Dal presunto inganno all’Ars| I guai giudiziari del neo deputato

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24 Gennaio 2020, 16:02

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PALERMO – Se venisse confermata la tesi dell’accusa da oggi all’Ars siederebbe un parlamentare eletto con un grande inganno. Su Mario Caputo che subentrerà al decaduto Tony Rizzotto, pende una richiesta di rinvio a giudizio assieme ad altre ottantasei persone.

I fratelli Salvino e Mario Caputo sono indagati per “attentato ai diritti politici dei cittadini”. Secondo la Procura di Termini Imerese, avrebbero ingannato gli elettori facendo credere che il candidato in lizza non fosse Mario, ma il più famoso Salvino, ex deputato ed ex sindaco di Monreale. Finirono pure agli arresti domiciliari. Ci restarono appena una manciata di giorni. Il Tribunale della libertà, infatti, revocò la misura cautelare.

Mario Caputo era candidato alle elezioni siciliane del novembre 2017, nella lista della Lega, in sostituzione del fratello Salvino, incandidabile per via della legge Severino, in quanto condannato per un tentato abuso d’ufficio.

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Secondo la procura di Termini Imerese, era stato appositamente generato un equivoco durante la campagna elettorale, per far sembrare che il candidato fosse il più famoso Salvino.

Il Riesame scrisse però che “a fronte di tale ambiguità (il nome Mario compariva sul materiale di propaganda accompagnato dalla locuzione ‘detto Salvino’, ndr), va però sottolineato che la candidatura di Mario Caputo era stata portata a conoscenza dei cittadini sia attraverso i mass media che i social network e che entrambi i fratelli Caputo si erano impegnati nella campagna elettorale del candidato Mario, partecipando a comizi e incontrando gli elettori”. Mario Caputo, che risultò non eletto, era stato ufficialmente presentato all’hotel Astoria di Palermo, a una convention a cui aveva partecipato Matteo Salvini.

Nonostante la decisione del Riesame, la Procura non ha cambiato idea sul caso Caputo e ha chiesto il rinvio a giudizio dei due fratelli, sulla base del materiale raccolto durante le indagini preliminari. Tra cui alcune telefonate di elettori convinti che il candidato fosse proprio Salvino, per due volte sindaco di Monreale e per quattro legislature deputato all’Ars. Sui volantini elettorali, “c’era il solo cognome Caputo – scriveva il gip Stefania Gallì – senza la presenza di alcuna foto” e lo stesso ex deputato portò avanti “una massiccia campagna elettorale in prima persona presentandosi come il vero candidato”: “condotte” che secondo il giudice sarebbero “pienamente idonee a trarre in inganno il corpo elettorale”.

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24 Gennaio 2020, 16:02

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