Dai forestali al trasporto pubblico | Maxi impugnativa sul Collegato

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23 Settembre 2019, 18:13

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PALERMO – In occasione della finanziaria erano stati congelate spese per 140 milioni. Il “Collegato alla finanziaria” li ha scongelati in parte. Da Roma arriva però una doccia gelata: Il nuovo governo sostenuto da Cinquestelle e Pd ha impugnato la norma che scongelava le risorse per numerose categorie, dal trasporto pubblico, ai forestali, passando per teatri ed enti “pararegionali”. In tanti casi si tratta di stipendi. Sul bilancio della Regione, soffiano nuovi venti di bufera che si aggiungono a quelli che hanno interessato i conti pubblici negli ultimi giorni.

Il governo centrale ha impugnato il “Collegato generale”, gli articolo colpiti dalla scure romana sono cinque: quello che riguarda gli appalti, quello che ha prorogato le concessioni per le tratte del trasporto pubblico locale, la norma che si occupa di dismissione del patrimonio sanitario, quella che eroga 250 milioni alle ex province e soprattutto la norma che aveva scongelato i fondi che, durante la Finanziaria, in attesa dell’accordo con lo Stato, erano stati bloccati.

Ora tutto è messo in crisi e mentre a Palazzo dei Normanni si prepara a discutere il “collegato dei collegati”. Proprio sui tagli congelati, domani l’Ars avrebbe dovuto discutere su come trovare una ventina di milioni che non erano stati scongelati in quella occasione. Ora, però, il problema investe anche i 114 milioni su cui s’allunga l’ombra del ricorso alla Consulta. Per il governo giallorosso la norma sarebbe incostituzionale perchè “tali risorse di fatto non trovano riscontro nel bilancio in quanto correlate alla previsione di minori quote annuali di disavanzo da recuperare deliberate in contrasto con la disciplina armonizzata” prevista dal decreto legislativo 118, quello sulla contabilità pubblica.

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Il governo regionale, però, rassicura e tira dritto. “Al momento le categorie riguardate dalla spesa congelata e recentemente sbloccata non hanno da temere. La posizione del ministero – è il commento dell’assessore all’Economia e vicepresidente della Regione Gaetano Armao – è una posizione autorevole tanto quanto la nostra e per questo resisteremo davanti la Corte Costituzionale. La nostra attività è stata il frutto di un confronto con il ministero. Le posizioni del governo centrale sono una somma di potrebbe. Continuiamo ad avere un confronto con gli uffici romani nel contesto dinamico in cui ci muoviamo”. Per l’assessore Armao, infatti, altre soluzioni potrebbero riguardare i conti siciliani. “Il 18 giugno – racconta – la Commissione paritetica ha varato una disposizione che consente alla Regione di spalmare in dieci anni il disavanzo calcolato a seguito da un nuovo riaccertamento straordinario. La disposizione è al momento al vaglio delle sezioni riunite della Corte dei conti e con il suo via libera sarà possibile ripianare il disavanzo in dieci anni piuttosto che in quattro”. Con una quota di disavanzo da ripianare minore, insomma, si potrebbero liberare maggiori risorse per il bilancio regionale e i tagli non dovrebbero essere più all’ordine del giorno.

“L’impugnativa del Consiglio dei Ministri è la conferma del fallimento del metodo dei ‘collegati’ voluto dal governo Musumeci e dalla sua maggioranza”. Lo dice Giuseppe Lupo, capogruppo del PD all’Ars“Alcune ‘censure’, come quella sugli appalti, – prosegue – erano più che prevedibili. In altri casi il Pd aveva sollevato già durante il dibattito d’aula profondi dubbi, ma il governo ha voluto comunque tirare dritto per la propria strada con il risultato che adesso si aggrava la paralisi del Bilancio ed anche un settore fondamentale come quello del trasporto pubblico locale rischia pesanti conseguenze. La responsabilità di questa situazione è solo del governo regionale, ed il presidente Musumeci farebbe bene ad assumersi le proprie responsabilità invece di continuare scaricare la colpa su altri”. Proprio in relazione all’impugnativa del Consiglio dei Ministri, il Pd all’Ars ha presentato una interrogazione parlamentare. “Il presidente della Regione dica cosa intende fare adesso – conclude Lupo – se ricorrere alla Corte Costituzionale, con tutte le possibili conseguenze che questa decisione potrebbe provocare, o rendersi conto dei propri errori ed evitare di perseverare con un metodo sbagliato che fa solo danni alla Sicilia”.

 

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23 Settembre 2019, 18:13

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