03 Aprile 2017, 21:54
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PALERMO – Il padrino e il suo vice. Così venivano descritti dagli investigatori. L’anziano boss di Bagheria, Pino Scaduto, e Gino Mineo, il mafioso che amava la poesia, condividono in queste ore la scarcerazione.
Il primo passa dal 41 bis, regime a cui era sottoposto dal 2008, alla libertà. Il secondo, invece, da due mesi era agli arresti domiciliari. Scaduto e Mineo erano stati condannato perché presero parte alla restaurazione di Cosa nostra stoppata dal blitz dei carabinieri denominato Perseo. Ora entrambi, assistiti dall’avvocato Jimmy D’Azzò, sono stati assolti dal giudice per l’udienza preliminare Gigi Omar Modica che ne ha ordinato l’immediata scarcerazione. Così come per Umberto Guagliardo e Giacinto Tutino difesi dagli Antonio Turrisi, Salvo Priola e Raffaele Bonsignore.
“Un intimo amico mio che sta assime a me…”, diceva Scaduto parlando di Mineo al quale nel gennaio scorso erano stati concessi gli arresti in casa con il parere favorevole della stessa Procura. L’avvocato D’Azzò aveva tracciato il profilo di un uomo che in carcere sarebbe cambiato. A Voghera ha iniziato a scrivere poesie e sceneggiature di spettacoli teatrali. Niente a che vedere con il mafioso che, dopo, avere già scontato una pena negli anni Novanta, finì di nuovo in carcere nel 2008. Ora la notizia dell’assoluzione che chiude le sue pendenze giudiziarie.
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03 Aprile 2017, 21:54