24 Febbraio 2018, 18:00
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CATANIA – Si scrive Barbagallo, si legge D’Agostino. Sotto il profilo politico, sicuramente. Perché, sul versante giudiziario, il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro ha già stoppato ogni provocatoria fuga in avanti: l’onorevole “è estraneo ai fatti e non è indagato”. E lì bisogna restare. Tuttavia c’è un mantra che ad Acireale è ripetuto quasi fossa una giaculatoria da cittadini, nemici e persino qualche amico: “Il vero sindaco è Nicola”. Che D’Agostino sia il “sindaco ombra” – per utilizzare un’immagine decisamente cinematografica – pare non dispiacere neanche ai diretti interessati, che preferiscono parlare invece di “lavoro di squadra”. Altri ancora di un triangolo, con Salvo Nicotra quale terza persona della trinità acese.
Ma restiamo su “Roberto” e “Nicola”. I più intimi assicurano che “il legame tra i due è davvero inossidabile”. E c’è da credergli, perché nel bene o nel male – e i fatti lo dimostrerebbero – è il destino a tenerli assieme. Come nell’aprile del 2015: mentre al leader di Sicilia Futura recapitavano una testa di capretto mozzata a casa; al primo cittadino facevano esplodere una bomba carta sull’auto. Amici veri. Nei momenti distesi, non è infatti difficile scovarli in barca assieme, parcheggiati nei porticcioli delle frazioni acesi. Anche per questo ieri D’Agostino ha dichiarato pubblicamente di avere il “cuore gonfio di dolore”.
Il sindaco ombra, dunque. Cerchiamo di scandagliare una storia che proviene da lontano. Da quando cioè Nicola D’Agostino, allora autonomista, tentava la scalata del Palazzo comunale, candidandosi a sindaco. Era il 2009, gli anni di “Raffaele Lombardo presidente”. Ma non ce la fa. La spunta invece Nino Garozzo, che bissa il mandato. La storia però non finisce lì. Passano cinque anni fitti fitti. Anni in cui D’Agostino medita su ciò che avrebbe sbagliato. Ci pensa su e disegna una progetto nuovo di zecca, dove lui però non è più il candidato di riferimento, ma il regista. S’inventa un’area civica – CambiAmo Acireale – e convoca le primarie. Per alcuni si tratta di una competizione fatta in casa, ma dal chiaro retrogusto renziano. Di vero c’è che il Pd è fuori dalla porta, anche se l’area D’Agostino va già a braccetto con il centrosinistra regionale, e lo resterà anche dopo. Tra i concorrenti anche Nando Ardita, Adele D’Anna e Francesco Fichera.
A vincerle – e lo sappiamo già – è il consigliere comunale Roberto Barbagallo, il braccio destro del parlamentare acese. O portaborse, per rispolverare gli anni della prima Repubblica. È giovane, fa l’ingegnere, ai più risulta simpatico, ed impegnatissimo sul fronte dei patronati. Sarà anche sulla scorta di questi e del radicamento ad Aci Platani, che Roberto Barbagallo è campione di preferenze al consiglio comunale nel 2009. Alle amministrative 2014, poi, vince al primo e stravince al secondo turno. Non c’è partita con l’avversario, neanche sul piano della comunicazione. A quel punto Basilio Catanoso, il capo indiscusso del centrodestra acese – e non solo – , deve leccare le ferite. La guerra personale con D’Agostino, in quel frangente combattuta per procura, è persa. Non è persa invece la suggestione che, se a battagliare sono due candidati ombra, anche all’indomani del voto c’è probabilmente da fare i conti con i propri riferimenti parlamentari. Per certi aspetti si tratta di un espediente assai naturale in Politica. La differenza sta nello stile e nei modi attraverso cui si declina una partnership. Ed è proprio lì che i ruoli si sono spesso sovrapposti fino all’inverosimile.
Ricominciamo dunque da qui. Con Roberto Barbagallo titolare della fascia tricolore e D’Agostino di un seggio prestigioso all’Ars. Questo è il piano istituzionale. Sul piano politico, “Nicola” è e resta il capo. Sia di una delle segreterie più strutturate del territorio etneo, sia di un movimento-partito che di lì a poco avrebbe preso piede sia a Catania come anche a Palermo, Sicilia Futura. E se il rapporto gerarchico è chiaro, asimmetrica si rivela invece l’interpretazione – anche pubblica – dei ruoli. Perché nelle grande vicende che toccano Acireale, D’Agostino è sempre avanti. Ci mette la faccia, la voce, la presenza. Pare che sia lui a dettare la linea. Tanto da rivendicare la paternità di alcune iniziative che lo avrebbero visto impegnato da dentro i Palazzi palermitani (ma anche romani) in favore del territorio. “Il mio è impegno per Acireale” è uno degli slogan delle Regionali 2017. Nel sito ufficiale del parlamentare, un elenco di venti punti esatti ripropone finanziamenti ottenuti e azioni di lobbing in favore della Città delle Cento campane. Un impegno che evidentemente gli elettori acesi, lo scorso novembre, hanno riconosciuto in massa come autentico.
Fuori dai cliché, invece, l’attivismo sulle cose che hanno riguardato nello specifico il Comune. Più di una volta D’Agostino ha parlato pubblicamente da sindaco, anche quando il sindaco-de-jure gli era accanto. Che l’arte oratoria sia più in dote al primo, non risolve l’idiosincrasia. Perché “Nicola” interviene con forza soprattutto quando c’è da tenere la barra dritta, quando c’è da marcare la linea. Dopo la tromba d’aria del 2015, non chiede soltanto la proclamazione dello stato di calamità, ma fa lui stesso i sopralluoghi nel zone colpite. Nella disputa sulla coincidenza della Festa dei fiori con il XXV aprile, fu lui nel 2016 a prendere posizione e sbraitare contro il Pd provinciale. Nella disputa toponomastica sull’intitolazione di una strada all’ex presidente della Regione Rino Nicolosi, è lui a difendere l’iniziativa della giunta. Anche in merito ai numeri dell’edizione 2017 del Carnevale, i ringraziamenti pubblici per la riuscita organizzativa avevano una tonalità da primo cittadino.
E non solo. Quando i caroselli d’auto festanti con a bordo i fratelli Garozzo, medaglie olimpiche di Rio 2016 per la scherma, attraversarono le vie del centro storico nonostante la Ztl appena varata, è lui a prendere posizione contro le uscite assai discutibili del consigliere Nino Sorace. D’Agostino è pronto ad alzare lo scudo, anche coraggiosamente: Gettonopoli, rotazione dei dirigenti, furbetti del cartellino, differenziata, abbattimento dell’ecomostro sulla Timpa, fondi per lo smantellamento dell’amianto a Pozzillo. Lui c’è. Per non parlare poi degli interventi durante le quattro assemblee programmatiche di Cambiamo Acireale, i momenti di verifica pubblica che il movimento che ha sostenuto Barbagallo organizza annualmente. Anche in quelle occasioni, la sensazione che a tirare le conclusioni sul Comune sia sempre lui, resta sul piatto. Probabilmente quello stesso piatto oggi è vuoto, perché umanamente parlando – al di là delle responsabilità che i giudici dovranno accertare sul ruolo di Barbagallo – è difficile pensare che D’Agostino abbia al momento appetito.
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24 Febbraio 2018, 18:00