elezioni Amministrativa, da allora e sino ad oggi, il refrain è stato sempre e solo quello della “Grande città Trapani-Erice”. Ma con esiti, sinora, negativi, considerato che i vari candidati sindaco che hanno perorato questa causa o non sono stati eletti o, come nel caso di Vito Damiano eletto a Trapani nel 2012, non hanno trovato rispondenza nel sindaco del Comune di Erice (che in quegli anni era Giacomo Tranchida, attuale primo cittadino di Trapani).
Oggi, la nascita del Comune di Misiliscemi e una maggiore consapevolezza dei cittadini trapanesi ed ericini, sembra stia favorendo un ragionamento più corposo che parte dal basso, senza colori politici e partitici. Il comitato per “Trapani ed Erice, una sola città”, infatti, annovera soprattutto liberi cittadini che stanno studiando progettualità e fattibilità di un percorso difficile ma non impossibile.
E sono riusciti, nel giro di poche settimane, ad ottenere un primo traguardo: martedì prossimo saranno ricevuti, in maniera congiunta, dai presidenti dei consigli comunali di Trapani ed Erice ai quali illustreranno motivazioni ed obiettivi della loro battaglia unificatrice. Nel frattempo si sono organizzati con veri e propri team di analisi e studi di fattibilità. A partire dalla necessità di risparmiare sulla spesa pubblica accorpando gli uffici comunali.
I dati che snocciolano parlando chiaramente: il Comune di Trapani ha un numero dipendenti stimat in meno di 400 e gli uffici si snodano in 9 uffici su una superficie stimata di circa 14.000 mq; il COMUNE DI ERICE, invece, ha meno di 200 dipendenti dislocati in 3 edifici che occupano una superficie di circa 6.500 mq. “La valutazione delle diseconomie è lampante – afferma il portavoce del comitato Giovanni De Santis – il Comune di Trapani utilizza 14.000 mq a fronte di un fabbisogno reale di circa 1.600 mq (4 mq per ogni addetto), mentre il Comune di Erice utilizza 6.500 mq a fronte di un fabbisogno reale di circa 800 mq. Dai numeri sopra esposti si evince che se i circa 600 dipendenti dei due comuni fossero concentrati in un unico centro servizi da 3.000 mq, si otterrebbero i seguenti vantaggi: 1) notevoli risparmi sui costi occorrenti per la manutenzione e per le utenze relative ai 16.500 mq eccedenti; 2) razionalizzazione della gestione interna e del sistema di controllo degli uffici e dei servizi, concentrandoli tutti in un unico edificio/centro servizi; 3) l’utenza avrebbe il vantaggio di trovare tutti i servizi in un unico edificio, protocollando la singola pratica allo sportello 0 e ritirandola allo sportello 8, potendone tracciare l’iter con facilità, senza dovere passare da un palazzo all’altro; 4) gli immobili con le superfici eccedenti potrebbero essere oggetto di un piano di valorizzazione e messa a reddito, gestito da una società immobiliare pubblico-privata (ad esempio una newco partecipata dall’ATM e da privati co-finanziatori), con vantaggi di natura patrimoniale e finanziaria in favore dei due comuni uniti.
L’eliminazione delle suddette diseconomie e la gestione immobiliare virtuosa sopra ipotizzata – conclude De Santis – si tradurrebbero in un notevole alleggerimento del carico tributario del nuovo comune “Trapani-Erice”, rispetto a quello attualmente gravante sui cittadini residenti nei comuni di Trapani e di Erice separati”.
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04 Marzo 2021, 12:49