04 Settembre 2015, 06:00
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PALERMO – In Sicilia persino la rottamazione è stata rottamata. Siamo già oltre. Al di là di schemi e schieramenti. Storie personali e politiche. Nell’Isola, i sostenitori di Renzi giungono dalle direzioni più impensabili. Ex fedelissimi di Gianfranco Micciché, ex militanti del partito di Fini, ex supporters di Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro. E persino qualche eletto con la Lista Musumeci. Sì, il candidato de La Destra siciliana.
A questo variopinto insieme di esperienze politiche, presto il Pd darà la sua benedizione. C’è già una data, quella del 25 settembre prossimo, quando si sarà già entrati nel vivo di quella che una volta fu la “festa dell’Unità”. La festa che raccoglieva, anni addietro, le sperenze di irriducibili e orgogliosi comunisti. Stavolta, il vicesegretario nazionale dei democratici, Lorenzo Guerini, scenderà in Sicilia non solo per prendere parte alla kermesse democratica, ma anche, già che c’è, per dare il “via libera” del partito alla nuova formazione politica siciliana che uscirà fuori dalla fusione di due movimenti: il Pdr di Totò Cardinale e Sicilia democratica, la creatura fondata da Lino Leanza, scomparso prematuramente pochi mesi fa. Già un anno fa, del resto, Guerini partecipò al “battesimo” del movimento riformista dell’ex ministro.
“Abbiamo già incontrato a Roma – conferma il capogruppo all’Ars di Sicilia democratica, Totò Lentini – il vicesegretario Guerini, alla presenza di Totò Cardinale. E abbiamo avuto la rassicurazione che il Pd, in occasione della visita di Guerini a Palermo, prevista per il 25 settembre, apporrà il proprio bollino su questa nuova formazione politica. Una forza che a livello nazionale sosterrà Matteo Renzi”. Il Pd metterà il bollino, assicura Lentini, alla creatura che al momento non ha un nome. Ma ha certamente facce e storie. A quali esperienze politiche, insomma, i democratici daranno la propria benedizione?
Lo stesso Lentini, ad esempio, non si può certamente considerare un politico storicamente “di sinistra”. Anzi, la sua elezione al parlamento regionale arriva tra le fila dell’Udc di Gianpiero D’Alia. Poi, l’addio, il transito da Articolo 4 e infine la scelta di seguire Leanza dopo la scissione con l’area del movimento che faceva capo a Luca Sammartino. Ma anche andando un po’ indietro, va ricordato che Lentini fu uno dei sostenitori della prima ora del Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo, nelle fila del quale fu eletto nella scorsa legislatura, prima di “rompere” col governatore di Grammichele e passare infine ai centristi dell’Udc. Di Sicilia democratica, come detto, Lentini è il capogruppo. La sua “vice” è Luisa Lantieri. Anche nella storia politica del deputato di Piazza Armerina si fa fatica a scorgere un legame con i democratici, visto che l’elezione della parlamentare elezione arriva addirittura grazie a “Grande Sud”, il movimento fondato dall’ex braccio destro di Silvio Berlusconi e per anni plenipotenziario in Sicilia di Forza Italia, cioè Gianfranco Micciché. A dire il vero, da mesi Luisa Lantieri riflette su un passaggio “diretto” al Pd. Ma per il momento forse può bastare questo “passaggio intermedio”.
Ad avvicinarsi al carro dei renziani un altro deputato di Sicilia democratica come Salvatore Cascio. Il politico agrigentino è alla seconda legislatura all’Ars. Nella prima occasione fu eletto correndo nella lista dell’Udc. Quello di Totò Cuffaro, per intenderci. E la fedeltà all’ex governatore di Raffadali, adesso in carcere per mafia, oltre a essere arcinota nell’Agrigentino, è stata confermata dal passaggio al movimento Popolari di Italia domani: la fetta dei centristi “lealisti” nei confronti di Cuffaro e raccolti attorno a Saverio Romano. E col Pid Cascio farà anche l’ultima campagna elettorale, a sostegno di Nello Musumeci. Dopo l’elezione il passaggio con Leanza. E adesso persino l’avvicinamento a Renzi. Da Cuffaro al premier fiorentino, una giravolta da capogiro. E se Giambattista Coltraro, quantomeno, ha sostenuto Rosario Crocetta, candidato governatore del Pd, prima di lasciare polemicamente il Megafono, di tutt’altra natura è la storia politica di Pippo Currenti. Giunto alla terza legislatura consecutiva, il deputato messinese è riuscito a farsi eleggere più o meno da tutti i partiti di centrodestra che in questi anni hanno “comandato” in Sicilia. La prima elezione è tra le fila di Alleanza Nazionale, la seconda col Pdl, la terza con la Lista Musumeci. In mezzo, una militanza con Futuro e Libertà, il movimento politico fondato, senza troppo successo, da Gianfranco Fini e tra i più convinti sostenitori, fino all’ultimo, di Raffaele Lombardo. Insomma, in Sicilia democratica è difficile comprendere l’avvicinamento ai renziani.
E le cose non cambiano se si guarda l’altra “parte del campo”, cioè verso quel Patto dei democratici per le riforme che, almeno nella denominazione, strizza l’occhio al Pd. Ma non solo. Il fondatore e fautore di questa forza politica è un ex ministro di quell’area che poi porterà al Pd, cioè Totò Cardinale, ben rappresentato in parlamento dalla figlia Daniela, deputato democratico, appunto. Il capogruppo del Pdr Beppe Picciolo, al di là dell’innamoramento temporaneo con l’Mpa di Lombardo, “vanta” già una esperienza (anche a Sala d’Ercole) col Pd, mentre il presidente della commissione Cultura all’Ars, Marcello Greco, ha quantomeno sostenuto Rosario Crocetta alle ultime elezioni. Gli altri no.
Anzi, nel caso ad esempio di Salvatore Lo Giudice si stenta persino a ricordare tutti i cambi di casacca in questa legislatura. Il deputato, infatti, ha già cambiato quattro partiti in metà legislatura. Un balletto tale da far quasi dimenticare l’origine di tutto. In campagna elettorale Lo Giudice corse al fianco di Nello Musumeci, candidato della “destra-destra”. Poi, appena giunto a Sala d’Ercole, lo abbandonò. Fu lui il primo “saltafosso” di questa legislatura. Poi, lo hanno seguito in tanti. Tra questi, Edy Tamajo, eletto con Grande Sud di Micciché, così come Michele Cimino. Quest’ultimo, a dire il vero, con Raffaele Lombardo fu persino assessore, nella prima giunta. Quella, per intenderci, composta dai cuffariani dell’Udc e dai berlusconiani di Forza Italia. Poi, come detto, prima la “conversione” alla rivoluzione di Crocetta. Quindi il ruolo di portavoce del Pdr e l’avvicinamento al carro renziano.
Sul quale già da mesi sono saliti in tanti. Come se nulla fosse. Una transumanza celebrata in occasione del rito della Leopolda sicula voluta da Davide Faraone. In quelle ore, il Pd siciliano ha aperto le porte a ciò che restava del movimento di “Articolo 4”, dopo la scissione: l’ex sindaco ragusano di Forza Italia Nello Dipasquale, un deputato eletto nella lista di Musumeci e con un passato nell’Mpa come il trapanese Paolo Ruggirello, l’altro ex Mpa (poi transitato nell’Udc) Pippo Nicotra, l’ex Udc Luca Sammartino, la deputata Alice Anselmo capace di mutare quattro gruppi in metà legislatura e la collega catanese Valeria Sudano una volta cuffariana (eletta tra le fila del Pid di Saverio Romano). Ex autonomisti, nostalgici (più o meno dichiarati) di Cuffaro, berlusconiani convertiti, uomini di destra che hanno “cambiato verso”. C’è di tutto, nell’orbita del renzismo di Sicilia. Qui non chiamatela più rottamazione. Siamo già oltre.
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04 Settembre 2015, 06:00