"Da uomo del boia Brusca a usuario": condannato assieme al figlio

“Da uomo di Brusca a usuario”: condannato assieme al figlio

Pena pesante per due imprenditori di San Cipirello

PALERMO – Il favoreggiatore di Giovanni Brusca, secondo l’accusa, aveva iniziato a prestare soldi con interessi usurari. Un’accusa che ha retto al vaglio del Tribunale presieduto da Donatella Puleo.

Santo Sottile è stato condannato a 12 anni e due mesi e a 91 mila euro di multa. Il figlio Alessandro a 6 anni e 8 mesi, e 54 mila euro di multa.

Il blitz dei finanzieri del Gruppo Palermo, guidati dal colonnello Alessandro Coscarelli, l’anno scorso ricostruì una triste storia che accomunava titolari di negozi di abbigliamento, bar, agriturismi, imprese edili e sale per ricevimenti. Ad un certo punto, per colpa del calo del fatturato o di altri intoppi, si erano ritrovati a dovere chiedere un prestito. Non in banca, dove ottenere credito è impresa ardua, ma dagli strozzini.

Tali erano, secondo il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Andrea Fusco e Giorgia Righi, i due Sottile. “Stremati dai debiti”, scriveva il giudice per le indagini preliminari Claudia Rosini per descrivere la situazione delle vittime. Una ventina in tutto, di cui la stragrande maggioranza ha ammesso di essere finita nella morsa dei Sottile, originari di San Cipirello, nel Palermitano.

Si era sparsa la voce della loro “attività”. Agli incontri si sarebbero presentati con decine di migliaia di euro in contanti e pattuivano i rimborsi con tassi che, rinvio dopo rinvio dei pagamenti, schizzavano al 520 per cento all’anno. Il titolare di un bar si è ritrovato a dovere pagare ”rate” di duemila e 500 euro al giorno.

Per nascondere il reale motivo dei prestiti i Sottile avrebbero emesso fatture per fittizie vendite di merce. Le fatture venivano emesse dalle ditte riconducibili agli indagati e finite sotto sequestro: Edilservicesottile srl, Due Esse Sottile srl, Planet Cars srl. Le vittime firmavano assegni e cambiali che non potevano essere messi in pagamento. E allora firmavano nuovi assegni, accumulando debiti su debiti. E se i clienti non onoravano le rate scattavano le minacce.

Ecco cosa captarono le microspie che registrarono Santo Sottile. “… dove sta? Lo vado a trovare e gli faccio vedere quello che nella sua vita non ha visto mai… una cosa inutile… se io lo prendo gli spacco la testa… non mi fare uscire pazzo perché ti apro quella testa”.

Prima nel 1996, poi nel 2010 e infine nel 2020: le cronache giudiziarie si sono occupate tre volte di Sottile senior, oggi settantenne. La prima volta finì in carcere pochi mesi dopo l’arresto di Giovanni Brusca, il boia di San Giuseppe Jato, di cui Sottile era accusato di essere un favoreggiatore.

Poi venne fuori la storia che Brusca minacciava Sottile, ma il capomafia fu assolto assieme al cugino dall’accusa di tentata violenza privata. L’ipotesi è che avesse cercato di riprendersi con le minacce due appartamenti in via Pitrè, a Palermo.

L’ex capomafia pretendeva la restituzione di diversi beni: “Divento una bestia più di quanto non lo sono stato nel mio passato”, “sono disposto ad arrivare fino in fondo, costi quel che costi, e non mi riferisco alle vie legali”. In Tribunale, però, l’accusa non resse. Successivamente gli trovarono in carcere una pendrive con le indicazioni per le ristrutturazioni di una casa a San Giuseppe Jato. Il suo programma di protezione traballò, ma alla fine fu perdonato. Qualche mese fa Brusca ha finito di scontare la condanna a 25 anni ed è tornato ad essere un uomo libero.

Infine nel 2020 l’arresto dei Sottile per usura e oggi la condanna. Gli imputati dovranno risarcire le parti civili: le vittime dell’usura, assistite dagli avvocati Salvatore e Rosalia Maria Gugino, e Maria Luisa Martorana (con provvisionali fino a 150 mila euro), e le associazioni Sos Impresa e Solidaria. Confiscati una dozzina di immobili, tra cui quelli in via Pitrè al centro della contesa con Brusca, il boia del piccolo Giuseppe Di Matteo.


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