23 Novembre 2019, 06:00
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PALERMO – Nelle loro tasche di soldi ne finivano a palate. Erano frutto del traffico di droga, delle truffe alle assicurazioni, del contrabbando di tabacchi. Eppure risultavano ufficialmente disoccupati e senza alcuna entrata economica, al punto da essere tra i beneficiari del reddito di cittadinanza, sussidio che in alcuni casi ricevevano puntualmente ormai da diversi mesi.
Tra i “furbetti del reddito” c’è anche chi è stato scoperto nel corso di tre distinte operazioni delle forze dell’ordine a Palermo, che nelle ultime settimane hanno fatto finire in manette altri nove “spaccaossa”, due trafficanti di droga e una banda di contrabbandieri che nel Canale di Sicilia stava trasportando un carico di sette tonnellate di sigarette destinate al mercato nero dell’Isola.
In quest’ultimo caso, tra i sei italiani arrestati è stato individuato un trapanese che, in base agli accertamenti effettuati, percepiva il reddito di cittadinanza da giugno: insieme ad altri cinque uomini sarebbe stato pronto ad acquistare il carico di sigarette che avrebbe così fruttato un milione di euro. Il sussidio di mille euro mensili è stato immediatamente sospeso, così come per cinque delle nove persone coinvolte nell’inchiesta che ha svelato il desolante scenario in cui si muovevano gli “spaccaossa” agli ordini dei boss di Brancaccio: uno di loro aveva anche una mega villa finita poi sotto sequestro insieme ad alcuni veicoli, per un totale di trecentomila euro.
Pure uno dei presunti trafficanti di droga finito in arresto nel corso di un’operazione della guardia di finanza tra Napoli e Palermo percepiva il reddito di cittadinanza: dalla scorsa estate sulla sua carta gialla venivano accreditati cinquecento euro mensili. Non è soltanto il lavoro nero, quindi, ad emergere dai controlli su coloro che ricevono il sostegno dello Stato. E i dati sono sempre più sconfortanti, se si considera che da quando il reddito viene erogato, i “furbetti” scovati in Sicilia sono più di mille e da un capo all’altro dell’Isola.
Ad indagare e a fare venire a galla le truffe sono i militari della Guardia di finanza e dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro, insieme alla polizia municipale. Il maggior numero di casi si registra a Palermo e a Catania, e molte volte è il cambio di residenza repentino a far nascere i sospetti: c’è addirittura chi all’interno dello stesso nucleo familiare ha falsificato i documenti, fingendo di vivere separato dal coniuge. A Siracusa, una coppia aveva dichiarato di non avere alcun reddito, ma in realtà la moglie riceveva il sussidio e il marito lavorava in nero, mentre a Caltanissetta
I casi sono decine. Tra i più recenti a Palermo, anche quello di un uomo finito in arresto per furto di energia elettrica allo Zen: contestualmente i carabinieri hanno scoperto che percepiva anche il reddito di cittadinanza pur lavorando in nero. Il 29enne è solo l’ultimo di una lunga serie e i controlli si fanno più serrati. A finire nei guai, negli ultimi mesi nel capoluogo siciliano, anche tre parcheggiatori abusivi e i titolari di due negozi di biciclette nel centro storico: nonostante fossero titolari delle attività, erano riusciti ad ottenere il sussidio.
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23 Novembre 2019, 06:00