30 Dicembre 2013, 19:09
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PALERMO – Ministro D’Alia, qualche mese fa lei in un’intervista a Livesicilia lanciò l’allarme sulla tenuta della maggioranza di Rosario Crocetta con un’intervista che scatenò polemiche. Dopo il passo falso all’Ars sulle Province si sente di ribadire quell’allarme?
“Purtroppo devo dire che quello che abbiamo detto qualche mese fa si è puntualmente verificato. C’è un clima da assalto alla diligenza che non fa bene al governo”.
E la bocciatura della proroga dei commissari delle Province si inserisce in questo clima?
“Sul tema delle province non si possono fare le cose a metà. Questo è un tema che stiamo affrontando a livello nazionale col disegno di legge Del Rio. Qua o le province si sopprimono o non si sopprimono. I pannicelli caldi e le misure intermedie sono rimedi peggiori del male. Noi infatti abbiamo manifestato una serie di perplessità sul testo del Rio approvato alla Camera”.
“Ma nella riforma, sia in quella nazionale sia in quella siciliana, si sopprimono gli organi elettivi con un risparmio di spesa. Questo non basta?
“Il punto non è quello, qui bisogna sopprimere l’ente, non solo l’organo elettivo. Il ddl Del Rio così come modificato alla Camera invece prevede che alle province si sostituisce un altro ente intermedio non elettivo che rischia sostanzialmente di fare confusione. Resta infatti quest’ente di area vasta che gestisce una serie di competenze. In pratica restano le province con un nome diverso e da regione a regione possono avere competenze diverse. Il rischio è che si moltiplichino gli enti di governo e si crei confusione sulle competenze. Noi come Udc abbiamo espresso una serie di perplessità su questa ipotesi”.
E in Sicilia, il rischio è lo stesso?
“Sono molto preoccupato che anche in Sicilia avvenga la stessa cosa. Crocetta ha giustamente posto in anticipo il tema della soppressione delle province…”.
Ma il governo Crocetta prevedeva la soppressione da una parte, ma dall’altra l’istituzione dei liberi consorzi. Non c’è il rischio che accada quanto lei ha appena detto, ossia, che si finisca per sostituire un ente intermedio con un altro?
“Il governo prevedeva che le funzioni delle Province passassero alla Regione o ai Comuni, che potevano gestirle in forma associata attraverso liberi consorzi. Quella di Cracolici, per capirci, è una proposta apprezzabile, frutto di una mediazione in commissione, ma visto l’esito del dibattito e del voto, credo che il governo debba farsi carico di sottoporre una proposta all’Assemblea regionale. Che non può non essere quella di sopprimere le province, trasferire le funzioni sovracomunali e il relativo personale alla Regione , e le altre ai Comuni con il relativo personale”.
Ma alla luce di quanto visto l’altro giorno a Sala d’Ercole, non c’è l’impressione che una parte dell’Assemblea, una parte trasversale che pesca anche nella maggioranza, la riforma non la voglia?
“Proprio per questo il governo deve fare una proposta netta e porre l’Assemblea regionale davanti alla scelta. Le proposte di mediazione in questo momento fanno il paio con chi vuole che si vada alle elezioni”.
E se il governo dovesse andare sotto di nuovo?
“Ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Noi vogliamo sostenere il governo in una battaglia vera fino in fondo. Il governo ponga l’assemblea di fronte alla sua responsabilità politica”.
Ma non c’è il rischio che, seguendo lo schema del governo, si abbandonino 9 province per ritrovarsi con 25 consorzi?
“Questo non è un problema se passa l’impostazione di cui parlavo prima. Se si dice che i Comuni si fondono tra di loro, mettendo insieme il proprio personale con gli altri comuni contigui, questo realizza una serie di economie di spesa, a questo punto non si ha un nuovo livello territoriale di governo, ma restano i comuni, che si consorziano, anche per l’esercizio delle funzioni proprie, sopprimendo propri uffici amministrativi. Questa è un’operazione di efficienza di spesa e ha una sua logica, altrimenti il rischio è che si creino ulteriori soggetti e che si moltiplichi solo la confusione”.
Lo schema delle tre aree metropolitane in Sicilia la convince?
“Noi dovremmo pensare a una sola città metropolitana che è Palermo e altre due aree metropolitane che sono Catania e Messina, ma che vanno tratttate diversamente da Palermo, che è la capitale. Altrimenti creiamo tre carrozzoni”.
Non c’è il rischio che tirando troppo la corda, tra governo e Assemblea, alla fine la corda si spezzi?
“Quando c’è di mezzo la legge di stabilità è giusto che si discuta, non mi meraviglia. La cosa importante è che si porti a casa bilancio e legge di stabilità entro i primi dieci giorni di gennaio, invertendo la rotta di un metodo che ha fatto dell’esercizio provvisorio la regola in questi anni”.
Il clima interno alla maggioranza rende possibile questo risultato?
“Quanto alla maggioranza rinnovo le riflessioni del passato. La transumanza crea questi problemi. I problemi non vengono dall’Udc o dal Pd ma da chi in questa maggioranza è venuto con la stessa logica con cui stava con Lombardo. Andrebbe piuttosto fatta una riflessione sui rapporti col Nuovo centrodestra ma alla luce del sole, per dare respiro all’azione riformatrice di Crocetta”.
Quando parla dei rapporti col Nuovo centrodestra a cosa pensa? Un’intesa parlamentare sulle cose da fare o un allargamento della maggioranza a tutti gli effetti?
“A una discussione alla luce del sole per vedere se c’è la possibilità di dar vita anche qui a una maggioranza di larghe intese come quella che sostiene Letta. Ma il tutto alla luce del sole, sulla base di un patto di coalizione sulle cose da fare. L’unica cosa che non si può fare è discutere con queste forze sottobanco e alimentare posizioni di singoli movimenti o singoli deputati che in questi mesi hanno lavorato solo per guastare il clima della maggioranza”.
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30 Dicembre 2013, 19:09