Dagli incendi ai precari | E’ il governo dei ko

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29 Giugno 2016, 19:57

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PALERMO – “Siamo pronti a chiedere lo stato di calamità. Non lasceremo soli gli agricoltori”. Così qualche giorno fa l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici. E non di incendi parlava. Ma di grandinate, che a giugno hanno colpito diverse aree della provincia di Palermo, Trapani e Agrigento. “Intendiamo chiedere lo stato di calamità in giunta e farlo dichiarare al governo nazionale”. Gli agricoltori aspettano fiduciosi. Come del resto i tanti incappati nella furia degli incendi del 16 giugno, quando mezza Sicilia è andata in fumo. Calamità naturale anche quella? Così disse il governo, per bocca di Rosario Crocetta. Che ha assicurato che pagherà tutto la Regione. Quanto di “naturale” vi sia nello scientifico “lavoro” dei piromani che hanno appiccato il fuoco ben coordinati in mezza Isola, questo è un altro paio di maniche. Così come da discutere ci sarebbe eccome, di quanto sia “calamitoso” ancorché non “naturale” l’operato del governo e della macchina regionale, che sulla prevenzione ha dimostrato nel giorno dell’apocalisse di fuoco, tutte le sue falle.

Certo, Crocetta ha subito parlato di attacco mafioso, l’assessore al Territorio Maurizio Croce ha precisato tempestivamente con un comunicato che le attività anti-incendio sono partite nei tempi previste dalla legge. Il collega Cracolici ha invitato a non buttare la croce sui forestali, ammettendo che “la vera lezione di questa giornata infernale per la Sicilia è una: occorre unificare le competenze del lavoro forestale con quello del Corpo forestale”. E ci voleva che andassero incendiati 5.626 ettari di terra per imparare la lezione. Come se i precedenti non fossero stati sufficienti. Come se quanto avvenuto due settimane fa fosse stata un’imprevedibile sorpresa, come quei pupazzi a molla che beffardi scattano fuori dalla scatola.

Ora che lo scirocco è passato e nell’aria non c’è più puzza di bruciato, il disastro di metà giugno è stato rapidamente archiviato nel dibattito pubblico. E d’altro si parla. Aspettando il prossimo disastro, magari. La protezione civile si è attivata con una serie di riunioni operative per implementare l’attività di coordinamento e l’assessore all’Agricoltura ha portato avanti il confronto con le organizzazioni sindacali per il riordino del settore forestale. Ma tante domande sono rimaste senza risposta. Come quelle di un esponente del Pd come Pino Apprendi, già vigile del fuoco, che a caldo – è il caso di dirlo – chiedeva, tra l’altro: “Mi piacerebbe sapere quali organismi si sono riuniti, nei giorni che hanno preceduto gli eventi, quali provvedimenti di prevenzione sono stati adottati, quali risorse ‘aggiuntive’ sono state messe a disposizione. Non ci siamo. Se è vero, come è vero – prosegue – che il giorno prima è stata avviata la campagna antincendio, quale piano di prevenzione è stato messo in atto? Come sono state distribuite nel territorio a rischio le unità operative antincendio?”. Già, saperlo…

Eppure la frettolosamente dimenticata apocalisse del fuoco altro non è stata in fondo, che la prova, l’ennesima, di un’inefficienza. Per la quale buttare la croce addosso al solito Crocetta sarebbe troppo comodo e troppo facile. La sofferenza riguarda il governo nel suo insieme. Quel governo che gli innesti politici dell’ultimo rimpasto avrebbero dovuto rilanciare dopo i tanti passi falsi. E che invece ha continuato a penare. Basta guardare al capitolo dei rifiuti, un pantano su cui è intervenuto il governo nazionale. O alla questione del bilancio, con quell’accordo di lacrime e sangue strappato a Roma dopo mesi di trattative, rivenduto ai siciliani come un successone. O ancora al capitolo degli enti locali, che ancora oggi boccheggiano con grandi incertezze sulle risorse e che aspettano ancora risposte all’emergenza dei precari. Nessuno si sogna di dire che si tratti di partite facili. Ma di certo che c’è che a oggi il governo, non Crocetta ma il governo, le sta perdendo più o meno tutte.

 

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29 Giugno 2016, 19:57

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