Dagli alberghi deluxe alle mance | I rimborsi per i viaggi di Ingroia

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08 Marzo 2017, 19:30

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PALERMO – “Io sono io, e voi non siete nulla” diceva con altre parole il Marchese del Grillo. Ma l’eco di quel concetto sembra avvertirsi nel regolamento “per la disciplina delle missioni trasferte e rimborso spese” in Sicilia e-servizi. Proprio quelle missioni e quelle trasferte finite nell’inchiesta della Procura di Palermo che ha coinvolto l’ex pm Antonio Ingroia, accusato di peculato. Per lui, un trattamento “speciale”, con tanto di possibilità di soggiornare in alberghi a cinque stelle e oltre. E il rimborso spetta alla stessa Regione che con Crocetta ha dichiarato guerra agli sprechi.

Le accuse a Ingroia, per rimborsi complessivi di circa 30 mila euro, sono tutte da dimostrare, ovviamente. Ma assai curioso, per restare in tema, è il documento, rintracciabile sul sito dell’azienda regionale, col quale vengono regolati, appunto, trasferte e missioni. A cominciare dal fatto che queste debbano essere autorizzate dai dirigenti della società. Una regola che non vale, però, proprio per l’amministratore unico Antonio Ingroia e per il direttore generale Dario Colombo. Loro possono andare in missione senza chiedere “il permesso” a nessuno.

Il rimborso delle spese di viaggio, invece, “avviene dietro presentazione dei documenti in originale”. Ma la regola ammette un “distinguo”, molto curioso anch’esso. “Sono ammessi – si legge infatti – anche scontrini fiscali non indicanti il nominativo che ha effettuato la spesa a condizione che essa sia stata sostenuta nei luoghi e nel tempo di svolgimento della missione o trasferta”. Insomma, anche pagamenti non formalmente intestati necessariamente a Ingroia o suoi dipendenti, potevano finire tra i rimborsi pagati con i soldi pubblici.

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Manca lo scontrino? Nessun problema: “In caso di smarrimento o furto – si legge – in luogo degli originali è accettata, ai fini del rimborso, la denuncia all’Autorità di Pubblica sicurezza”. Tra le spese rimborsabili c’è poi un po’ di tutto. Persino le mance. Ma solo se obbligatorie, si legge nel regolamento. Per il resto, la società rimborsa il trasporto, vitto e alloggio, nonché “spese afferenti il costo del carburante sull’auto aziendale, i visti consolari, le tasse di soggiorno, il deposito bagagli, il parcheggio, il collegamento ad internet, le quote di iscrizioni a convegni, conferenze e seminari”. E appunto, le mance “obbligatorie”, diffuse soprattutto nei paesi anglosassoni.

Esistono anche dei tetti di spesa fissati dal documento. E qui, ecco le differenze nette tra chi “guida” la società e chi la abita. Categorie divise in due “fasce” di spesa: al “gruppo A” appartengono solo Ingroia, Colombo e direttori di divisione. Per loro, tra i mezzi di trasporto rimborsabili, oltre ad aereo, treno e bus, spunta anche il taxi. L’albergo in cui alloggiare potrà essere “quattro stelle”, mentre il “vitto” non potrà superare i 65 euro a pasto. Per il “gruppo B”, quello del “semplice” personale, niente taxi, albergo al massimo con tre stelle, e un pasto da non più di 25 euro. Poco più di una pizza. Non certo un lusso. Che invece l’amministratore unico può cercare persino in “categorie alberghiere superiori” alle quattro stelle. Ossia dalle cinque stelle in su. Soggiorno di lusso, insomma, ma solo “a fronte di convenzioni ad hoc preventivamente stipulate con la struttura ricettiva”. Paga Sicilia e-servizi. Ossia la Regione. Ma il lusso, in una Regione che ha lanciato la sfida agli sprechi, è solo per Ingroia e pochi altri. Perché c’è chi è “qualcuno” e chi “è niente”, diceva il Marchese.

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08 Marzo 2017, 19:30

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