Dagli affari della droga alla fuga| Il comune destino di due fratelli

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26 Marzo 2020, 13:57

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PALERMO – I carabinieri del nucleo operativo di Palermo lo cercavano dallo scorso 10 dicembre. Oggi lo hanno trovato a casa della nonna, in via Antonio Marinuzzi, non lontano dalla Stazione centrale.

La fuga di Armando Luisi, 35 anni, è finita sul tetto di casa. Vi si era arrampicato quando ha capito di non potere sfuggire agli otto militari che tenevano d’occhio la casa. Un tentativo inutile, un carabiniere lo ha acciuffato.

Armando Luisi torna in carcere dove era già finito lo scorso 23 luglio in un blitz per droga (leggi l’articolo: Dalla Kalsa a Santa Maria di Gesù. I “signori della droga”: 12 arresti)La fuga è un vizio di famiglia in casa Luisi. Anche il fratello Pietro, si era dato alla macchia per alcuni mesi.

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Armando Lusi si era sottratto a tre provvedimenti restrittivi: un aggravamento scaturito dall’operazione Blanco del nucleo investigativo di Palermo della scorsa estate, gli altri per evasione, furto con strappo e violazione degli obblighi di sorveglianza speciale. Gli erano stati concessi gli arresti domiciliari, che però Luisi ha violato.

Il 30 novembre era stato arrestato il fratello Pietro, 30 anni, al quarto piano di un palazzo di via Rocco Jemma. Quella volta furono i poliziotti della sezione Catturandi a seguire l’arrivo dei parenti con i sacchetti della spesa (leggi anche “Il latitante con il reddito di cittadinanza”). Pietro Luisi è considerato l’uomo della droga del clan di Santa Maria di Gesù e Brancaccio. Due mandanti, un solo interesse: i soldi della cocaina. Ed era molto vicino a Fabio Scimò, l’ultimo dei capi mafia di Brancaccio a finire in carcere lo scorso giugno.

Il canale per la cocaina era stato attivato. Poi i boss di Brancaccio fecero retromarcia e la famiglia calabrese dei Barbaro di Platì andò su tutte le furie. Ad agganciarli, secondo l’accusa, sarebbe stato Scimò. Nello stesso blitz era stato coinvolto un terzo fratello Luisi, Salvatore.

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26 Marzo 2020, 13:57

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