18 Febbraio 2024, 07:15
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Tempo fa Papa Francesco ebbe a dire che viviamo in un mondo in cui una buona notizia non desta interesse e nel quale, invece, le notizie peggiori vengono spettacolarizzate contribuendo, in alcuni casi, a creare disagio e sofferenza. Due buone notizie dell’ultimo periodo, sulle quali vale la pena spendere qualche riflessione, concernono sotto aspetti differenti il rapporto tra i cittadini e le Istituzioni.
È di qualche settimana fa la notizia che a Catania un bambino, affetto da autismo, ha perso lungo il tragitto per la scuola il suo peluche, il suo gioioso contatto con il mondo, poco dopo ritrovato e riconsegnato dai Carabinieri allertati, non senza imbarazzo, dalla mamma del piccolo. Un gesto, apparentemente banale, ma che ha contribuito a restituire serenità a chi si trovava in quel momento in una condizione soggettiva di fragilità. Comprendere i bisogni, aiutare chi si trova in stato di disagio, costituiscono gesti di empatia e di umana vicinanza che dovrebbero permeare ogni relazione e, al contempo, costituire la regola per chi rappresenta le Istituzioni. Quel giorno il Carabiniere con quella piccola attenzione ha onorato la divisa che indossava alimentando la fiducia nella Istituzione che rappresentava.
La società dei diritti umani è quella in cui nessuno viene abbandonato e nella quale ciascun cittadino costituisce un fine ed una dignità da preservare. E’ la società che non progredisce attraverso la selezione naturale di darwiniana memoria, bensì prestando attenzione ad ogni suo componente che possiede per ciò solo una dignità ed un valore intrinseci. L’articolo 54 della nostra Costituzione fissa un modello di etica pubblica stabilendo che “i cittadini cui siano affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Termini che possono apparire desueti ma che, invece, esprimono il forte richiamo al senso di responsabilità che dovrebbe sempre accompagnare chi esercita una pubblica funzione perché il modo in cui lo si fa è inevitabilmente destinato a riflettersi sull’immagine che di quella Istituzione hanno i cittadini. Parole, forse, antiche ma che appaiono ancora oggi in grado di esprimere valori attuali.
La scarsa fiducia negli apparati pubblici crea malcontento, dà origine a comportamenti contrari all’etica della responsabilità, favorisce egoismi, alimenta l’individualismo, incentiva il ricorso a forme di giustizia privata. Non esiste un potere cui attribuire una delega in bianco una volta e per sempre, ma ciascun potere deve trovare la propria diuturna legittimazione anche nei fatti, guadagnandosi la fiducia dei cittadini. È questa la ragione per la quale a chi impersona pubbliche Istituzioni si richiede qualcosa di più della semplice osservanza delle leggi, cui ciascuno è tenuto. Al contrario, il funzionario pubblico incapace o corrotto, il dirigente disinteressato alla cosa pubblica, l’appartenente alle forze dell’ordine che abusa del potere o usa violenza, diventano fattori di una strisciante disgregazione del Paese, incompatibili con lo sviluppo ed il progresso della società.
“Un governo libero è un governo che non fa male ai cittadini, ma che al contrario dà loro tranquillità e sicurezza”, ammoniva due secoli fa Stendhal. Un sistema contrassegnato dall’affidamento del cittadino ai pubblici poteri, in cui egli è positivamente sollecitato a riconoscere e ad identificarsi con i valori della comunità e, dunque, dello Stato che quei valori preserva e garantisce a tutti e a ciascuno, stimola, inoltre, proficue forme di corresponsabilità sociale che inducono il cittadino stesso, oltre che a rivendicare diritti, ad intervenire, collaborare, controllare. Ad avvertire il dovere della partecipazione.
Risale a pochi giorni fa la notizia che il Consiglio comunale di Palermo ha approvato un emendamento al progetto del parco a mare dello Sperone che riproduce, di fatto, le osservazioni presentate da un cittadino dopo avere visionato gli elaborati condivisi dall’Amministrazione tramite un avviso sul sito istituzionale del Comune. Quanto maggiore è il riconoscimento che si concede alle richieste (se legittime e ragionevoli) dei singoli, tanto più essi si sentiranno parte attiva nella gestione della cosa pubblica. In una società solidale, in cui i rapporti con i cittadini sono improntati alla fiducia e leale collaborazione reciproche, le Istituzioni possono trovare negli stessi degli alleati insieme ai quali perseguire i propri compiti nella gestione della complessità urbana, specie delle grandi città.
Gli abitanti di una città possono svolgere un rilevante ruolo nell’agevolare il funzionamento dell’apparato, reso spesso complicato dalla estrema complessità burocratica. Il caso dell’Amministrazione che accoglie le osservazioni di un cittadino nella riqualificazione di uno spazio pubblico, è esempio di come la gestione della cosa pubblica possa coinvolgere attivamente ciascuno di noi. I luoghi in cui spendiamo il nostro tempo, gli spazi urbani in cui viviamo, ci riguardano e tutti noi possiamo svolgere un ruolo attivo nella loro salvaguardia, usufruendone con rispetto, innanzitutto; ma, anche, instaurando un dialogo con l’amministrazione pubblica. In questo modo, può svilupparsi un percorso armonico in cui tutte le parti sociali, cittadini, amministratori, forze dell’ordine, secondo le proprie possibilità e competenze, possano essere artefici di una società migliore, in un’ottica di mutualità con ruoli differenti ma con pari rilevanza. Due buone notizie, dunque, per continuare a sperare.
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18 Febbraio 2024, 07:15