26 Febbraio 2010, 11:29
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Era “l’Agnelli di Palermo”, perché grazie al contrabbando di sigarette, negli anni ’70, ha mantenuto molte famiglie del quartiere Kalsa del capoluogo siciliano. Ma accanto all’imprenditore c’era anche l’assassino. Quello del maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella, ucciso a Palermo nel 1981, ma anche quello – presunto – di un cliente di un night club che aveva maltrattato una ballerina. Aveva violato il codice d’onore: le donne non andavano toccate.
Parliamo di Tommaso Spadaro, alias “Don Masino r’hausa”, boss di Palermo centro condannato all’ergastolo, che si è laureato in filosofia con la votazione di 110, all’università di Perugia, poco distante dal carcere di Spoleto, dove sta scontando la sua pena. La sua tesi di laurea è stata sul mahtma Ganhi e la non-violenza. Il suo legale ha parlato di un “conversione” del boss che si è buttato sui libri.
Il figlio di Don Masino, Francolino Spadaro, ha seguito le orme del padre e si trova anche lui in carcere come regista delle estorsioni ai danni della Antica focacceria San Francesco, dopo aver già passato un lungo soggiorno in galera.
Quando Don Masino fu arrestato la prima volta per contrabbando, su mandato di cattura firmato da Giovanni Falcone, era su una barca e, alla vista della guardia di finanza, si è buttato in mare. E’ stato poco dopo trovato al bar del lussuoso albergo “Villa Igea” mentre, fradicio, sorseggiava un aperitivo. “Sto bevendo, non è reato” avrebbe risposto ai militari.
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26 Febbraio 2010, 11:29