Dai soldi in contanti alla Jaguar | La Mantia e gli altri indagati - Live Sicilia

Dai soldi in contanti alla Jaguar | La Mantia e gli altri indagati

Giuseppe La Mantia filmato mentre intasca una mazzetta

Gli imprenditori avrebbero pagato per non avere guai col Durc. Applicato il nuovo codice antimafia

CORRUZIONE ALL'INAIL
di
2 min di lettura

PALERMO – Ventidue indagati e un giro vorticoso di denaro e favori. Sotto inchiesta ci sono anche gli imprenditori che avrebbero pagato mazzette a Giuseppe La Mantia, ex vice direttore dell’Inail di Palermo e direttore dell’ufficio di Termini Imerese.

Mazzette per ottenere il Durc, documento che attesta la regolarità contributiva delle aziende, senza il quale le stesse non avrebbero avuto diritto a partecipare ad appalti pubblici. È la prima volta che, come previsto dal nuovo codice antimafia, si applica una misura di prevenzione a un dipendente pubblico accusato di corruzione.

I finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia tributaria, agli ordini del colonnello Francesco Mazzotta, hanno stilato un elenco di quelle che definiscono “dazioni in favore di La Mantia”. Si va dall’utilizzo esclusivo di una Fiat Panda (messa a disposizione dalla Ecolpower srl) a quello di una lussuosa Jaguar S-Type (formalmente acquistata dalla cooperativa di T. & F di Giuseppe Damiata); dai soldi in contanti – “una quantità indefinita di banconote arrotolate “ ricevute dalle mani del commercialista Antonio Peloso nell’ufficio Inail di via Michele Titone ai bonifici sui conti correnti di La Mantia, della moglie e di un altra donna.

Il pubblico ministero Gaspare Spedale ha chiesto e ottenuto il sequestro nei confronti di La Mantia di beni per 516 mila euro. Nel frattempo, però, c’è l’avviso di conclusione delle indagini per tutti gli altri indagati: Giuseppe Damiata (Mada Scarl), Anna Mangano (cooperativa Mada), Salvatore Oneto (cooperativa e T&F) Carmelo e Giuseppe Scaglione (Ecolpower), Francesco Baccarella (ex direttore della sede palermitana di Riscossione Sicilia, è indagato per corruzione), Carmelo Spitale (Spitale Costruzione srl), Paolo Ciravolo (Immobiliare 3C), Giuseppe Lo Cascio (dipendente Serit), il commercialista Antonio Maria Peloso, Francesco Naccari (portiere dell’Inail di via Michele Titone, avrebbe timbrato il badge al posto di di La Mantia), Rosario Oliveri (dipendente Inail, è indagato per abuso d’ufficio), Gaetano Mendola ed Ester Romano (entrambi dipendenti Inps, sono indagati per abuso d’ufficio), Massimo Collesano (dirigente Amia, è indagato per abuso d’ufficio perché avrebbe omesso di chiedere informazioni sulla Ecolpower a Equitalia), Rosario Agnello e Antonio Prestigiacomo (dipendenti Inail avrebbero cercato di fare sparire alcuni documenti mentre erano in corso le perquisizioni della finanza), Alessandro Di Matteo (Ecolpower), e Agata Alfano.

In una parte della proposta di sequestro accolta dal Tribunale si fa riferimento ai rapporti tra La Mantia e la famiglia dell’ex presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, che per un periodo ha gestito l’hotel Federico II di Palermo. La ristorazione era affidata ad un’impresa con cui La Mantia avrebbe lavorato “in maniera occulta”. I Cuffaro da tempo hanno ceduto la gestione dell’hotel.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI