Cronaca

Dal deserto alla borsa di studio|”Ora voglio cambiare il mondo”

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26 Agosto 2020, 14:56

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PALERMO- Bandiougou Diawara è un giovane maliano colto, che parla l’italiano con una padronanza rara e che mette cuore e intelletto in tutto quello che fa. Ha ventidue anni. La sua traversata dall’orrore fino a Palermo è stata lunga. Ecco perché, in ogni sua parola, c’è un semitono intellegibile che conduce alla pena. Ma poi subentra il coraggio di un cuore che non si è arreso.

L’incontro con i suoi ‘angeli’

Per raccontare la storia bisogna, innanzitutto, parlare con uno degli angeli che l’hanno preso in custodia, dopo uno sbarco nel 2016, quando Bandiougou era un minore non accompagnato, proprio a Palermo. La professoressa Nicoletta Campisi incontra il ragazzo alla scuola ‘De Amicis’. E capisce che ha talento, passione, voglia.

“Mi colpì subito – ricorda la professoressa, una docente sensibile e impegnata – la forza che ci metteva, lui con altri, ma di più. Era la necessità del riscatto e di vivere una vita diversa, lasciandosi il passato alle spalle, con impegno. Io e i colleghi l’abbiamo sostenuto nel suo percorso. Bandiougou si è iscritto al liceo scientifico e poi è arrivata l’occasione”.

E’ la stessa prof a segnalare al suo studente la borsa di studio del ‘Collegio del mondo unito’ a Duino, in provincia di Trieste. Una scuola d’alto livello che ha la cultura superiore, la cooperazione e la pace scolpite nella sua identità. Chi studia lì ottiene un ‘Baccellierato internazionale’, un diploma che schiude tutte le porte. Il giovane Diawara vince la borsa di studio, classificandosi primo e ottiene la prestigiosissima qualifica. Tra breve, emergenza Covid, permettendo, andrà negli Stati Uniti, per studiare Politica internazionale dell’Economia all’Università.

Un altro degli angeli di Bandiougou è Anna Ponente, che l’ha accolto e indirizzato nel centro diaconale ‘La Noce’ da lei diretto. Anna conferma: “Un ragazzo meraviglioso. E tutti dovrebbero imparare a conoscere le persone, senza pregiudizi”.

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Il racconto di un viaggio

Bandiougou Diawara narra di sé, con la sua voce pacata, al telefono: “Ho lasciato, con dolore, mio paese, il Mali, perché le cose non andavano. Si poteva teoricamente studiare ma non c’erano sbocchi, né meritocrazia. Abbiamo fatto la strada fino all’Algeria: il Niger, il Burkina Faso, il deserto. In Algeria mi sono fermato un po’, ma ho scelto di venire in Europa, il continente che riconosce i diritti di ogni uomo. Dall’hotspot di Pozzallo sono passato a Palermo. Ho dimostrato voglia di studiare e mi hanno aiutato: Nicoletta, Anna, Salvo e altri… non potrò mai ringraziarli abbastanza. C’è stata l’occasione della borsa di studio. Io non volevo, perché amo Palermo e pensavo: figurati. Ci ho provato e ci sono riuscito, primo in graduatoria nella selezione. Nel mio viaggio mi sono accorto che il mondo non è come credevo io. Per questo voglio cambiarlo in meglio”.

“Ho rischiato di morire”

“Ho rischiato di morire, sì. Nel deserto, se cadi, non ti salva nessuno. Mi hanno pure sparato addosso e sono salvo per miracolo. Il nostro gommone, durante la traversata, si è bucato. Ai trafficanti non frega niente se vivi o se muori. E adesso sono qui”.

E’ qui, per raccontare la storia, il ragazzo del Mali. Come Ishmael, l’unico sopravvissuto dell’equipaggio della baleniera Pequod nello scontro con Moby Dick. E’ qui Bandiougou e può permettersi, finalmente, la felicità. Qualche tempo fa, su Facebook, ha pubblicato una foto, che mostriamo, con Anna Ponente. Ecco la didascalia.

“Non riesco a trovare le parole o forse non esistono le parole per dire quello che sento di dirti (Sicuramente mi capirai). Sai quanto spazio occupi in questo mio cuore (duro e difficile da entrare). Ti auguro una lunga vita, di felicità, di salute e di tante altre cose belle. Hai cambiato la vita di tante persone, ridato il sorriso a chi lo aveva perso, aperto la scatola dei sogni di altri e così via. Io ti voglio una savana di bene”.

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26 Agosto 2020, 14:56

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