“Riina voleva uccidere | Andreotti e il figlio”

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07 Novembre 2013, 11:24

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PALERMO– La Corte d’Assise di Palermo, che celebra il processo sulla trattativa Stato-mafia, in apertura di udienza ha reso noto di non avere ancora ricevuto la lettera con cui il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, citato come teste dai pm, manifestava la sua disponibilità a deporre. La notizia della missiva era stata data dal Quirinale. “La corte si riserva – ha detto il presidente del collegio – allorché perverrà, di esaminarla e, ove il contenuto fosse rilevante per il processo, di metterla a disposizione delle parti per eventuali valutazioni e determinazioni”. Il processo prosegue con l’esame dei pentiti Giovanbattista Ferrante e Francesco Onorato.

“Fare parte del gruppo di fuoco della commissione di Cosa nostra era come fare parte della Nazionale di calcio. Ci entravano persone con capacità particolari. Da componente del gruppo di fuoco ho fatto tra l’altro l’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, quello del collaboratore del Sisde Emanuele Piazza, ho partecipato al fallito attentato dell’Addaura”. Così il pentito Francesco Onorato descrive la sua militanza in Cosa nostra al processo sulla trattativa Stato-mafia in cui sta deponendo. Onorato dovrà testimoniare proprio sull’omicidio Lima ritenuto dai pm l’atto iniziale della minaccia mafiosa che avrebbe indotto lo Stato a trattare. Il collaboratore, che è in carcere per scontare condanne definitive, all’inizio della deposizione ha detto di sentirsi “abbandonato e lasciato solo dallo Stato”.

La replica del Colle
La lettera del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla Corte d’Assise di Palermo dove si svolge il processo su Stato-mafia è partita dal Quirinale giovedì intorno alle 18.30. Cioè, contemporaneamente al comunicato del Colle che la annunciava. Lo si apprende da fonti del Quirinale. La lettera è stata spedita tramite Poste ed indirizzata direttamente al presidente della sezione della Corte d’Assise, precisano le stesse fonti.

Craxi, Andreotti e Dalla Chiesa
“I politici a Riina prima gli hanno fatto fare le cose, poi l’hanno mollato. Prima ci hanno fatto ammazzare Dalla Chiesa i signori Craxi e Andreotti che si sentivano il fiato addosso. Poi nel momento in cui l’opinione pubblica è scesa in piazza i politici si sono andati a nascondere. Per questo Riina ha ragione ad accusare lo Stato”. Lo ha detto il pentito Francesco Onorato deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia.

“Riina per questo comportamento era arrabbiato – ha aggiunto – e avrebbe ucciso tutti i politici”. Il pentito ha parlato di una vera e propria lista con personaggi delle istituzioni che, dopo il maxiprocesso, Riina avrebbe voluto eliminare. “C’erano Vizzini e Mannino, di cui prima in Cosa nostra si parlava bene, i cugini Salvo, Salvo Lima – ha proseguito – Per Vizzini avevamo cominciato i pedinamenti”. “Riina – ha concluso – ha ragione a dire che lo Stato manovrava Cosa nostra. Lui sta pagando il conto, lo Stato no. Tra Cosa nostra e i politici c’è stata sempre connivenza”.

“Grazie a noi, Martelli ministro”
“Martelli l’abbiamo fatto diventare ministro. Abbiamo investito anche 200 milioni per finanziarlo e portarlo a diventare ministro della Giustizia perché si diceva che avrebbe fatto uscire i mafiosi dal carcere”. Lo ha detto il pentito Francesco Onorato deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia.

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Addaura e Falcone
“Quando abbiamo fatto l’attentato a Falcone all’Addaura, poi fallito, abbiamo messo in giro la voce che la bomba se l’era messa lui per indebolirlo, per farlo passare per bugiardo”. L’ha detto il pentito Francesco Onorato, deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia. “Salvatore Biondino – ha continuato – mi disse che si trattava di una pressione fatta dai politici per fare passare Falcone per uno di poco conto”. Il collaboratore ha anche raccontato in dettaglio l’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, ucciso il 12 marzo del 1992, per il quale e’ stato condannato con sentenza definitiva.

Riina e Andreotti
“Totò Riina voleva assassinare anche Andreotti e suo figlio. Se ne dovevano interessare i capimafia Graviano a Roma, ma ci furono problemi perché gli fu rinforzata la scorta”. Lo ha rivelato il pentito Francesco Onorato deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia. “Dopo il maxi-processo – ha raccontato Onorato – una serie di politici vennero contattati da Cosa nostra: tra loro anche Salvo Lima che non si presentò all’appuntamento”. A Riina, non piacque l’atteggiamento dell’eurodeputato Dc che era nella lista dei politici da eliminare.

BOBO CRAXI: “NON VALE LA PENA DI COMMENTARE”
“Circa le dichiarazioni di un pentito di mafia su mio padre mandante, nientemeno, dell’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, penso non valga nemmeno la pena commentare e di querelare”. E’ quanto afferma in una nota Bobo Craxi, del Partito socialista italiano, in merito alle dichiarazioni fatte del pentito Onorato, oggi testimone al processo sulla cosiddetta ‘trattativa’ Stato-mafia. “Di quale tenore fossero – aggiunge il figlio del leader socialista – i rapporti tra il generale Dalla Chiesa e mio padre ne sono bene a conoscenza i suoi figli. Di quale ‘pasta’ fosse mio padre, che fu un leader politico e un uomo di Stato, mi pare possano testimoniare milioni di italiani e non solo chi gli ha voluto bene”.

STEFANIA CRAXI “ONORATO VERGOGNOSO MENTITORE”
“Il pentito Onorato, con le sue rivelazioni sull’omicidio del generale Dalla Chiesa, che sarebbe stato ordinato da Craxi e da Andreotti, e’ un vergognoso mentitore, da anni al soldo della Procura di Palermo. Con queste testimonianze, il processo Stato-mafia porta la magistratura italiana al livello più basso. Simili personaggi non dovrebbero mai calcare le aule di giustizia, tranne che per essere condannati per i loro efferati delitti”. Lo afferma Stefania Craxi.

(Fonte ANSA)

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07 Novembre 2013, 11:24

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