Dai tagli alla manovra impugnata | Crocetta e Baccei, insieme per forza

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22 Febbraio 2015, 17:29

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PALERMO – Dicono di andare d’amore e d’accordo. Tra di loro, ci sarebbe una perfetta sintonia. Una intesa così totale, forse, da rendere superflua la vicinanza fisica, la presenza. In realtà Rosario Crocetta e Alessandro Baccei continuano a viaggiare su due binari diversi. Che si incrociano ogni tanto. Quasi per sbaglio. L’ultima puntata di una telenovela che racconta di un matrimonio “d’interesse” tra il governatore e l’assessore all’Economia, di un amore mai sbocciato è di tre giorni fa: l’ultima giunta di governo. La terza riunione dell’esecutivo nel nuovo anno. Un piccolo evento, quindi, per il governo Crocetta, che nel 2015 non ha brillato per “produttività” e per la frequenza delle delibere.

E invece, mercoledì scorso ha scelto di convocare gli assessori persino al termine della seduta d’Aula in cui Lucia Borsellino è stata chiamata a rispondere sulla tremenda vicenda della piccola Nicole. Una riunione-fiume e in notturna. E Alessandro Baccei non c’era.

Nonostante l’assenza del responsabile all’Economia, però, il governatore ha deciso di intervenire su una materia puramente finanziaria, impugnando alcuni articoli della Finanziaria di Renzi. Quelli, in particolare, riguardanti il ritorno a Roma dei Fondi Pac destinati alla Sicilia, ma mai spesi dalla nostra Regione. Più di 1,2 miliardi di euro. Una dichiarazione di guerra, sembrerebbe, anche se l’esecutivo nazionale si sarebbe già detto disponibile a restituire parte di quelle somme.

Ma il “nodo” qui non sta nel merito. Ma nella forma e nei tempi. Baccei, di questa delibera non sapeva nulla. Anzi, si trovava a Roma proprio per partecipare (così come aveva fatto anche lunedì e martedì) ai famosi “tavoli tecnici” col governo Renzi, necessari per consentire alla Sicilia di chiudere, entro aprile, il bilancio. Baccei faticava, insomma, a ricucire gli strappi e a rendere sereno il clima. Mentre da Palermo partiva la bordata verso la Capitale.

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Baccei non sapeva nulla. Si era solo discusso, nei giorni scorsi, di quella ipotesi. Era arrivato, negli uffici di via Notarbartolo, qualche documento “preparatorio”. Ma nessuna decisione sembrava imminente. Fino a mercoledì scorso. I due pare si siano chiariti. Crocetta avrebbe detto a Baccei che, se non avesse preso questa decisione, lo avrebbero accusato di non tutelare gli interessi della Sicilia. Avrebbero continuato, insomma, a sottolineare lo stato di “commissariamento di fatto” in cui versano i conti della Regione. Baccei finora ha scelto la strada del “no comment”. È in imbarazzo. Lo strappo di Crocetta è indicativo. E l’assessore lo sa bene.

Anche perché, su un altro tema delicatissimo, quello che riguarda il pubblico impiego, il governatore sembra avere un approccio completamente diverso dall’economista. Come raccontano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil accolti da Crocetta e Baccei a Palazzo d’Orleans tre giorni fa: “C’è tra i due – raccontano – una chiara divergenza nel merito e nel metodo. Baccei appare rigido e intransigente, il governatore più elastico, più disponibile ad ascoltare le giuste prerogative dei lavoratori”. No, non vanno d’accordo nemmeno su quello. E in effetti già in passato le “differenti vedute” tra i due, ad esempio sui tagli ai consiglieri comunali, erano sfociate in una forte presa di posizione di Crocetta: “La Finanziaria la faccio io”. Esternazioni che spinsero il sottosegretario Davide Faraone a puntualizzare: “La linea di Baccei è quella del Pd”. Ci si discosta da quella, insomma, è fuori dal partito.

Tensioni sfociate qualche giorno fa anche all’Ars, in occasione della discussione del Dpef, con l’attacco sferrato a Baccei da Antonio Malafarina, deputato del Megafono tra i più vicini a Crocetta. Tensioni che hanno riguardato anche tante altre questioni come ad esempio la vicenda di Riscossione Sicilia (Baccei vorrebbe “aprire” all’intervento in Sicilia di Equitalia, mentre Crocetta non ci pensa nemmeno) o di Sicilia e-Servizi. Baccei vorrebbe scioglierla, e trasferire le funzioni alla Regione. Il governatore, invece, dopo averla liquidata e resuscitata piazzando al vertice un fedelissimo come l’ex pm Antonio Ingroia, e nonostante avesse istituito anche un Ufficio regionale per l’Informatica sostanzialmente rimasto sulla carta, ha riscoperto la valenza “strategica” della spa mangiasoldi.

Stanno insieme per forza. E il più “interessato” alla presenza di Baccei sembra proprio Crocetta, almeno fino ad aprile, quando si comprenderà se la Sicilia verrà o meno commissariata proprio da Roma. Fino ad allora il governatore prova a camminare sul filo. Da un lato la caduta verso le elezioni anticipate e l’addio a Palazzo d’Orleans. Dall’altro l’irrilevanza politica di un presidente che non governa più nulla. Costretto ad approfittare dell’assenza del “commissario” in giunta per fare la voce grossa con Roma. Un giorno sì, e un giorno no.

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22 Febbraio 2015, 17:29

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