13 Marzo 2023, 16:26
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Urban artist o street artist che dir si voglia, é tra gli autori più rinomati e prolifici dell’arte contemporanea. Docente di Discipline Pittoriche e Scenografiche presso il Liceo Artistico Catalano di Palermo, artista amante delle contaminazioni con altri media espressivi, Andrea Buglisi é attivo nell’ambito della rigenerazione urbana di quartieri e luoghi del capoluogo siciliano attraverso murales di grande impatto, divenuti ormai punto di riferimento della Street Art. Tra le sue opere più importanti e note al grande pubblico vi è “La porta dei Giganti” del 2021, composta da due grandi raffigurazioni dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, realizzate nei pressi dell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Ma oltre a questa ve ne sono altre due che hanno ottenuto riconoscimenti internazionali: il murale realizzato a Bagheria nel 2020 dedicato a Ennio Morricone, e quello a Cefalù dal titolo ‘Controcorrente’, in lizza ai “Best Street Art of 2022 Awards”, tra i 100 murales più belli al mondo. Protagonista anche in diversi documentari sull’arte presenti nelle piattaforme Netflix con “Prospettiva Ballarò”, Sky On Demand con “Arte vs Mafia”e Raiplay con la puntata di Palermo di“That’s Italy”,lo street artist palermitano spaziamoltissimo tra le varie discipline artistiche estendendo e contaminando la sua arte fino al mondo del food e di recente anche a quello del vino.
Pratica, quella della contaminazione che ha preso vita anchenell’ultima personale dal titolo ‘Mashup’ a cura di Vito Chiaramonte presso il nuovo spazio espositivo “Don Nino Mind Food” in via Vincenzo Di Marco 24 e visitabile gratuitamente fino al 18 marzo (tutti i giorni dalle 16.00 alle 19.00) cheespone i lavori più recenti di Buglisi e che mostra il punto di unione fra la sua attività di artista urbano e l’attività d’artista “istituzionale”, da galleria o da spazi culturali: “che é l’ambito da cui provengo – dice Buglisi – perché prima di cominciare a realizzare i grandi interventi urbani io ho cominciato e continuo a fare l’artista figurativo”. Contaminazioni fra pittura, scultura, interventi site specific (come il murale ‘Prezioso’) assemblage, neon, oggetti di design, video in cui si riverberano i grandi murali celebrati dalla stampa internazionale, riferimenti ad altri artisti come Magritte. Filo conduttore della mostra, infatti é proprio la contaminazione, l’oggetto ibrido, ritrovato e contaminato. “Si tratta di oggetti particolari che trovo in giro nei mercati oppure nelle case delle zie, delle nonne e la maggior parte di questi sono oggetti kitsch dimenticati che io ricompongo in qualche modo, manipolo, faccio dialogare con altri oggetti creando dei significati nuovi e che io chiamo assemblage; un po’ come succede nel mashup musicale. – racconta Buglisi – Da qui il riferimento al titolo, perché il mashup non é altro in musica che la miscela di due o più brani già esistenti che sovrapposti creano un’altra canzone; una sorta di collage. Ed é quello che faccio anch’io nell’arte: prendo degli oggetti, li metto insieme per crearne di nuovi con nuovi significati”.
L’arte di Andrea Buglisi non si limita soltanto ai murales o ai grandi interventi urbani, ma approda anche nel variegato mondo del food, e nello specifico in quello della pasticceria: nel 2020 collabora con lo chef Filippo La Mantia alla realizzazione del packaging del panettone Pa ‘ncucciato, creando una scatola in latta da collezione e in stile contemporaneo per gli amanti dell’arte. Riproposto sia nel 2021 che nel 2022 e tuttora ancora in produzione. Oltre alla collaborazione con lo chef La Mantia, adesso ne arriva un’altra in cui l’artista interpreta il vino.
Baglio di Pianetto, azienda vitivinicola fondata nel 1997 dal Conte Paolo Marzotto,ha affidato a Buglisi il restyling delle etichette della linea di vini Monovarietali Bio, tutte pensate e progettate dall’artista palermitano. In totale ben sette, tra bianchi e rossi, dove Buglisi celebra in ognuna – attraverso riferimenti grafici al mondo della pop culture e della pubblicità, delle riviste patinate degli anni Sessanta e Settanta – il legame e la connessione con la sua città, con Palermo, racchiudendone l’essenza in maniera simbolico-allegorica ma anche diretta; a fare da sfondo a due vini bianchi della serie, una dedica comune: l’omaggio a Palermo con Monte Pellegrino raffigurato e la mappa della città in cui è riconoscibile il lungomare della Cala. Un ulteriore modo per celebrare il suo territorio d’origine. Il progetto di restyling é stato voluto fortemente da Francesco Tiralongo, l’AD di Baglio di Pianetto prematuramente scomparso lo scorso 2 marzo, che ne ha seguito passo passo lo sviluppo attraverso un confronto con Andrea Buglisi.
Nel prossimo futuro in programma altre opere urbane nel resto d’Italia anche se l’artista palermitano preferisce non sbilanciarsi più di tanto.
Viste le diverse collaborazioni é limitante adesso definirti solo street artist? “Limitante ha un’accezione negativa in realtà. Se questo é il modo in cui la gente mi ha conosciuto é lecito che mi chiami così, per me non é un termine negativo, non ho pudore a chiamarmi street artist o artista urbano. Chi mi conosce e conosce meglio il mio lavoro mi vede o dovrebbe vedermi come una figura artistica più eclettica, che va aldilà del termine street artist anche se mi occupo anche di quello. C’è da dire anche, che io porto nell’arte urbana tutte queste esperienze fatte in passato in ambito artistico e museale, esperienze di allestimento all’interno di gallerie e musei. Il mio é un percorso diverso da quello degli street artist che vengono magari proprio dalla strada, dal graffitismo, dal writing, dalle bombolette, é un percorso più accademico, memore di esperienze nell’arte contemporanea. Nel progettare un’opera d’arte urbana é importante per me relazionarla con tutto il contesto attorno, con le case, il quartiere e poi cerco di realizzare un’opera che dal punto di vista cromatico si fonda perfettamente col paesaggio”.
Come definiresti la tua arte? “Abrasiva é l’aggettivo che ho usato in passato; in un’altra mostra personale fatta nel 2017. E mi riferivo a un tipo di ironia che c’è nei miei lavori, che non fa soltanto sorridere ma é un tipo di ironia abrasiva nel senso che ti rimane quasi sulla pelle, come un’abrasione e ti costringe un po’ a pensare e a riflettere su determinati temi come quelli dei fenomeni di massa ad esempio, o comunque temi all’apparenza meno leggeri di quello che possono sembrare quando guardi le opere, temi che possono essere anche spinosi o comunque perturbanti”.
Prossimi progetti? “Nell’ambito della street art non si possono dire perché l’arte urbana deve sorprendere, ci dev’essere questo momento in cui il frequentatore di quelle strade, di quelle piazze per un attimo vede trasformato quel paesaggio e quell’impatto iniziale é fondamentale per diffondere il messaggio della street art, per cui non va mai spoilerata”.
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13 Marzo 2023, 16:26
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