29 Novembre 2020, 17:12
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PALERMO – “Questa ricerca non “no-vax” né complottista, ma un invito a tutti, dai semplici cittadini ai governamenti chiamati a fare scelte difficili e delicate, ad adottare le necessarie cautele perché le giuste speranze riposte nei vaccini non si rivelino dannose per la salute dei cittadini nel medio-lungo periodo e, paradossalmente, non si finisca con alimentare il
già vasto movimento no-vax che spesso per fede o pregiudizio fa lo stesso errore di screditare i vaccini senza robuste basi scientifiche”. E’ quanto si legge, prima di entrare nel dettaglio con dati e grafici, nel primo paragrafo di una ricerca sui documenti ufficiali che riguardano i vaccini per il Covid-19. Gli autori, il giornalista Pietro Galluccio e l’epidemiologo Salvatore Corrao, componente del Comitato tecnico scientifico della Regione Siciliana e primario del reparto Covid al Civico di Palermo, pongono una domanda: “Dareste ai vostri figli o parenti un farmaco efficace “fra il 20 e l’80%” e la cui sicurezza è stata testata per 6 settimane invece che per almeno un anno?”.
E lo fanno spiegando il perché dei dubbi, sui quali invitano a riflettere, ma sempre nell’ottica “pro-vax”. “Il punto di partenza – si legge – è il documento dell’Organizzazione mondiale per la sanità denominato “DRAFT landscape of COVID-19 candidate vaccines” disponibile online sul sito dell’organizzazione. Il documento contiene l’elenco di 48 vaccini “candidati” in fase di valutazione clinica e 164 vaccini “candidati” in fase di valutazione preclinica. Le due liste, secondo quanto riportato sul file, sono aggiornate al 12 novembre, anche se i dettagli sullo stato di avanzamento dei vaccini sono anche successivi a tale data, fino al 28 novembre”. Ma quale iter bisogna adottare per l’approvazione e l’immissione in commercio dei vaccini? “Analogamente a quanto avvenuto negli USA – spiega la ricerca – ed in considerazione della gravità della pandemia, per i vaccini Covid-19, l’Unione Europea ha approvato una “corsia preferenziale” per accelerare la procedura di approvazione: con la procedura accelerata, la valutazione finale del farmaco/vaccino si riduce dal periodo ordinario di circa 210 giorni a circa 45-60 giorni.
L’annuncio di risultati di ricerche mediche e farmacologiche dovrebbe essere sempre accompagnato dalla presentazione, se non al pubblico quantomeno alla comunità scientifica e agli organi di vigilanza sanitaria, di report chiari ed esaustivi. Così non sembra essere stato almeno per i tre casi più eclatanti di AstraZeneca, BioNTech/Pfizer e Moderna. Assistiamo in modo abbastanza preoccupante alla fine della medicina e della ricerca basate sulle “evidences”, cioè sui fatti scientifici documentabili e ad una sostanziale abdicazione alle proprie funzioni di vigilanza da parte degli organismi competenti. Se tali scelte possono essere comprensibili – si sottolinea – ancorché discutibili da parte delle aziende, non altrettanto comprensibili possono essere le reazioni di giubilo da parte delle autorità pubbliche ed in particolare di coloro che devono o dovrebbero sovrintendere alla salute dei cittadini, adoperando sempre principi di precauzione”. La ricerca si sofferma poi su un altro aspetto: la cosiddetta ‘alterazione del mercato’: “Dovuto al fatto che questi annunci (con le conseguenti strabilianti performance finanziarie dei titoli azionari delle società coinvolte, solo in parte successivamente scalfite dall’emergere di dubbi e domande da parte del mondo scientifico) determinano continue promesse di acquisto da parte dei governi e la preparazione di piani di distribuzione particolarmente complessi, che potrebbero però rivelarsi del tutto errati in base al vaccino finale che sarà scelto in base alla sua efficacia ed alla sua sicurezza. È esemplare il caso dell’annunciato vaccino BionNTech/Pfizer, che deve essere conservato ad una temperatura inferiore a -73° e la cui gestione logistica appare quindi particolarmente complessa con costi aggiuntivi a quelli già notevoli del vaccino”.
Ma non finisce qui: “È evidente – continua la ricerca – l’abbiamo volutamente lasciata per ultima, la presenza di dubbi di natura scientifica ed etica su scelte nelle quali la fretta del risultato sembra giocare in modo estremamente pericoloso a danno della sua qualità. Nulla da eccepire infatti sull’adozione di procedure semplificate e veloci per lo studio e la valutazione dei vaccini, purché però non vengano meno i parametri di sicurezza, prima ancora che di efficacia. Un vaccino può infatti non essere del tutto efficace ma non per questo essere pericoloso. In queste ore, le autorità sanitarie chiedono infatti alle case farmaceutiche di attestare che il loro vaccino risulti scientificamente efficace per bloccare il Covid-19 in una percentuale “compresa fra il 20% e l’80%”. Una variante talmente ampia che sarebbe inaccettabile in qualsiasi contesto, soprattutto medico, ma che può ancora apparire accettabile se contemporaneamente venisse attestato che il vaccino è comunque sicuro; che, in altri termini, anche se non blocca il Covid-19 in modo particolarmente efficace, in ogni caso il vaccino non mette a rischio la salute delle persone vaccinate. Ad oggi purtroppo non vi sono ricerche attendibili su questo fronte, per il semplice fatto che, come attestato dalle autorità sanitarie, una valutazione efficace dovrebbe durare almeno un anno. Ciò vale ancora di più per due dei vaccini in studio, proprio quelli di BioNTech/Pfizer e Moderna, che si basano sulla tecnica mRNA (che ricorre all’utilizzo di materiale generico) che non è mai stata prima autorizzata per gli esseri umani”, concludono.
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29 Novembre 2020, 17:12