04 Giugno 2021, 05:42
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CATANIA – La scelta di voltare pagina è arrivata dopo la condanna. Condanna a 27 anni in primo grado. Fabio Reale è uno degli ultimi collaboratori provenienti dalle file dei Cappello-Carateddi. E ieri alla Corte d’Appello di Catania ha parlato nella veste di imputato-pentito nel processo scaturito dall’ultimo capitolo dell’inchiesta Revenge (scattata nel 2015) che ha fermato l’ascesa criminale del gruppo mafioso che ha fatto riferimento al famigerato killer Sebastiano Lo Giudice.
Le domande della pg Iole Boscarino si sono incentrate soprattutto sul passaggio storico dei fratelli Strano di Monte Po (con cui Reale ha un legame di parentela acquisito attraverso la moglie) e dei Squillaci (detti Martiddina di Piano Tavola, ndr) dai Santapaola ai Cappello. Argomento quello dei cambia casacca della mafia affrontato anche dal contro esame dell’avvocato Giuseppe Rapisarda, difensore di Nicolò Squillaci (condannato in primo grado a 12 anni).
Revenge 5 fotografa la riorganizzazione della gestione della droga dopo l’arresto di Sebastiano Lo Giudice, che sarebbe riuscito a strappare ai Santapaola altri due “soldati”. Il boss lascia in custodia 200 mila euro che sarebbero dovuti essere utilizzati da Attilio Bellia (posizione stralciata nel processo d’appello, anche lui condannato a 27 anni dal Tribunale) e suo fratello Gaetano (condannato nel rito abbreviato, ndr) proprio per il traffico di sostanze stupefacenti, mercato illegale che ha fatto fruttare parecchia liquidità ai Carateddi. Che tra il 2008 – 2009 arrivano a sfidare anche Cosa nostra catanese. Attilio Bellia però li avrebbe utilizzati per i suoi piaceri e per auto di lusso. Una scoperta che la Procura fa grazie a una lettera inviata all’ergastolano Lo Giudice al 41 bis in cui la suocera si lamenta del padre Gaetano (condannato in abbreviato). Ed è proprio quella missiva che dà l’input all’indagine.
Affari di droga che Attilio Bellia avrebbe gestito con Fabio Reale, che ha deciso di raccontare tutto ai magistrati. Verbali che si sono uniti a quelli di Francesco Di Mauro, altro soldato del gruppo dei Carateddi e molto legato (anche a livello familiare) con i fratelli Strano di Monte, e a Natale Cavallaro (condannato a 4 anni in primo grado). Le indagini della Squadra Mobile documentano summit mafiosi in imprese di onoranze funebri e trasporti di droga all’interno delle ambulanze. Un motore criminale spento dall’operazione della Dda di Catania.
A completare lo scacchiere degli imputati che stanno affrontando il processo d’appello (troncone ordinario) sono Claudio Speranza (condannato in primo grado a 13 anni e 4 mesi), Salvatore Spampinato, Sebastiano Romeo, Francesco Belluardo, Gregorio Luminario (tutti e quattro sono stati condannati dal tribunale a 4 anni e 2 mesi), Tommaso Ingrassia (Pena di 6 anni in primo grado), Rosario Noè e Antonio Santo Riela (condannati dal tribunale a 4 anni)
La posizione – come detto – di Attilio Bellia è stata stralciata.
Il processo è stato rinviato al prossimo 1 luglio. La Corte d’Appello dovrà sciogliere la riserva sulla richiesta dell’avvocato Rapisarda di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. Il penalista ha chiesto di sentire i pentiti Francesco Squillaci (fratello di Nicolò) e Giuseppe Mirabile. E anche Mario Strano, che ha fatto delle dichiarazioni nell’ambito del processo Camaleonte proprio in riferimento alla migrazione mafiosa. La pg Boscarino si è opposta all’istanza.
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04 Giugno 2021, 05:42