Dalle banche ai premi letterari | Il monopolio culturale di Puglisi

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28 Aprile 2016, 06:00

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PALERMO – Tra i cinquanta centesimi che hanno rischiato di far chiudere i battenti della Fondazione Piccolo e i 100 milioni di patrimonio della Fondazione Sicilia c’è un mondo. Un mondo di “mezzo”, tra il pubblico e il privato. Variopinto e popolato. È quello, appunto, delle Fondazioni siciliane: oltre cento quelle riconosciute nel “registro delle persone giuridiche”. Molte delle quali di piccole dimensioni, con una attività spesso racchiusa in ambiti localissimi. Altre enormi e potenti, in grado di creare rapporti ramificati e d’eccellenza. La più grossa e potente, nell’Isola, è la Fondazione Sicilia, nuova denominazione per indicare la “Fondazione Banco di Sicilia”, guidata negli ultimi anni, sia col vecchio che col nuovo nome, da Gianni Puglisi, l’uomo dagli innumerevoli incarichi, che si fatica a elencare in un solo articolo.

Pochi giorni fa sono stati annunciati i vincitori del “Premio Mondello”. È una delle iniziative promosse dalla Fondazione Sicilia, insieme con il Salone Internazionale del Libro, in collaborazione con la Fondazione Andrea Biondo e d’intesa con la Fondazione Premio Mondello. Un elenco che già certifica una prima, “mini-concentrazione”. Perché la Fondazione Sicilia è qualcosa di più di una fondazione. È un centro di gravità verso il quale confluiscono soggetti diversi, e spesso tra loro connessi, tramite la figura onnipresente, appunto, di Puglisi. Che non a caso è anche presidente del cda della Fondazione Teatro Biondo, uno degli enti promotori del “Mondello”. Insomma, il premio è tutto suo, visto che è a capo della maggior parte degli enti che lo organizzano.

Niente di illegittimo, ovviamente. Semmai la conseguenza di quella sfilza di incarichi prestigiosi, concentrati su un’unica persona. E che trovano le fondamenta proprio nella Fondazione Sicilia. Cuore della cultura siciliana, ma anche in un certo senso, luogo del monopolio. Perché tutto sembra passare da lì. Anche e soprattutto dal 2006: da quando cioè la Fondazione ha anche acquistato i prestigiosi Palazzo Branciforte e Villa Zito. Acquisti che hanno fatto “schizzare” il valore patrimoniale della Fondazione oltre i cento milioni di euro. Edifici acquistati ma anche restaurati: nel maggio del 2012, ad esempio, sono stati completati i lavori di rifacimento del Palazzo Branciforte, per i quali la Fondazione ha incaricato l’architetto-star Gae Aulenti. Poi, nell’immobile, tra le sale espositive di alcune collezioni della Fondazione e l’ex Monte dei pegni di Santa Rosalia, ecco anche i ristoranti: tra cui quello gestito dallo chef Gaetano Billeci*.

Negli splendidi locali di Palazzo Branciforte ha poi sede legale la società “Civita Sicilia”. E anche in questo caso, rimaniamo nel perimetro segnato dagli incarichi di Puglisi. “Civita”, infatti, è una società strumentale della Fondazione Sicilia: si occupa, insomma, della fruizione delle collezioni e delle attività culturali. La versione “siciliana” della srl prevede una partecipazione del 30 per cento proprio della Fondazione Sicilia. La maggioranza delle quote invece è in mano a Civita Cultura srl (già Civita Servizi), presieduta da Luigi Abete. Questa società a sua volta rientra nella grande famiglia “Civita arte”, presieduta dall’ex presidente del Consiglio Enrico Letta. Nel Consiglio di presidenza, ecco Gianni Puglisi: nel 2007 infatti la Fondazione ha acquistato anche il 2,85% di Civita Servizi.

Ma non è questa l’unica società che orbita nella galassia della Fondazione Sicilia. La “Sicily and Culture” è ad esempio tenuta in piedi in co-partecipazione con l’antica e prestigiosa Fondazione Lauro Chiazzese nata nel 1958 e oggi istituto di ricerca riconosciuto dal Miur. Ma la Fondazione Sicilia ha legami con la Fondazione Goca (Gallery of Contemporary art), la Fondazione “Con il Sud” e l’Istituto di ricerca Res. Un istituto, quest’ultimo, che compie attività di ricerca sulle condizioni economiche e sociali della Sicilia ed è presieduto da Carlo Trigilia, ex ministro per la Coesione territoriale del governo Letta. Anche qui, ovviamente, ecco Gianni Puglisi, a presiedere il Comitato scientifico. La cultura, l’economia, la scienza, insomma, tutto insieme come un “blocco” solido. Un intreccio di relazioni e influenze.

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Che trova, come detto, il proprio centro nella ricchissima Fondazione Sicilia che poggia a sua volta sulle partecipazioni azionarie in Unicredit, nella Banca popolare di Vicenza (quote pari a un milione), in Banca Sistema (un milione e mezzo), in Enel e nella Cassa depositi e prestiti. Solo nel 2014, questo l’ultimo bilancio rinvenibile, dalle partecipazioni azionarie la Fondazione ha reperito dividendi per 923 mila euro. Ma la ricchezza della “Fondazione delle fondazioni” è anche e soprattutto, come dicevamo, legata ai propri possedimenti immobiliari: basti pensare che il valore stimato di Palazzo Branciforte supera i 27 milioni, mentre quello di Villa Zito è superiore ai 15 milioni di euro.

Una “macchina da guerra”, se non si occupasse di cultura. E la Fondazione recita in Sicilia il ruolo del gigante. In grado, con le proprie erogazioni, di finanziare progetti ed enti, iniziative e manifestazioni. E nell’elenco delle “uscite” del bilancio si trova di tutto. Intanto i contributi a fondazioni meno “potenti”, come la Fondazione Piccolo (ma gli amministratori assicurano che alla Fondazione non sia giunto nemmeno un euro), la Fondazione Whitaker, il Centro Pio Rajna di Napoli, la Fondazione “Albero della vita Onlus”, la Fondazione Ugo La Malfa, Tender to nave Italia Onlus, persino alla Fondazione Teatro Massimo “a sostegno delle attività di rilancio dell’istituzione”.

Ecco anche i soldi per la Società di storia Patria, anche questa presieduta da Puglisi e quelli per l’Università Kore di Enna, dove il professore è oggi rettore. E non mancano le erogazioni per le Università di Palermo e Catania, oltre a quella di Salamanca. Nel 2011 la Fondazione ha destinato 570 mila euro alla Curia Arcivescovile di Catania per il “restauto e ristrutturazione dell’Organo della Cattedrale di Catania”. E poi ecco i contributi per i premi. Non solo il “Mondello”, ma anche ad esempio il “Luigi Pirandello”, e il “Lauro Chiazzese”, e la pubblicazione di volumi, come quello su Pitrè edito da Donzelli e costato 62 mila euro. Perché tutto gira attorno alla Fondazione Sicilia e al suo presidente. Il monopolista della cultura nell’Isola.

* In una precedente versione dell’articolo abbiamo riferito che il ristorante di Palazzo Branciforte era gestito da Natale Giunta. Ci scusiamo con i lettori e i diretti interessati.

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28 Aprile 2016, 06:00

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