28 Settembre 2014, 15:41
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PALERMO – Dall’Isola s’era sollevato quel vento, un anno e mezzo fa. E s’era coniato lo slogan perfetto: “Modello Sicilia”. Buono a ricordare come questa Regione, periodicamente, possa fungere da laboratorio. Il luogo adatto per sperimentare alchimie insolite, magiche. Anche il presidente Crocetta, per un po’, sfruttò quella corrente. La sua “rivoluzione”, in fondo, era tale anche per questo (oltre ai tanti simboli e ai tanti annunci dati in pasto all’opinione pubblica). In Sicilia, si può. In Sicilia, il centrosinistra e il Movimento cinque stelle possono dialogare, lavorare insieme. In Sicilia, mentre a Roma non è possibile. Mentre nella Capitale quell’idea tramontava insieme ai nomi lanciati verso il Quirinale. Quella favola, però, è finita presto. “Governatore incapace”, accusano i grillini. “Stampella del centrodestra sfascista”, replica il presidente. Il vento, evidentemente, è cambiato.
Ma cosa è successo tra Crocetta e il pentastellati in Sicilia? Cosa ha contribuito a scavare un solco che oggi appre incolmabile? Le tappe dell’allontamento sono tante. Il tragitto della rottura è costellato da vicende-chiave: Muos, Irsap, salvaimprese. Su tutti. Ma non solo. “Chi ha parlato di Modello Sicilia, in quei giorni, si è semplicemente sbagliato”, dice oggi il parlamentare Cancelleri. E in effetti, se il Modello è esistito, è apparso più come una suggestione. Un lampo.
Già nell’aprile del 2013, infatti, ecco i primi segni di “insofferenza”. A Crocetta, forse, quel Modello sta già un po’ stretto. E durante una conferenza stampa nella quale ha illustrato gli innumerevoli vantaggi per la Sicilia che sarebbero stati portati dai russi della LukoIL, lancia una frecciata: “Guadagno meno di un deputato grillino di Roma”, dice. Passano meno di 24 ore. Siamo nei giorni caldi dell’elezione del presidente della Repubblica. La posizione dei grillini è ferocemente contraria all’ipotesi della restaurazione “napolitana”. Crocetta forse sente il bisogno di accreditarsi di fronte anche ai vertici nazionali del partito. E la critica nei confronti del Movimento si trasforma in “disprezzo per coloro i quali hanno parlato di ‘golpe’ in occasione della votazione di Napolitano”. “Forse ha visto i sondaggi, e si è accorto che il suo movimento sta crollando”, replicava caustico allora lo stesso Cancelleri. Il movimento cui faceva riferimento era, ovviamente, il Megafono.
Insomma, qualcosa sembra rompersi. Ma il peggio deve arrivare. Esplode la vicenda Muos. Il governatore aveva annunciato, anche in campagna elettorale, che avrebbe vietato l’installazione del radar americano. Poi, tra richieste di pareri scientifici, telefonate e pressioni, i lavori vanno avanti. Per i grillini è una scelta incomprensibile. Anche la base, quella dei meet-up insorge. Anche perché in quei giorni scoppia l’altra bomba: l’Irsap. Il Movimento conduce una battaglia per modificare le modalità di scelta del cda dell’ente assai caro a Confindustria e guidato da uno dei fedelissimi di Crocetta, Alfonso Cicero. E a sorpresa, gli emendamenti dei grillini, dopo essere stati bocciati in commissione, passano in Aula, scatenando l’ira del governatore. “Difendere l’indifendibile – commentarono i grillini in quei giorni – è sempre stata la specialità di Crocetta, ma sulla questione Irsap il presidente ha superato se stesso”.
Inizia insomma a montare la protesta molto contro il governo regionale. Che sfocia in una consultazione via web. I deputati cinquestelle chiedono alla base: “Volete che sfiduciamo Crocetta?”. Oltre il 90% risponde di sì. Da lì, ovviamente, il passo è breve. Alla fine del 2013 il Movimento, insieme ai deputati della Lista Musumeci, presenta la mozione di sfiducia al governatore. Alla quale aderirà tutto il centrodestra. La mozione, come era prevedibile, non passa. Crocetta viene difeso dalla sua maggioranza e ne approfitta per rilanciare il tema rispolverato proprio in questi giorni: “I grillini sono alleati della destra”.
A dire il vero, però, in occasione di un’altra mozione (di censura) i grillini aderiscono alla proposta non di un partito di centrodestra, ma di un deputato dello stesso partito del presidente, il Pd. Mario Alloro presenta l’atto di sfiducia nei confronti dell’assessore alle Attività produttive Linda Vancheri. I pentastellati aggiungono, compatti, la loro firma. Lo strappo sembra definitivo. E le polemiche a quel punto saranno periodiche. I grillini, ad esempio, si scagliano contro il cosiddetto “salvaimprese”. In particolare contro la scelta del governo di accendere un mutuo trentennale a carico dei siciliani per pagare i debiti alle aziente creditrici nei confronti della Regione. Poi, in occasione delle dimissioni dell’assessore all’Economia Bianchi i grillini incalzano: “E’ fallita la linea economica di un governo, ora completamente senza bussola e pronto a brancolare nel buio. Crocetta ora può solo dimettersi. Questo – continuavano – è un esecutivo fallimentare, ricco di proclami, ma povero di fatti. Le rivoluzioni annunciate da Crocetta – l’attacco dei deputati a sala d’Ercole – non hanno partorito nemmeno il classico topolino. Il governo – spiegarono i deputati – si accinge a spegnere il lume della speranza per i prossimi lustri, pianificando un mutuo che paralizzerà l’economia dell’isola per i prossimi trent’anni”.
Altro “caso”, quello che riguarda la condanna inflitta dalla Corte dei conti al Segretario generale Patrizia Monterosso, per la nota vicenda degli extrabudget agli enti di Formazione. “La sentenza della corte dei Conti che ha condannato Patrizia Monterosso – dichiarò ad esempio il deputato Giorgio Ciaccio – è il sigillo sull’inopportunità etica di tenere sul gradino più alto dell’ammnistrazione una persona, il cui comportamento sulla questione extrabudget è stato pesantemente giudicato dai magistrati contabili, fino ad arrivare a definirlo ‘espressione di intollerabile leggerezza e negligenza funzionale in tutte le fasi del procedimento di integrazione’”. Protesta ribadita recentemente, quando il Cga “boccerà” il tentativo di recupero delle somme agli enti, per evitare il danno erariale a carico della burocrate.
E siamo ai giorni nostri. Il presidente Crocetta ha incolpato i grillini persino di avere “bloccato” la riforma delle Province insistendo per l’inserimento del referendum confermativo per quei Comuni che vogliano aderire a un nuovo consorzio. Sempre in questi giorni, il governatore ha “bacchettato” i pentastellati che si erano permessi di attaccare l’assessore Scilabra: “Sono giovani, ma il loro modo di fare politica li rende vecchi”. Concetto ribadito in queste ore: “Si credono uomini del futuro, ma si alleano con i rappresentanti di un passato indifendibile”. Il passato di “una destra sfascista di cui i grillini hanno deciso di rappresentare la stampella”. Parole dure. Restituite con gli interessi: “Crocetta – ha detto Cancelleri – è un presidente incapace dal punto di vista amministrativo. Mi terrorizza più di un governatore disonesto: è capace di provocare danni incredibili alla Sicilia”. S’erano tanto amati. Forse. Ma tutto cambia. I rapporti tra Crocetta e i grillini, sono crollati repentinamente sul terreno delle accuse e delle offese. Dalle (cinque)stelle alle stalle.
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28 Settembre 2014, 15:41