Dalla guerra in Ucraina a Palermo: "Un pianoforte per Danijl"

Dalla guerra in Ucraina a Palermo: “Un pianoforte per Danijl”

Un ragazzo che scappa dalle bombe con sua madre. Sentite come suona VIDEO.
LA STORIA E L'APPELLO
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La leggenda del ragazzo pianista scappato dalla guerra in Ucraina, con sua madre, e approdato a Palermo, comincia in via Squarcialupo, davanti al portale del Conservatorio. E’ uno luoghi magici della città. Dalle finestre alte piovono accordi e note intrecciate che danno vita a un componimento surreale, un insieme di tante cose, capace di rischiarare l’anima. Chopin fa capolino da un pianoforte, mentre i fiati, in un prossimo altrove, si esercitano sull’inno della Spagna. Qui, in cima alle scalinata maestosa, ci sono tre anime in attesa. C’è Danijl Godunov, diciotto anni appena compiuti, che, fino a qualche mese fa, era a Kharkiv, nelle zone colpite dall’invasione russa. C’è sua mamma, Tamara, che è un medico. E c’è Antonio Sottile, pianista, insegnante provetto, formatore di artisti. È lui che racconta la storia. Eccola.

L’APPELLO DAL CONSERVATORIO – GUARDA IL VIDEO

“Ci siamo sentiti con la mamma di Danijl che mi ha contattato, dall’Ucraina. Mi parlava del figlio che voleva assolutamente studiare al Conservatorio di Palermo. C’è stato uno scambio di messaggi. Poi la guerra di Putin ha creato una prospettiva amara, diversa. Lui e sua madre sono fuggiti dalle rovine, dall’odissea delle bombe, appena in tempo. E sono arrivati qua. Il ragazzo è un pianista molto promettente, è stato accettato, superando brillantemente le ammissioni. Stiamo provando a dargli una mano. Il problema è che mamma e figlio hanno una situazione abitativa alquanto difficile, e, soprattutto, non possiedono un pianoforte. Come farà il ragazzo a prepararsi, a studiare? Lanciamo il nostro appello: ‘Un pianoforte per Danijl’. La città è chiamata a mobilitarsi, una speranza così forte non può andare delusa”.

Danijl è timido. Compulsa lo smartphone, un po’ imbarazzato. Sta imparando l’italiano, cerca di farsi capire con un po’ di inglese. Vuole lanciare un messaggio d’amore per chi l’ha accolto. Il suo maestro, Antonio, gli scrive le parole su un foglio, per tradurre il sentimento in linguaggio. Tamara mostra le foto della distruzione, nella sua Kharkiv dal cellulare. Il prima dei palazzi, delle strade eleganti, di una architettura severa, con dolcissime rotondità di penombra. E poi le macerie, le trincee scavate, il nulla della distruzione.

Ecco Daniele Ficola, che guida il Conservatorio con sensibilità e cura. Rilancia l’appello:
“Abbiamo fatto la nostra parte. Stiamo aiutando il ragazzo, non possiamo restare insensibili alla sofferenza. Ora ci auguriamo che ci sia attenzione”. Nel frattempo, mentre il direttore parla, il coagulo dei suoni fugge dalle stanze accanto e diventa un impasto di musica sulfurea, celestiale, densa e leggera.

Ed ecco un pianoforte. Danijl apre lo scrigno sonoro. La leggenda del ragazzo pianista che fugge dalla guerra, in cerca di un orizzonte, ora, è nelle dita che toccano, con maestria, la tastiera. C’è tutto quello che si perderebbe in lungaggini con le parole. La voce scaturisce dalle mani, dai giochi di prestigio, dal cuore. La ‘Patetica’ di Beethoven sprigiona tutta la sua forza, cancellando il nulla. Così Danijl suona se stesso. Suona la speranza tra il cielo azzurro di Palermo e la memoria dei cieli di casa. (Roberto Puglisi)


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